(Bompiani 2017), Hannah Arendt descriveva il lan-
cio dello Sputnik come un avvenimento della storia
umana “secondo a nessun altro per importanza,
neppure alla scissione dell’atomo”. Come Carson,
Arendt non celebrava questi sviluppi, descritti dalla
stampa dell’epoca come il primo “passo verso la fuga
dalla prigionia degli uomini sulla Terra”. Una fuga?
“Nessuno nella storia dell’umanità ha mai concepito
la Terra come una prigione per gli uomini o ha dimo-
strato un tale desiderio di andarsene letteralmente
da qui alla Luna”, scriveva Arendt, lamentando
gli albori di un’epoca in cui la Terra veniva sentita
come una prigione e lo spazio era l’ennesimo luogo
da conquistare.
Nel 1958, l’anno in cui Carson cominciò a scrivere
Primavera silenziosa e Arendt pubblicò Vita activa, il
presidente Dwight Eisenhower fondò la Nasa, con la
significativa e importante accortezza d’istituirla co-
me ente civile. In un discorso d’addio pronunciato il
17 gennaio 1961, tre giorni prima dell’insediamento
di Kennedy, Eisenhower deplorava la corsa agli arma-
menti e accusava quello che definì “il complesso mi-
litare-industriale”. Il 12 aprile 1961, quando Kennedy
non aveva ancora finito di sistemarsi nello studio ova-
le, i sovietici mandarono un uomo nello spazio, Jurij
Gagarin. Cinque giorni dopo, Kennedy faceva i conti
con la prima crisi della sua presidenza: la pasticciata
invasione della baia dei Porci cubana, a sua volta un
fallimento dell’intelligence e della tecnologia. A una
conferenza stampa, un giornalista gli chiese: “Signor
presidente, non crede che dovremmo cercare di arri-
vare sulla Luna prima dei russi?”. Il 5 maggio Alan
Shepard diventò il primo americano a volare nello
spazio, in una missione nota come Freedom 7. Il
25 maggio, in un messaggio al congresso, Kennedy si
avvicinò a una decisione: “Questo paese dovrebbe
impegnarsi a raggiungere l’obiettivo, entro la fine del
decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e ripor-
tarlo sulla Terra sano e salvo”.
Kennedy aveva fatto campagna elettorale promet-
tendo una nuova frontiera, e intendeva essere di pa-
rola. “‘Perché la Luna?’, chiedono alcuni”, disse in un
emozionante discorso alla Rice university, a Houston,
il 12 settembre 1962. “Siamo salpati in questo nuovo
mare perché ci sono nuovi saperi da acquisire e nuovi
diritti da conquistare, e devono essere conquistati e
usati per il progresso di tutti”.
Ma se il programma fu lanciato nell’ambito di una
competizione tra partiti, fu ovviamente anche un
fronte della guerra fredda. Nel suo ...The heavens and
the earth: a political history of the space age (Basic
Books 1985) Walter A. McDougall, storico della Uni-
versity of Pennsylvania sostiene che il passaggio da
Eisenhower a Kennedy, all’indomani dello Sputnik,
cambiò la natura stessa della guerra fredda. “Se fino
ad allora era stata una lotta militare e politica in cui gli
Stati Uniti dovevano solo dare aiuto e conforto ai loro
alleati sulle linee del fronte”, ha scritto McDougall,
“la guerra fredda ora diventava totale, una competi-
zione per la lealtà e la fiducia di tutti i popoli combat-
tuta in ogni campo del progresso sociale, in cui i ma-
George Reedy. “È una questione che, se gestita cor-
rettamente, potrebbe mettere al tappeto i repubblica-
ni, unire il Partito democratico e farti eleggere presi-
dente”. Ancora prima dello Sputnik, il senatore del
Massachusetts John Fitzgerald Kennedy aveva ripe-
tutamente attaccato il presidente Eisenhower accu-
sandolo di non destinare finanziamenti adeguati al
programma missilistico, che secondo lui aveva causa-
to un ritardo degli Stati Uniti rispetto all’Unione So-
vietica nella corsa agli armamenti e quello che Ken-
nedy definì “un gap missilistico”. Nel novembre 1957,
Johnson, in quanto leader della maggioranza, aprì le
audizioni del senato sul ritardo degli Stati Uniti e am-
monì il paese: “Presto i russi ci lanceranno bombe
dallo spazio come bambini che lanciano pietre sulle
automobili dai cavalcavia delle autostrade”.
La scrittrice e ambientalista Rachel Carson osser-
vava con sgomento la creazione di questo “universo
dell’era spaziale”. Gli uomini fantasticavano sulla
“conquista dello spazio” da prima di H.G. Wells, co-
me lei sapeva benissimo. “Prima dello Sputnik era
facile liquidare tutto come fantascienza”, scrisse alla
donna che amava, Dorothy Freeman, nel febbraio
- “Ora i progetti più inverosimili sembrano tra-
guardi perfettamente raggiungibili. E sembra davve-
ro possibile che l’uomo – per quanto psicologicamen-
te poco preparato – prenda nelle sue mani molte delle
funzioni di Dio”. Le audizioni di Johnson incoraggia-
rono Carson a scrivere un libro che per lungo tempo
chiamò L’uomo contro la Terra, ma che alla fine fu pub-
blicato nel 1962 con il titolo Primavera silenziosa (Fel-
trinelli 2016).
Nel 1958, in Vita activa. La condizione umana
CHRISTIAN DELLAvEDOvA