la Repubblica - 01.08.2019

(ff) #1

kSilvio Berlusconi, 82 anni


L’ex premier e la federazione dei moderati


Berlusconi lancia “L’altra Italia”


e vuole Carfagna alla guida di Fi


roma — A casa Berlusconi la tradizio-
ne continua: fuori altri due “delfini”.
Con una mossa che solo i fedelissimi
conoscevano, sdoganata durante il
pranzo organizzato ad Arcore per fe-
steggiare i 75 anni di Adriano Gallia-
ni insieme ai figli più grandi e agli
amici di una vita (Confalonieri, Let-
ta, Ghedini), il Cavaliere ha aperto il
cantiere di un nuovo soggetto politi-
co — la federazione dei moderati
chiamati ieri a raccolta con l’appello
a “L’altra Italia — e ha sconfessato i
coordinatori forzisti Toti e Carfa-
gna. Che oggi, al tavolo delle regole,
potrebbero dimettersi entrambi.
Il governatore ligure in conse-
guenza dello stop alle richieste cui
aveva legato la sua permanenza al
vertice: primarie aperte e azzera-
mento dell’attuale classe dirigente.
La vicepresidente della Camera co-
me atto dovuto: designata in tan-
dem con l’altro, farebbe un passo in-
dietro per verificare se ci sono le
condizioni per proseguire. Anche
perché Berlusconi le avrebbe consi-

gliato di non mollare. Spianandole
la strada verso la nomina a coordina-
tore unico, che però potrà avvenire
solo modificando lo Statuto.
Ma il “predellino sardo”, com’è
stato ribattezzato l’appello lanciato
dalla Costa Smeralda, ormai ha un
orizzonte più largo: in un Paese iso-
lato a livello internazionale, a «cre-
scita zero», gli investimenti blocca-
ti, «la produzione industriale in ca-
lo», teatro di «una campagna eletto-
rale permanente sulla pelle dei citta-
dini», occorre «creare una federazio-
ne fra i soggetti che pensano a un
nuovo centro moderato ma innovati-
vo, alternativo alla sinistra, in pro-
spettiva alleato ma non subordinato
alle altre forze del centrodestra».
Nel quale «Fi è parte essenziale, ma
non egemonica: si mette al servizio
di un progetto più ampio». Convin-
to, Berlusconi, che «siano tanti i libe-
rali, i cattolici, i riformatori, gli italia-
ni di buonsenso, che sentono come
me questo profondo disagio per la
politica di oggi». — gio.vi.

MIMMO FRASSINETI/AGF

Oggi al tavolo


delle regole


l’ex ministra e Toti


potrebbero dimettersi,


con motivazioni


diverse, da


coordinatori nazionali


dal nostro inviato
Carmelo Lopapa

Milano Marittima — A mezzanotte
Matteo Slavini lascia il consiglio dei
ministri su tutte le furie: “Questa ri-
forma per me è interamente da ri-
scrivere”. È stato il giorno del gran-
de baratto. Lo scudo della fiducia
per il decreto Sicurezza bis, caro a
Salvini, in cambio della riforma del-
la giustizia, targata Bonafede e M5S.
Succede invece che il leghista incas-
sa il suo bottino. Negando invece
quello atteso da mesi da Di Maio e i
suoi. Così, la Sala dei Galeoni che la
Presidenza del Consiglio aveva fatto
allestire fin dal pomeriggio per la
conferenza stampa di presentazio-
ne in pompa magna della riforma
“epocale”, per dirla coi 5 Stelle, re-
sta vuota fino a notte, coi suoi araz-
zi, i tappeti e il display rimasto acce-
so con la scritta su sfondo azzurro:
“Riforma della Giustizia, veloce, in-
dipendente, uguale per tutti”.
La battaglia si è consumata altro-
ve. Nella stanza del premier Giusep-
pe Conte, in una no stop iniziata col
vertice a tre di metà giornata. «Pre-
tendo la fiducia sul decreto Sicurez-
za bis. Se non siete disposti, per me
non ha senso andare avanti», avver-
te Matteo Salvini al tavolo voluto dal
presidente con l’altro vice Di Maio, il
primo dopo queste settimane cam-
pali. L’obiettivo del premier e del
leader 5Stelle è di chiudere la parti-
ta sulla Giustizia. Si ritrovano inve-
ce con l’altro vice per nulla intenzio-
nato a concedere il via libera. Ha al-
tre priorità, Salvini. «Ci sono 1.
emendamenti contro il dl sicurezza
che per me è prioritario e per colpa
dei vostri dissidenti al Senato il te-
sto che scade il 24 agosto rischia di
saltare», dice rivolto al capo del Mo-
vimento. Resta una sola strada - chia-
risce, dopo aver sospeso per 24 ore
la vacanza a Milano Marittima - ed è
la più rischiosa: la fiducia. Rischiosa
perché i numeri gialloverdi a Palaz-

