Libero - 01.08.2019

(Axel Boer) #1

segue dalla prima


AZZURRA BARBUTO


(...) piuttosto come organizza-
zione parallela e parassitaria.
Ancora oggi la criminalità orga-
nizzata nel Mezzogiorno perse-
gue il suo interesse nonché il
suo arricchimento. Non le inte-
ressa, se non di rado e soltanto
se ciò è funzionale al suo gua-
dagno, il controllo della classe
politica.
La complicità e la collabora-
zione di alcuni uomini politici,
al di là del loro colore, rappre-
sentano un mezzo e non
l’obiettivo. E questo spiega per-
ché nelle inchieste della magi-
stratura riguardo le associazio-
ni mafiose finiscano sovente in-
dagati pure consiglieri regiona-
li e comunali, sindaci, deputa-
ti, che si sono lasciati sedurre
dalle offerte, dalle agevolazioni
e dal sostegno elettorale offer-
to dalle bande criminali locali
in cambio di favori. Baratto
che trasforma la cosa pubblica
in una gigantesca torta spartita
tra privati mentre i cittadini, de-
rubati ed espropriati di ciò che
spetta loro, restano a bocca
asciutta. Scambio che inoltre
rende i rappresentanti del po-
polo nient’altro che soldatini al
servizio di delinquenti e che ai
delinquenti rispondono delle
loro azioni.


NUMEROSI SEQUESTRI

All’alba di ieri, a Reggio Cala-
bria, 150 agenti hanno esegui-
to nell’ambito dell’operazione
denominata “Libro Nero” 17
misure cautelari, 12 in carcere
e 5 ai domiciliari, su richiesta
della Direzione Distrettuale An-
timafia reggina per i reati di as-
sociazione mafiosa, concorso
esterno in associazione mafio-
sa, estorsione, turbata libertà
degli incanti, porto illegale in
luogo pubblico di arma comu-
ne da sparo, con l’aggravante
dell’agevolazione mafiosa, ten-
tata corruzione per atto contra-
rio ai doveri d’ufficio. Sono sta-


ti effettuati pure numerosi se-
questri nei confronti di società
ed imprese per un valore di de-
cine di milioni di euro. Coinvol-
ti nell’indagine, oltre a diversi
imprenditori, che godevano
della protezione della cosca
reggina Libri, sono anche il ca-
pogruppo del Pd al Consiglio
regionale calabrese, Sebastia-
no Romeo, posto agli arresti do-
miciliari, e quello di Fdi, Ales-
sandro Nicolò, eletto con For-
za Italia e poi migrato nel parti-
to di Giorgia Meloni, il quale è
stato tradotto in carcere.
Nella costruzione dell’im-
pianto accusatorio determi-
nanti sono stati l’ausilio delle
intercettazioni e le dichiarazio-
ni dei collaboratori di giustizia.
Secondo i magistrati, imprendi-

tori e politici erano «asserviti to-
talmente alla volontà del clan
in qualità di soggetti interni o
concorrenti esterni». Quantun-
que non facessero parte inte-
grante delle famiglie malavito-
se e ne risultassero avulsi, gli
imprenditori indagati, ad avvi-
so degli investigatori, collabora-
vano con le stesse, «partecipan-
do attivamente» all’organizza-
zione e ricoprendo «posizioni
di rilievo» nei settori edilizio,
immobiliare e della ristorazio-
ne.

ZONA GRIGIA

Sembra che si tratti di quella
melmosa zona grigia che in cer-
te aree del Belpaese risulta tal-
mente estesa da costituire, da

un lato, un tutt’uno con il ma-
laffare e, dall’altro, da mimetiz-
zarsi perfettamente con il resto
della popolazione, onesta e la-
voratrice. Se da una parte non
vi è dubbio che codesti succes-
si della DDA siano il segno tan-
gibile della presenza dello Sta-
to nei luoghi martoriati dalla
criminalità organizzata; dall’al-
tra emerge altresì che la mafia
continua ad essere caratterizza-
ta da una straordinaria capaci-
tà di tessere relazioni vantag-
giose per la sua sopravvivenza
e la sua espansione. Essa ha il
controllo totale del territorio:
dal suo tessuto economico a
quello politico. E ciò spiega pu-
re perché il Mezzogiorno non
riesca ad emanciparsi dal sotto-
sviluppo e perché ogni inter-
vento volto a sollevarlo da una
condizione di inferiorità fini-
sca con l’avvantaggiare e il nu-
trire la sua parte malata.
«Confrontandomi con lo Sta-
to-mafia mi sono reso conto di
quanto esso sia più funzionale
ed efficiente del nostro Stato»,
ripeteva il magistrato Giovanni
Falcone. E la veridicità di code-
ste parole si rileva oggi, quan-
do apprendiamo che il boss
Antonino Caridi, nonostante
fosse sottoposto al carcere du-
ro (considerato inespugnabi-
le), continuava ad impartire i
suoi ordini agli affiliati median-
te “pizzini” dal contenuto crip-
tico e ricco di allusioni religio-
se, che durante i colloqui in ga-
lera venivano consegnati nelle
mani della moglie Rosa Libri
(ora in cella), la quale li faceva
giungere all’esterno. Svolgeva
questa funzione di ambasciato-
re pure l’avvocato di fiducia di
Caridi, Giuseppe Putortì. An-
che il cognato di Caridi, Giu-
seppe Libri, durante il periodo
di detenzione (dal 2007 al
2014) ha seguitato a inviare di-
rettive dalla gattabuia attraver-
so missive, godendo altresì del
supporto di un agente della po-
lizia penitenziaria non identifi-
cato.
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Mega retata, arrestati due big politici locali (Pd e Fdi)


