la Repubblica - 01.08.2019

(ff) #1
roma — È martedì sera, a Trasteve-
re, e Italo Pompei, dopo qualche insi-
stenza, accetta l’invito di Repubbli-
ca di tornare in via Cardinale Merry
del Val, davanti al vecchio cinema
Alcazar, nel punto esatto in cui, gio-
vedì scorso, tutta questa storia ha
avuto inizio. In testa ha un berretto
nero dei New York Yankees, in ma-
no stringe il guinzaglio del suo bull-
dog. Parla in maniera concitata, rico-
struendo tuttavia con precisione i
passaggi di quella notte. Almeno di
quelli che lo hanno riguardato per-
sonalmente.
Pompei è uno dei testimoni chia-
ve di come è cominciata la notte in
cui è morto il vicebrigadiere Mario
Cerciello Rega. Ma è anche in una
posizione piuttosto scomoda. Accu-
sato da più parti di essere il pusher
che avrebbe dovuto fornire la cocai-
na per i due americani. Per questo il
suo racconto va contestualizzato
con molta attenzione e, soprattutto,
va preso per quello che è: una versio-
ne di parte.
Dai suoi ricordi — che in alcuni
punti contraddicono le parole degli
altri “attori” presenti sulla scena,
mentre in altri confermano la rico-
struzione ufficiale dei carabinieri —
si evincono almeno tre elementi rile-
vanti: 1) i carabinieri in borghese
che hanno fatto il primo controllo
proprio in via Merry del Val, seguiva-
no i due americani e i loro due ac-
compagnatori (Sergio Brugiatelli e
tale “Medi”) già da un po’, probabil-
mente dalla vicina piazza Trilussa
(cinque minuti a piedi), la piazza del-
lo spaccio trasteverino; 2) quel con-
trollo non aveva l’aria di essere un
controllo anti droga, nessuno è sta-
to perquisito, né sono state cercate
sostanze stupefacenti in terra; 3)
Cerciello e Medi si conoscevano.
Come è iniziata?
«Noi eravamo proprio qua, un po’
imboscati dietro quest’albero. Sono
arrivati i carabinieri in borghese su
un Honda Sh e ci hanno detto,
“buona sera, che state a fa?”».
Voi chi eravate?
«Io con il mio amico Tamer, Medi,
Sergio (Brugiatelli) e quello,
l’americano. Dicono che fossero in
due, che l’altro americano era
dall’altra parte della strada, ma io
non l’ho mai visto».
Quando vi eravate incontrati?
«Io e Tamer avevamo incrociato gli
altri per caso, due minuti prima,
venivano da piazza Trilussa».
Per caso? Brugiatelli dice che l’ha
chiamata. Che gli americani
volevano 80 euro di cocaina e che lei

gli aveva detto che ce l’aveva.
«Ho visto che è venuta fuori questa
cosa del pusher. Ma non è vera. E
denuncerò tutti. La verità è che ci
siamo incrociati per caso e che io non
avevo niente con me».
Nessuna telefonata?
«Più tardi mi sono accorto che avevo
un paio di chiamate sul telefono da
un numero che non conoscevo. Ma
non ho risposto. E non avevamo
alcun appuntamento».
Cosa volevano da lei?
«Non ho fatto in tempo a capirlo,
perché i carabinieri in borghese sono
arrivati subito. A sentire Medi, li

stavano seguendo da Piazza Trilussa.
E appena quello (l’americano, ndr) li
ha visti è fuggito. Due carabinieri
sono rimasti con noi, gli altri — non
ricordo quanti erano — si sono
lanciati all’inseguimento. Ma sono
tornati indietro dopo poco. Io allora
ho detto: “Oh, io con quello non
c’entro niente, sono pulito se volete
perquisitemi pure”. So come vanno
certe cose...».
E invece?
«Non ci hanno perquisito. “Non ce
l’abbiamo con voi... tranquilli...”.
Testuale. Spero che i carabinieri non
si scordino di queste parole. Anche se

