la Repubblica - 30.07.2019

(ff) #1
iù volte Repubbli-
ca ha richiamato
l’attenzione
sull’antiliberali-
smo di Putin, sot-
tolineando il ruo-
lo, che appare
sempre più centrale, dell’ideologo
Aleksandr Dugin. Nell’ultimo nume-
ro l’Espresso ha ricostruito in detta-
glio la rete delle associazioni politi-
co-culturali filorusse che vanno fio-
rendo in Italia, con lo scopo di soste-
nere la politica economica e cultura-
le di Putin. Ma finché non si scende
più in profondità nell’ideologia “eu-
roasiatica” che le sottende, difficil-
mente si coglieranno le intenzioni e
le ambizioni geopolitiche che so-
stengono questa galassia.
Al suo centro, come scrive Gian-
francesco Turano sull’Espresso,
un’inquietante sovrapposizione di
pugno chiuso e saluto romano, di
rosso e nero. Qualcosa che sembra ri-
produrre, a cento anni di distanza, i
colori di quella “rivoluzione conser-
vatrice” cui aderirono non solo Ern-
st Niekisch e Ernst Jünger, ma an-
che, per qualche tempo, i capi nazi-
sti Strasser e Goebbels.
Attenzione. Non si tratta solo di
mitologie arcaiche o di fumose fan-
tasie. Alla radice della nuova ideolo-
gia filorussa vi è un filone culturale,
e perfino filosofico, non privo di for-
za e suggestione. Il cui presupposto
dichiarato è la spaccatura dell’Occi-
dente e la costruzione di un blocco
eurasiatico contrapposto al mondo
atlantico e ai suoi valori. Se si leggo-
no in fila una serie di libri come Eu-
rasia. La rivoluzione conservatrice
in Russia di Dugin, Eurasia. Putin e
la grande politica di Dugin e Alain
de Benoist, L’Impero euro-sovietico
da Vladivostok a Dublino di Jean Thi-
riart, il quadro è impressionante,
ma tutt’altro che banale. È proprio
quest’ultimo autore — un ideologo
belga scomparso qualche anno fa —
a scrivere che il titolo del suo libro,
se fosse uscito nel 1941, con la Wehr-
macht in marcia verso Mosca, sareb-
be potuto essere L’impero nazional-
socialista da Dublino a Vladivostok.
E infatti il grande spazio continen-
tale cui i nuovi filorussi guardano
ha esattamente gli stessi confini di
quello cui mirava Hitler, invadendo
la Russia: l’enorme massa territoria-
le circondata dal mare Artico a

nord, dall’Oceano Indiano a sud,
dall’Oceano Pacifico e est e dall’O-
ceano Atlantico a ovest.
Già Orwell in 1984 vede nell’Eura-
sia, composta dalla Russia e dall’Eu-
ropa con l’esclusione del Regno Uni-
to, una delle tre potenze territoriali
che si sarebbero divise il mondo. Ma
quello che nel romanzo è un incubo
distopico è diventato un vero pro-
getto geopolitico. Che ha il suo esor-
dio nel mondo dei fuoriusciti russi
negli anni Venti, per poi rinascere
nella Russia post-sovietica alla fine
degli anni Ottanta, appunto col
gruppo che fa capo a Dugin. In mez-
zo, la teoria di Karl Haushofer dei
“grandi spazi” in cui si suddivide il
continente antico — uno eurafrica-
no, un secondo eurasiatico e un ter-
zo estremo-orientale. Ma soprattut-
to le tesi che Thiriart desume dalla
geopolitica di Carl Schmitt. Al loro
centro l’idea di un’entità imperiale
estesa da Brest a Vladivostok, con la

missione di opporsi allo scivolamen-
to dell’Europa verso ovest. Per poter
essere sicuro nei propri confini, l’im-
pero eurasiatico deve dominare il
quadrato geopolitico che ha agli an-
goli i porti di Reykjavik, Dublino, Ca-
dice e Casablanca. Come l’Europa
ha bisogno della Madre russa per li-
berarsi dal giogo di Washington, co-
sì la Russia ha bisogno dell’Europa
per controbilanciare la grande cul-
tura turco-mongolo-tatara che ha al-
le spalle. Che l’Occidente america-
nizzato non ha mai riconosciuto e
anzi demonizzato. Perciò oggi, sem-
pre secondo i nuovi ideologi del
Cremlino, arabi, cinesi, indocinesi,
tutt’altro che avversari, sono poten-
ziali alleati nella nuova crociata anti-
americana.
Non si tratta solo di un’ipotesi po-
litica. Ma di una prospettiva millena-
rista che si può ben definire metafisi-
ca, come provano i continui riferi-
menti a Guénon e a Evola. A conten-

dersi l’anima dell’Occidente è la po-
tenza della Terra, costituita dal con-
tinente eurasiatico, contro la poten-
za del Mare guidata da America e In-
ghilterra. Un conflitto originario,
che non ha per posta solo la ricchez-
za e il potere. L’Occidente interme-
dio dell’Europa deve scegliere tra
l’ombra del tramonto cui lo sta tra-
scinando l’estremo Occidente dell’A-
merica e la luce dell’Oriente, rappre-
sentata dalla Russia. Erede del mon-
do greco-bizantino, ma anche di
quello mongolico e turco, essa rap-
presenta, agli occhi dei suoi nuovi
apologeti, l’ultimo katechon, l’ante-
murale contro il collasso prodotto
da quell’insieme di valori costituiti
dall’individualismo, dal liberalismo,
dai diritti umani.
Sono le tesi oggi rilanciate dalla ri-
vista Eurasia, diretta dallo storico e
linguista Claudio Mutti, fondatore
delle edizioni del Veltro, che si avva-
le della collaborazione di intellettua-
li di varia provenienza. Contro l’op-
posizione tra destra e sinistra, il ten-
tativo è ricostruire un’ideologia ros-
so-bruna, destinata a destabilizzare
i regimi liberaldemocratici a favore
di un autoritarismo libero dal con-
trollo della stampa e da contrappesi
istituzionali.
Del resto come fare a meno degli
esempi storici del fascismo e del co-
munismo? Non sono stati forse gli
unici due regimi ad aver battuto —
sia pure per un certo tempo — la libe-
raldemocrazia in Europa? Si tratta —
attraverso Putin, di cui Dugin, dopo
aver fondato il partito nazional-bol-
scevico, è diventato l’ideologo di
punta — di recuperare la dimensio-
ne nazionalistica del regime sovieti-
co, sottraendolo alle fantasticherie
internazionaliste del marxismo. So-
lo conoscendo la vera posta in gioco
dello scontro che si è aperto in Italia
e in Europa, saremo in grado di di-
fendere le nostre libertà.

filosofia & geopolitica

Il rosso


e il nero


dell’Eurasia


Chi sono, e che tesi sostengono, gli ideologi


del progetto di Putin. Capaci di combinare


con disinvoltura pugni chiusi e saluti romani


di Roberto Esposito


Cultura

Dugin


e gli altri


teorici


sperano


in un


blocco


anti


liberale


che da


Dublino


arrivi in


Estremo


Oriente


iIl nuovo zar
Il presidente
russo Vladimir
Putin, 66 anni
P

Dicono di


essere gli


eredi del


mondo


greco


bizantino


Tra i loro


maestri


ci sono


Evola,


Guénon


e Carl


Schmitt


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. Martedì, 30 luglio 2019^ pagina^29

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