Un saggio di Florian Huber
ricostruisce l’ondata di
suicidi che accompagnò
la fine del terzo Reich
Con l’avvicinarsi della fine del
terzo Reich un’ondata di suicidi
investì la Germania. Ma non so-
lo gli alti ranghi dell’esercito e
del partito nazista. In Promise
me you’ll shoot yourself il docu-
mentarista tedesco Florian Hu-
ber racconta, attraverso diari, li-
bri di memorie e racconti di te-
stimoni, come circa ventimila
persone comuni di ogni profes-
sione e censo scelsero il suicidio
invece di affrontare la disfatta
del loro mondo. Nella cittadina
di Demmin, non lontana da
Berlino, tra il 28 aprile e il 3
maggio del 1945 si tolse la vita
un migliaio di persone. Intere
famiglie, vecchi e bambini. Al-
cuni si prepararono per settima-
Dalla Germania
Nazisti fino alla morte
Luciano Mecacci
Besprizornye
Adelphi, 274 pagine, 22 euro
È un volume della bella
collana L’oceano delle storie
che conferma Mecacci –
psicologo, specialista dei russi
come Lurija – grande narratore
anomalo, dopo La ghirlanda
fiorentina che ricostruiva la
messa a morte di Giovanni
Gentile, nel 1944. La storia dei
besprizornye, i bambini che
nella Russia bolscevica, dopo
la guerra civile e le grandi
carestie, si aggiravano in
branchi di migliaia di città in
campagna, mendicando,
rubando, prostituendosi,
drogandosi, ha ossessionato
chi la incrociò, vedi romanzi o
memorie di Bulgakov,
Platonov, Pasternak,
Paustovskij, Ehrenburg,
Solženicyn, Asja Lācis, Zanotti
Bianco. Alcuni (Voinov,
Makine) cresciuti in quel
contesto. Se ne seppe, in Italia,
per il film di Nikolaj Ekk Il
cammino verso la vita e certi
articoli di Lo Gatto.
Esperienze subumane e che in
modi non troppo diversi si
ripetono oggi in contesti non
meno tremendi. Mecacci
opera da grande scrittore, e
interrompe racconto e analisi
con poesie e canzoni nate in
quel periodo e con le citazioni
più appropriate. Parla dei
modi del regime di intervenire
positivamente, ma anche di
repressione poliziesca,
efferata negli anni delle
“purghe”. La sua è una storia
corale immensa, narrata con
vigore e controllata
partecipazione, dentro la
terribile storia del novecento.
Un saggio che vale mille
romanzi. u
Il libro Goffredo Fofi
Dentro la storia più terribile
Italieni
I libri italiani letti da un
corrispondente straniero.
Questa settimana l’israeliana
Sivan Kotler.
Francesca Maccani
Fiori senza destino
Sem, 138 pagine, 15 euro
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Dieci vite che si raccontano.
Bambini che precocemente
diventano uomini, ragazzine
che nascono donne. Un circo-
lo transgenerazionale che di
vizioso ha ben poco delinea
con crudeltà dieci destini in
bilico tra carnefice e vittime.
La Sicilia si rivela un terreno
arido, pieno di pericoli, pieno
di speranze. Mentre la scuola
del quartiere Cep, Centro edi-
lizia popolare, è un luogo sicu-
ro anche quando sicuro non lo
è. C’è la storia di Rosy che
mangia per non pensare, pri-
gioniera di un corpo che cre-
sce nell’adolescenza e di un
cervello da bambina, preda fa-
cile per un mondo viscerale.
Di Cettina, un’ospite indeside-
rata nella propria casa, seduta
da sola, sul balcone, al freddo,
in attesa che sua madre le dia
il permesso di rientrare. Le-
zioni, campanelle e ricreazioni
di una vita che non si ferma
mai. Dietro ai banchi è seduto
Milo, che non crede più a dio
da quando la sua sorellina è
stata investita. Gaetano, che
se avesse avuto il coraggio di
sognare, avrebbe voluto di-
ventare un giorno come Balo-
telli e Schillaci, suoi eroi, an-
nega in un’emorragia sociale.
Dieci ragazzi tra casa e casa
famiglia, abitano nella loro
precarietà. Le loro storie sono
legate a quella di Sara, la loro
insegnante. È suo il grido della
speranza in un luogo privo di
futuro. Sono fiori destinati a
crescere, in cerca di un adulto
che possa accompagnarli.
ne. In parte furono vittime della
stessa propaganda nazista che
dipingeva gli invasori come mo-
stri. Il suicidio di Hitler non
c’entra. Il suo mito era già finito
da tempo. Nei mesi successivi
alla sconfitta di Stalingrado, per
esempio, circa duemila militari
si suicidarono, il doppio di
quanti si erano tolti la vita nei
primi tre anni di guerra. Questa
ondata suicida fu messa a tace-
re, come tanti altri fatti, da una
sorta di tacito patto. Ma i tempi
sono cambiati e i tedeschi conti-
nuano a scoprire i traumi pro-
fondi che hanno vissuto.
The Times
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Berlino, aprile 1939
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