segue dalla prima
PIETRO SENALDI
(...) ancor meno. Il procuratore che
se ne occupa ha detto che la storia
ha dei punti oscuri e, pur non facen-
do parte della stam-
pa in perenne adora-
zione delle toghe, ver-
so le quali invece sia-
mo sovente scettici,
ci pare difficile dargli
torto. La dinamica
dell’episodio appare
nebulosa in sé, ma la
sensazione è che come i carabinieri
stanno gestendo il dopo la compli-
chi ulteriormente.
Secondo i militari Cerciello era in
servizio ma disarmato. Avrebbe scor-
dato la pistola d’ordinanza, che è un
po’ come se un sommozzatore di-
menticasse a casa la bombola d’ossi-
geno o un calciatore gli scarpini. L’al-
tro carabiniere, Varriale, invece sa-
rebbe stato armato. Ma non ha
estratto il revolver, primo perché
non si è accorto che il collega a fian-
co stava ricevendo undici coltellate,
dice lui; poi perché avrebbe rischia-
to una grave incriminazione a spara-
re, anche solo in aria, per fermare i
criminali in fuga, dice il suo capo.
Non siamo così certi che la legge sia
tanto severa con un militare che si
difende, e comunque non fare nulla
per evitare il peggio con il collega mo-
rente a terra richiede una freddezza
sovrumana.
Sempre a detta dei carabinieri,
l’operazione era stata congegnata
perfettamente, però si è verificato un
problema nella sua esecuzione. A
parte che ancora non si è capito chi
avrebbe coordinato così brillante-
mente l’azione, se non parlassimo di
una tragedia, sarebbe un’affermazio-
ne comica. Secondo la versione uffi-
ciale c’erano quattro auto dei milita-
ri in zona a monitorare la situazione,
ma nessuna è riuscita a bloccare i
ragazzi, che pure sono stranieri in
una città sconosciuta, a differenza
delle forze dell’ordine che si muove-
vano nel loro habitat. Com’è possibi-
le poi che due adolescenti riescano a
mettere ko dei professionisti con
quindici anni di servizio neanche fos-
sero dei novelli Rambo? Se c’è stata
rissa, perché i ragazzi non hanno al-
meno un livido o un occhio nero?
I DUBBI AUMENTANO
Resta poi il quesito principe: non
serve aver frequentato l’Accademia
di Modena per sapere che il cosiddet-
to cavallo di ritorno, ovverosia l’ope-
razione con cui si incastra il ladro
che propone lo scambio tra refurtiva
e denaro, non si fa così. A incontrare
gli americani non sarebbero dovuti
andare i carabinieri, per giunta in
borghese, bensì il rapinato. I militari
avrebbero dovuto appostarsi e scat-
tare foto, che poi sarebbero diventa-
te la prova del delitto, e intervenire
solo a scambio, e reato, consumato.
Perché invece Cerciello e Varriale
hanno lasciato il derubato vicino alla
loro macchina anziché utilizzarlo co-
me esca?
Insomma, i quesiti senza risposta
sono un po’ troppi. E ultimo, si è ag-
giunto il giallo del derubato, che ha
negato di essere uno spacciatore e
un informatore, come era sembrato
invece fino a ieri. Noi, come detto, ci
fidiamo dei carabinieri ma ci fide-
remmo ancora di più se essi facesse-
ro chiarezza. Di questo passo vicever-
sa si rischia o di far passare i militari
come dei pivelli, oppure di screditar-
li ulteriormente, la-
sciando fiorire le
più incredibili rico-
struzioni sulle ragio-
ni del loro inusuale
operato. Non è il ca-
so, anche perché a
questo punto non è
in gioco unicamen-
te la credibilità dei carabinieri impe-
gnati nell’azione ma quella di tutta
l’istituzione. Non solo. La scarsa chia-
rezza gioca a favore degli assassini,
ai quali già l’Arma ha dato l’incredibi-
le vantaggio di quella foto del ragaz-
zo bendato. I giovani non sono
sprovveduti, sono ricchi e ben assisti-
ti e si sono subito presi l’avvocato di
Cucchi, il tossicodipendente morto
in una stazione dei carabinieri con
evidenti segni di percosse sul corpo.
Noi amiamo l’Arma e per questo
non vorremmo mai che il processo a
un assassino che ha ucciso un vice-
brigadiere si trasformasse in un pro-
cesso al corpo dei carabinieri.
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TOMMASO MONTESANO
■«Finn è un ragazzo riflessi-
vo. L’unica spiegazione che
posso darmi, se davvero risul-
tasse coinvolto in modo diretto
in questa tragedia, è che fosse
terrorizzato e dunque può aver
reagito in modo inconsulto». A
poco meno di una settimana
dall’omicidio del vicebrigadie-
re Mario Cerciello Rega, la fa-
miglia di Finnigan Lee Elder,
l’americano arrestato con l’ac-
cusa di omicidio insieme
all’amico Christian Natale
Hjorth, fa quadrato intorno al
ragazzo. Ieri è arrivato da San
Francisco il padre, Ethan, che
ha chiesto subito di vedere il
figlio. Quanto alla madre,
Leah, che pure ringrazia le au-
torità italiane dell’assistenza
medica prestata al figlio, non
crede che «Finn» si sia mac-
chiato del delitto: «Non l’ho
mai visto sotto l’effetto di dro-
ghe, antidolorifici a parte». E
anche Fabrizio Natale Hjorth,
il padre dell’altro arrestato,
Christian Hjorth, fa muro: «Sia-
mo tutti pienamente convinti
della sua innocenza». L’uomo
ieri mattina ha incontrato il fi-
glio nel carcere di Regina Coe-
li: «Incontro commovente, ma
molto duro. Lui non si dà pace
per quello che è successo. Ga-
briel non pensava assoluta-
mente che potesse esserci uno
scontro. Non sapeva che il suo
amico fosse armato». Sulla ben-
da fatta indossare al figlio, po-
che parole di circostanza: «Se
ci sono responsabilità, saran-
no accertate».
