Internazionale - 19.07.2019

(やまだぃちぅ) #1
lavorando sodo per cambiare il vecchio sud”, scrive
Brinkley, “anche usando la Nasa per portare posti di
lavoro high-tech e un modo di pensare futuristico in
regioni arretrate e lente ad abbandonare pregiudizi
violenti e controproducenti”.
Nella misura in cui fu un progetto progressista con
un grande intervento governativo, il programma spa-
ziale non sopravvisse alla svolta conservatrice della
politica statunitense. “Molti problemi cruciali di que-
sto pianeta esigono un’alta priorità in termini di atten-
zione e di risorse”, disse Richard Nixon nel 1970
quando, da presidente, respinse la raccomandazione
della Nasa di costruire una stazione sulla Luna da usa-
re come base per l’esplorazione di Marte. Nella misu-
ra in cui fu un’altra battaglia della guerra fredda, il
programma spaziale sopravvive solo nelle fantasie di
Donald Trump, con la sua proposta di una forza ar-
mata spaziale. E se il programma spaziale implicava
un ripudio dell’umanità stessa, l’eredità dell’Apollo è
Alexa, e ci perseguita tutti.
Un piccolo passo per un uomo, un balzo gigante-
sco per l’umanità. Quello che ci ha lasciato la spedi-
zione sulla Luna è la meraviglia della scoperta, la
gioia della conoscenza, non l’eccezionalità dei mac-
chinari ma la saggezza della bellezza e il potere
dell’umiltà. Una sola immagine, la foto della Terra
dallo spazio scattata da William Anders dall’Apollo 8
nel 1968, è diventata l’icona dell’intero movimento
ambientalista. Le persone che hanno visto la Terra
dallo spazio, non in fotografia ma nella vita reale, ri-
petono più o meno tutte la stessa cosa. “Basta passa-
re anche poco tempo a contemplare la Terra dall’or-
bita, e i nazionalismi più radicati cominciano a ero-
dersi”: così l’astronomo statunitense Carl Sagan una
volta descrisse il fenomeno. “Sembrano gli scontri
degli acari su una prugna”.
Questa esperienza, questa sensazione di trascen-
denza è così universale tra la minuscola manciata di
persone che hanno avuto occasione di provarla che gli
scienziati le hanno dato un nome. Si chiama effetto
veduta d’insieme. Hai una sensazione d’interezza. I
fiumi sembrano sangue. “La Terra è come una cosa
vivente e vibrante”, ha pensato l’astronauta cinese
Yang Liu vedendola. Colse Alan Shepard di sorpresa.
“Se qualcuno prima del volo mi avesse chiesto ‘Ti la-
scerai prendere dall’emozione guardando la Terra
dalla Luna?’, avrei risposto ‘No, assolutamente no’.
Eppure, la prima volta che ho guardato la Terra dalla
Luna ho pianto”. Il cosmonauta russo Jurij Artjushkin
l’ha espresso così: “Non è importante in quale mare o
lago osservi una chiazza d’inquinamento o nella fore-
sta di quale paese scoppia un incendio o in quale con-
tinente si forma un uragano. Stai facendo la guardia a
tutta la nostra Terra”.
Tutto questo è bellissimo. Ma ecco l’intoppo. So-
no passati cinquant’anni. Il livello delle acque sta
salendo. La Terra ha bisogno di essere protetta, e
non solo da chi l’ha vista dallo spazio. Per salvare il
pianeta non occorre una nuova corsa alla Luna, o su
Marte, ma alla Casa Bianca, mettendo un piede da-
vanti all’altro. u gc

nuali di scienza e l’armonia razziale erano strumenti
di politica estera quanto i missili e le spie”.
Per McDougall, un conservatore, la corsa alla Lu-
na guidata dai democratici fu un passo sulla “strada
della servitù”. “Formare x migliaia di ingegneri, rag-
giungere la Luna entro il 19xx, posizionare x missili
nei silos a prescindere dal dispiegamento sovietico,
pianificare una crescita economica dell’x per cento
senza disoccupazione e senza inflazione, questi non
erano incarichi assegnati da una società libera ma i
dettami di un’economia di comando”. Le persone at-
tratte da questo argomento spesso sono state attratte
anche dallo studio di Wernher von Braun, l’ex nazista
ed ex ufficiale delle Ss che diresse il programma mis-
silistico statunitense. Durante la seconda guerra
mondiale, von Braun aveva presieduto alla produzio-
ne del missile tedesco V-2 (La “V” stava per Vergel-
tung, vendetta) in un impianto costruito all’interno
del campo di concentramento di Mittelbau-Dora, do-
ve i missili venivano montati dai detenuti. Diventare
cittadino statunitense non sembrò diminuire lo zelo
di von Braun per uno sviluppo tecnologico senza fre-
ni. “Non sentivamo nessuno scrupolo morale per il
possibile abuso futuro della nostra creatura”, disse al
New Yorker nel 1951. “Se non lo avessi fatto io lo
avrebbe fatto qualcun altro” (la sua amoralità è al cen-
tro di una canzone registrata nel 1965 da Tom Lehrer:
“Non dire che è ipocrita / di’ piuttosto che è apoliti-
co / ‘Quando i missili sono in aria, a chi importa dove
vengono giù? Questo non è di mia competenza’, dice
Wernher von Braun”).
Le conseguenze apparentemente impreviste dello
sviluppo di tecnologie che avrebbero portato l’uomo
sulla Luna non erano la maggiore preoccupazione
dell’amministrazione Kennedy, soprattutto perché
molte di quelle conseguenze furono intenzionali: i
missili possono portare anche le armi, e tutto quello
che abbiamo imparato dalla missione sulla Luna ha
avuto applicazioni militari, anche se la Nasa era
un’agenzia civile. Se non erano allarmate dalle impli-
cazioni della conquista dello spazio o dal futuro della
guerra, le amministrazioni Kennedy e Johnson erano
molto preoccupate dal movimento per i diritti civili.
Edward R. Murrow, che aveva lasciato la Cbs per un
incarico nell’amministrazione Kennedy, sollecitò il
presidente a mettere un astronauta nero nella missio-
ne sulla Luna: “Non vedo nessun motivo per cui i no-
stri sforzi nello spazio esterno debbano riflettere così
fedelmente la discriminazione che esiste su questo
pianeta minore”.
Fu quindi reclutato Edward Dwight, che diventò
il primo pilota nero dell’aviazione a essere addestra-
to nell’Aerospace research pilot school della base
aerea Edwards. Ma, come ci racconta in Chasing the
Moon, fu quasi costretto ad andarsene dal suo co-
mandante, Chuck Yeager, che dette ordine alle altre
reclute di non rivolgergli la parola. Nel frattempo,
come racconta Brinkley, la Casa Bianca usò il pro-
gramma spaziale per cercare di promuovere lo svi-
luppo economico del sud, soprattutto dopo l’arrivo
di Johnson alla presidenza. “La Casa Bianca stava

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