sono certo che Tamer, il mio amico,
lo può testimoniare. Comunque,
hanno detto così, e poi se ne sono
andati».
Senza cercare a terra niente?
«No. Per questo ho pensato da subito
che non fosse un’operazione anti
droga, che cercassero altro».
La storia della tachipirina come
salta fuori?
«E che ne so? Io non avevo niente.
Forse Sergio per ripigliarsi...non lo so,
inventa questa cosa... Medi è
inattendibile, era ubriaco fradicio».
I carabinieri in borghese se ne
vanno. E voi?
«Io e Tamer ce ne siamo andati.
Abbiamo fatto un giro verso via della
Lungaretta poi siamo tornati verso
piazza Mastai».
Brugiatelli non era con voi?
«Assolutamente no. L’ho perso di
vista subito. Lo ritrovo a piazza
Mastai dopo. Sta lì che sbraita:
“M’hanno rubato er cellulare. Er
borsello cor cellulare”. Dice che ha
chiamato i carabinieri ma quelli gli
hanno detto che non volevano
intervenire. Io a quel punto lo saluto
e me ne vado a letto. Di tutto quello
che è successo dopo non so niente».
Ma Sergio e Medi chi sono? In che
rapporti siete?
«Sergio è uno che si allena alle sbarre
sugli argini del fiume. Ogni tanto
vado là a fare una passeggiata, l’avrò
incontrato una decina di volte in un
anno. Medi è un povero disgraziato,
lo chiamo ogni tanto per farmi
dipingere le porte, per spostare i vasi.
Ma è uno che è sempre ubriaco, e
quando è ubriaco parla con gli alberi,
ci sono pure i video. Al paese suo, per
una storia di droga, gli albanesi gli
hanno strappato due denti».
E quella sera?
«Io ero l’unico lucido. Medi era
imbalsamato, ubriaco... Ma pure gli
americani, erano strafatti,
impasticcati».
I carabinieri che sono intervenuti li
conosceva?
«Io no. Però l’altroieri ho incontrato
Medi che mi ha detto che lui Cerciello
lo conosceva, lo conosceva bene. Mi
ha detto “è quello di Campo dei Fiori,
della Farnese” (la caserma della
vicina piazza Farnese, ndr)».
Secondo lei è attendibile?
«E che ne so? Quello stava con una
birra in mano. Però Medi è uno che i
carabinieri li conosce. Mi domando
come abbiamo fatto quelli (i
carabinieri, ndr) a dare retta a quei
due, e a impicciarsi per recuperare
quel borsello».

L’intervista a Italo Pompei


Il pusher “Quella notte


i carabinieri ci dissero:


state tranquilli


non cerchiamo voi”


Ethan Elder, il papà di Finnegan, il giovane accusato di
avere ucciso il carabiniere Cerciello Rega, è sbarcato
ieri alle 12 a Fiumicino e ha trascorso il pomeriggio
all’ambasciata Usa. «Io e mia moglie, dopo aver visto
la foto di Gabriel Hjorth bendato, abbiamo temuto
per nostro figlio - ha detto - Siamo stati rassicurati,
non ha subito maltrattamenti». Oggi Ethan incontrerà

il figlio in carcere. Il padre di Gabriel, Fabrizio Natale, lo
ha già fatto: «L’incontro è stato commovente e molto
duro. Non si dà pace per quello che è successo, ma è
innocente. Non pensava a uno scontro e non sapeva
che l’amico fosse armato. Gabriel non ha mai fatto uso
di cocaina e studia per diventare architetto. La benda
in caserma? Le responsabilità saranno accertate».

f


g


Non avevo niente,


ma non mi hanno


nemmeno perquisito


Per questo ho pensato


subito che non fosse


un’operazione


antidroga


Il padre di Elder a Roma
“Finn non è stato maltrattato, ma la foto di Gabe bendato ci preoccupa”

CECILIA FABIANO/LAPRESSE

kColleghi Cerciello Rega e Varriale


Brugiatelli, dopo aver segnalato il
furto a Varriale e Cerciello, arrivati
su chiamata del superiore, telefona
al 112 per denunciare l’estorsione. In
piazza Belli arriva anche una
pattuglia, ma la centrale operativa,
per il recupero della borsa, incarica
l’equipaggio in borghese

ore 3.


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L’omicidio


Il vicebrigadiere Cerciello, mandato
dalla centrale insieme a Varriale
all’appuntamento in Prati con gli
americani per recuperare lo zaino,
viene accoltellato e ucciso. I due
americani tornano in albergo, lavano
il coltello, lo nascondono, preparano
i bagagli e si mettono a dormire.

kL’albergo LeMeridien in Prati


f


g


Ho incontrato Sergio


per caso e non


è vero che mi ha


chiamato per la coca,


ci saremo visti


al massimo


una decina di volte


f


g


Cerciello non lo


conoscevo, ma il mio


amico Medi sì, lui


i carabinieri li


conosce, anche


se quella sera


era ubriaco


di Marco Mensurati e Fabio Tonacci

ore 1.


Rientro in albergo


All’1.27 una telecamera immortala
Finn e Gabe rientrare all’hotel
LeMeridien. Brugiatelli rivuole il suo
zaino e chiama il suo cellulare.
Risponde Gabe: «Nello zaino
squillava il telefono. Ho risposto e ci
siamo accordati per la restituzione
dello zaino per gli 80 euro».

ore 2.


La chiamata al 112


. Giovedì, 1 agosto 2019 Politica pagina^13

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