zo Madama sono quanto mai balleri-
ni. Perché né Fi né la Meloni potran-
no sostenere a questo punto quel
provvedimento che al contrario,
senza lo scudo, martedì prossimo
avrebbero votato. Conte e Di Maio
hanno la sensazione netta che l’al-
tro stia cercando l’ennesimo prete-
sto per far precipitare la situazione.
Le provocazioni sparate in mattina-
ta dal capo del Viminale con un vi-
deo via Facebook («La riforma della
giustizia è acqua») sembrano confer-
marlo. Ma accettano la sfida, non
possono fare diversamente. Il decre-

to andrà in votazione la settimana
prossima con la roulette russa del
“sì” o crisi. «Ma vedrete che alla fine
gli amici grillini faranno passare sen-
za problemi anche questa», com-
menta sarcastico un ministro leghi-
sta. Lo scambio che Di Maio a quel
punto pretende con la riforma della
Giustizia al contrario fallisce. Solo
dopo la mezzanotte il testo di Bona-
fede passa ma parzialmente e “salvo
intese”. Salvini sbotta: «La gente
non può essere sotto processo a vita
e quando si parla di giustizia biso-
gna fare le cose per bene». Sono sta-

te scintille per tutto il pomeriggio e
fino a notte con il capo del Movio-
mento. Il Guardasigilli Bonafede ha
accusato i leghisti di volerlo di fatto
sfiduciare e solo in nottata si rag-
giunge una tregua. Ma per la Lega
questo è un testo che va riscritto.
Non è stato l’unico nodo irrisolto.
Il clima infatti è stato teso fin dal ver-
tice a tre di metà giornata, quando il
premier Conte fa presente a Salvini
che domani riceverà la neo presi-
dente della Commissione europea
Ursula Von der Leyen e che il gover-
no dovrà pur indicare un nome per
il ruolo di commissario europeo. Il
capo della Lega però prende ancora
tempo. Di certo, non è disposto a so-
stenere l’eventuale scelta del mini-
stro degli Esteri Enzo Moavero per
quel ruolo, nome tornato a circolare
nelle ultime ore insieme a quello del
collega Giovanni Tria. Semplici auto-
candidature per il vicepremier leghi-
sta.
È uno stallo e un rinvio su tutto.
Nel frattempo alla Camera la giunta
per le autorizzazioni a procedere
passa il via libera all’arresto del de-
putato di Fi Diego Sozzani. Ma con i
voti determinanti di 5 stelle e Pd.
Per Salvini la conferma di un feeling
sospetto tra i due partiti. Un motivo
in più per accelerare i tempi e guar-
dare oltre. Il quadro economico è
sconfortante, il Pil fermo a zero an-
che nel secondo trimestre. Il leghi-
sta convoca per martedì tutti i sinda-
cati per presentare la sua proposta
di manovra (con flat tax). Il premier
Conte ha invitato le stesse sigle per
il giorno prima. Come se i due non
appartenessero allo stesso governo.
“Tutto agosto non mi fermo - annun-
cia il vicepremier - andrò nel Lazio,
in Molise, Abruzzo, Campania, Pu-
glia, Calabria, Sicilia”. Per quello
che ha tutto il sapore di avvio della
campagna per le politiche. Lo strap-
po di Giovanni Toti con Fi e la nasci-
ta di un partito satellite della Lega
segna l’avvio delle grandi manovre.
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Il leader leghista:


“O passa la legge o


non ha senso andare


avanti”.Conte chiede


invano un nome


per Bruxelles. Rispunta


l’ipotesi Tria


il retroscena

Salvini impone la fiducia sulla sicurezza


Caos sulla scelta del commissario Ue


Divisi
Il Guardasigilli
Alfonso
Bonafede, il
vicepremier M5S
Luigi Di Maio e
il vicepremier
leghista
Matteo Salvini

. Giovedì, 1 agosto 2019 Politica pagina^11

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