In Calabria funziona soltanto la ’ndrangheta


Il Mezzogiorno non riesce ad emanciparsi: ogni intervento finisce sempre con l’avvantaggiare e nutrire la sua parte malata


EGIDIO LORITO


■Non era ancora l’alba di ieri, a Reg-
gio Calabria, quando 150 agenti della Po-
lizia di Stato, sotto le direttive della DDA
(Direzione Distrettuale Antimafia) pres-
so la Procura della Repubblica e coordi-
nati dal procuratore capo Giovanni Bom-
bardieri e dai sostituti Stefano Musolino
e Walter Ignazitto, eseguivano di 17 ordi-
nanze di custodia cautelare, 12 in carce-
re e 5 agli arresti domiciliari, a carico di
altrettanti indagati con la pesante accusa
di essere affiliati, o comunque contigui,
alla potente cosca Libri. Associazione
mafiosa, concorso esterno in associazio-
ne mafiosa, estorsione, turbata libertà de-
gli incanti, porto illegale in luogo pubbli-
co di arma comune da sparo, con l’aggra-
vate dell’agevolazione mafiosa, e tentata
corruzione per atto contrario ai doveri
d’ufficio, sono le ipotesi investigative
contestate anche a tre politici regionali
di primissimo piano.
I tre sono stati immediatamente sospe-
si dai rispettivi partiti, quali il capogrup-

po del Pd in Consiglio regionale, Seba-
stiano Romeo, ristretto ai domiciliari,
l’ex assessore regionale al bilancio, sem-
pre in quota Pd, Demetrio Naccari Carliz-
zi, indagato ma non destinatario di misu-
re cautelari, ed il consigliere regionale di
Fratelli d’Italia, Alessandro
Nicolò, per il quale si sono
aperte direttamente le por-
te del carcere, con l’accusa
di associazione mafiosa,
quale referente politico del-
le storiche cosche di ’ndran-
gheta Libri e De Stefano-Te-
gano.
Su Demetrio Naccari Car-
lizzi, cognato del sindaco di
Reggio, Giuseppe Falcoma-
tà, non coinvolto nell’in-
chiesta, pende l’accusa di
concorso esterno in associa-
zione mafiosa in quanto avrebbe chiesto
e ricevuto corposi pacchetti di voti dalle
cosche coinvolte, assicurando loro, in
cambio, cospicui appalti. Romeo, inve-
ce, risulta accusato di corruzione per atti

contrari ai doveri d’ufficio in concorso
con un sottufficiale della Guardia di Fi-
nanza, il maresciallo Francesco Romeo,
anch’egli arrestato, che chiedeva al po-
tente politico reggino di far assumere
una persona in cambio di informazioni,
coperte da segreto istrutto-
rio.
Coinvolti anche gli im-
prenditori Francesco e De-
metrio Berna, il primo an-
che presidente dell’Asso-
ciazione nazionale costrut-
tori edili di Calabria. L’in-
chiesta ha messo in luce il
ruolo di Antonino Caridi,
detenuto e sottoposto al
carcere duro, continuava
ad impartire direttive attra-
verso i colloqui con la mo-
glie Rosa Libri e con l’avvo-
cato Giuseppe Putortì, facendo giungere
all’esterno le disposizioni anche attraver-
so missive dal contenuto criptico e con
allusioni religiose.
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Antonino Caridi

L’INCHIESTA


■L’inchiesta «Libro nero» ha portato all’arresto di diciassette perso-
ne, tutte legate alla cosca dei Libri di Reggio Calabria. L’indagine è
stata condotta dalla squadra mobile e coordinata dalla Direzione
distrettuale antimafia. A conferma dei legami politicici sono altri nomi
di spicco, a partire da Demetrio Naccari Carlizzi, esponente del Pd, ex
assessore regionale, cognato del sindaco di Reggio Calabria Giusep-
pe Falcomatà. In carcere anche Demetrio Tortorella, medico odontoia-
tra ed ex assessore comunale, ritenuto tra i «suggeritori» della linea
politica del clan.

VOTI COMPRATI
■La cosca avrebbe avuto il potere di mettere sul tavolo migliaia di
voti, utilizzati per favorire politici anche nelle ultime elezioni regionali
del 2014. Nella rete è finito Sebastiano Romeo, capogruppo Pd in
Consiglio regionale, ora ai domiciliari e Alessandro Nicolò, 58 anni, di
Fratelli d’Italia, ora nel gruppo misto, eletto nel 2014 in quota Fi.

«Libro nero»


Al servizio della cosca


Bossalcarcereduro,madecidevatutto


Antonino Caridi, attraverso la moglie, spediva “pizzini” con cui continuava a dare ordini


■Mesi di messaggi su Facebook, una vera e
propria ossessione per la leader di Fratelli
d’Italia, al punto da convincersi a prendere
un treno e recarsi a Roma per cercare di in-
contrarla. Ma, arrivato alla stazione Termini,
ha trovato gli uomini della Digos che da tem-
po seguivano i suoi movimenti e che lo han-
no fermato. L’uomo è stato poi arrestato ed è
ora ai domiciliari: per due anni non potrà met-
tere piede nella provincia di Roma. «Devo rin-
graziare le Forze dell’Ordine che si sono ac-
corte prima di me di quello che accadeva», ha
detto la Meloni. «La cosa che mi ha preoccu-
pata maggiormente in questa vicenda non è
stata tanto quella di avere io uno stalker», ha
confessato, «ma l’attenzione ossessiva di que-
sta persona verso mia figlia». (LaPresse)

«MESI DI PERSECUZIONI» CON MESSAGGI CONTINUI SU FACEBOOK


Cercava la casa


della Meloni a Roma


Arrestato lo stalker


8
giovedì
1 agosto
2019

ITALIA

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