Cristina Taglietti
Risvolti di copertina.
Viaggio in 14 case editrici
Laterza, 160 pagine, 15 euro
Negli ultimi decenni l’editoria
italiana ha subìto grandi cam-
biamenti. Molte case editrici
sono state concentrate in po-
chi grandi gruppi. Oggi alcuni
marchi storici del secondo no-
vecento che i lettori credono
diversi e in concorrenza tra lo-
ro fanno in realtà parte della
stessa azienda. Accanto a que-
ste grandi costellazioni ci sono
editori piccoli che, magari gra-
zie a un solo libro o a un solo
autore, riescono a scalare posi-
zioni o a sfondare. Tutto que-
sto è piuttosto noto. Molto me-
no lo è il modo in cui nelle case
editrici, grandi e piccole, si la-
vora concretamente: quale è
stato il progetto iniziale, quan-
ti libri si pubblicano, come
vengono prese le decisioni,
quanto si fattura. A queste do-
mande permette di rispondere
questo reportage di Cristina
Taglietti, giornalista culturale
del Corriere della Sera, che in
quattordici capitoli racconta
altrettante case editrici per-
correndo l’Italia da sud a nord,
dalla Palermo della Sellerio al-
la Milano di Feltrinelli, Gems
e molte altre, passando per
Roma, Firenze, Bologna, Tori-
no. L’impressione è quella di
una grande varietà e ci si chie-
de se davvero sia possibile
mettere nella stessa categoria
l’appartamento romano
dell’Orma, la villa fiorentina di
Giunti o il palazzo della Mon-
dadori a Segrate. Il dato comu-
ne, tuttavia, riemerge e resti-
tuisce concretamente l’essen-
za del lavoro editoriale: sce-
gliere e curare un testo, nutrire
e ascoltare un pubblico. u
Non fiction Giuliano Milani
Degli editori sappiamo poco
Anuradha Roy
Sotto le lune di Giove
Bompiani, 272 pagine, 22 euro
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A sette anni, nel giro di un paio
di giorni, Nomita assiste
all’uccisione del padre per ma-
no di uomini armati, perde il
fratello ed è abbandonata dal-
la madre. Questa brutale espe-
rienza, rievocata a distanza di
anni in una prosa deliberata-
mente inquietante, apre il ro-
manzo di Anuradha Roy. La
ragazza finisce in un orfano-
trofio gestito da un guru spiri-
tuale di fama internazionale,
prima di essere adottata
all’estero. Dopo il trasferimen-
to in Norvegia, è ancora osses-
sionata dal ricordo di essere
stata abusata sessualmente
dal guru. A 25 anni Nomita
Frederiksen torna nella città di
Jarmuli e nel suo tempio, co-
me assistente di un regista,
per chiudere i conti con il pas-
sato. Intrecciate alla trama
principale ce ne sono altre: la
storia di tre donne anziane
che Nomita incontra su un tre-
no, l’amore omosessuale proi-
bito di una guida turistica stra-
vagante, i demoni nascosti
della fotografa Suraj, che col-
labora al film. La prosa cesel-
lata di Anuradha Roy le per-
mette di esporre efficacemen-
te le infinite e infide ipocrisie
della società indiana: preti se-
minudi che fanno storie sugli
abiti delle donne; il turismo
che celebra le incisioni eroti-
che sui muri del tempio pur
continuando a negare l’abuso
sessuale dei bambini; l’uomo
“progressista” pronto a mette-
re le mani addosso a una don-
na se una discussione rischia
di sfuggirgli di mano. Violenza
e misoginia sono ancora la re-
gola, quando Nomita torna nei
luoghi della sua infanzia.
Nell’affrontare questi proble-
mi dell’India contemporanea
Roy usa l’arma più potente
nell’arsenale di uno scrittore:
la forma del romanzo, con la
sua capacità di essere simulta-
neamente universale e parti-
colare, un mezzo con cui sma-
schera il volto nascosto della
spiritualità indiana e gli abusi
sessuali che dilagano nei suoi
poco sacri confini.
Meena Kandasamy,
The Guardian
James Hannaham
Ultima fermata Delicious
Rizzoli, 439 pagine, 20 euro
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Ultima fermata Delicious è un
romanzo sensazionale sulla
tenacia del razzismo e le sue
bizzarre trasformazioni. Nat e
Darlene cercano di prosperare
nel terreno tossico della Loui-
siana. La sfida più grande è so-
pravvivere al clima di terrore e
a un sistema legale che mostra
scarso interesse per i crimini
commessi contro i neri. Uno di
questi crimini riesce a manda-
re in frantumi il pensiero posi-
tivo di Darlene e la spinge alla
tossicodipendenza e alla pro-
stituzione. Il romanzo si tra-
sforma in qualcosa di più sur-
reale quando Darlene è co-
stretta a lavorare come racco-
glitrice nella fattoria Delicious
foods. Se non fosse per alcuni
riferimenti ad automobili, te-
lefoni e computer, questo in-
ferno sembrerebbe radicato in
uno stato sudista prima della
guerra civile. I contadini – dei
prigionieri, in sostanza – non
sanno neppure in quale contea
o in quale stato si trovano. So-
no minacciati e picchiati fino a
che non si spezzano. I proprie-
tari di Delicious foods, una
coppia di bianchi grottesca e
malaticcia, si librano come
due fantasmi di metà ottocen-
to. Ma Hannaham descrive
abusi sul lavoro che esistono
tuttora. Ron Charles,
The Washington Post
María Dueñas
Le figlie del capitano
Mondadori, 538 pagine, 22 euro
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Una delle ragioni del successo
dei romanzi storici è che rie-
scono ad affrontare problemi
attuali e pressanti dando allo
stesso tempo al lettore la tran-
quillità che offre la distanza
temporale. Le figlie del capita-
no parla di emigrazione ma è
ambientato nella New York
del primo novecento. Precisa-
mente, in una comunità ispa-
nica che contava quarantamila
abitanti, venuti da ogni angolo
della Spagna. Dueñas ricrea
magistralmente queste vite
con un respiro epico. Combina
efficacemente i trucchi della
cucina letteraria con una capa-
cità non comune di empatia.
Emilio Arenas di Malaga apre
una tavola calda a New York
che si chiama El Capitán.
Quando il ristorante va in rovi-
na, sono le sue figlie, le figlie
del capitano, a prenderne le
redini e quando il padre muo-
re, lo trasformano in un night
club mentre aspettano un ri-
sarcimento dal tribunale.
L’epopea dei personaggi ano-
nimi si unisce alle apparizioni
di spagnoli leggendari.
Juan Ángel Juristo, Abc
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