IL NUOVO FRONTE
A dare più forza agli argo-
menti delle difese dei due ame-
ricani, sono i continui colpi di
scena sul fronte dell’inchiesta,
che non fanno altro che au-
mentare i punti oscuri. Ieri, at-
traverso il suo legale di fiducia
Andrea Volpini, si è fatto senti-
re Sergio Brugiatelli, l’uomo
che, chiamando il 112 la notte
tra il 25 e il 26 luglio scorsi per il
furto dello zaino in piazza Ma-
stai, a Trastevere, ha provocato
l’intervento di Cerciello Rega e
del collega Andrea Varriale.
Nella nota, Brugiatelli nega di
essere sia «un intermediario di
pusher», sia «un informatore
delle Forze dell’ordine».
Quindi la ricostruzione di
quanto accaduto quella notte:
«Ho chiamato il 112 perché ho
avuto paura. Quando ho chia-
mato il mio numero di cellula-
re, chi ha risposto non ha solo
preteso denaro e droga per ri-
consegnare le mie cose. Mi
hanno minacciato, dicendo
che sapevano dove abitavo e
sarebbero venuti a cercarmi».
Da qui la decisione di non
aspettare il giorno dopo - per
sporgere la denuncia - ma di
chiedere l’intervento del 112:
«Nel borsello rubato, oltre al
documento d’identità, c’erano
anche le chiavi della casa dove
vivo con mio padre, malato,
mia sorella e mio nipote».
Così, sull’onda della segnala-
zione, Cerciello Rega e il colle-
ga Varriale si sono presentati
all’appuntamento nei pressi
dell’hotelLe Meridien, dove al-
loggiavano i due ragazzi. Bru-
giatelli «non ricorda di aver det-
to subito dopo l’omicidio del
vicebrigadiere, che gli aggres-
sori fossero maghrebini. L’uni-
ca cosa che ha detto in quel
momento è che si trattava di
persone con accento stranie-
ro», ha aggiunto Volpini.
Ieri la procura di Roma ha
acquisito l’elenco dei turni di
servizio all’interno della stazio-
ne Farnese. Obiettivo: confer-
mare la presenza “operativa”
di Cerciello Rega e Varriale nel
turno “notturno”.
BENDA FUORILEGGE
Il lavoro degli inquirenti pro-
segue. I carabinieri hanno effet-
tuato un nuovo sopralluogo
nella stanza d’albergo dove al-
loggiavano Elder e Hjorth, a
caccia di tracce biologiche e im-
pronte digitali. In particolare
nella zona del controsoffitto do-
ve era stato nascosto il coltello
utilizzato da Elder per colpire
Cerciello Rega. La camera 109
resta sotto sequestro.
Uno dei difensori di Elder,
Roberto Capra, ha rivelato che
il ragazzo «è provato». Parole
pronunciate prima dell’arrivo
del padre dell’arrestato, Ethan,
sbarcato a Fiumicino prove-
niente da San Francisco. «Vor-
rei sapere la prassi burocratica
per poter rivedere in carcere
mio figlio», ha chiesto l’uomo
ai funzionari di polizia. In sera-
ta l’altro difensore di Elder, Re-
nato Borzone, ha esplicitato i
dubbi della famiglia sulla «di-
namica dei fatti: non mi risulta
che la colluttazione sia avvenu-
ta nei termini rappresentati dal-
le fonti investigative».
Intanto è ufficialmente inda-
gato per abuso d’ufficio e rivela-
zione di segreto d’ufficio il mili-
tare che ha bendato Hjorth in
caserma. Gli atti sono stati tra-
smessi alla procura militare.
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Indagato l’uomo che ha bendato uno degli arrestati
I misteri sulla morte di Rega aiutano gli assassini
I legali degli americani: dubbi sulla dinamica. Altro giallo: l’autore della chiamata al 112 nega di essere un pusher e confidente
Le ombre nell’omicidio di Roma
Cifidiamodeicarabinieri,maparlasseropiùchiaro
Di questo passo i militari passano per pivelli e il rischio è di screditarli. È in gioco la credibilità dell’Arma
■Ieri mattina, a Mila-
no, quattro stranieri han-
no aggredito, e ferito con
prognosi che oscillano
da tre a 35 giorni, cinque
poliziotti. La denuncia è
di Stefano Paoloni, segre-
tario generale del Sap. Si
tratta dell’aggressione nu-
mero 84 ai danni dei poli-
ziotti. Tutto è iniziato in
via Bagarotti, dove la Vo-
lante della Polizia è stata
speronata dalla vettura -
rubata - degli stranieri: «I
quattro sono scappati a
piedi e presi dopo varie
collutazioni». Un ispetto-
re ci ha rimesso il meta-
carpo della mano destra.
Il padre di Elder Finnegan Lee atterra a Fiumicino(LaPresse)
Commercianti e residenti di via dei Giubbonari, a Roma, hanno affisso un manifesto con il volto del vicebrigadiere Cerciello(LaPresse)
AGGUATO A MILANO
Quattro stranieri
attaccano Volante
della Polizia
9
giovedì
1 agosto
2019
ITALIA