E cacciò fuori da una cartella piena di documenti alcune foto che confermavano quanto mi stava
raccontando. Effettivamente era irriconoscibile, si percepiva chiaramente, dalle espressioni, dalla
prestanza fisica, dalla sfrontatezza, dalla crudeltà degli atteggiamenti, che era stato un boss di quelli
pesanti in tutti i sensi!! L’espressione del suo volto faceva davvero paura, più dei boss tradizionali!
Non riuscivo a credere che si trattasse della stessa persona, tanta era la differenza!
Dopo attenta riflessione intuii che quel grande cambiamento non dipendeva soltanto dalla malattia
che era cosa recente, di pochi mesi prima, ma immaginai, considerata l’evoluzione progressiva della
sua nuova personalità negli ultimi anni, che derivasse da un pentimento reale.
In quei giorni ne parlammo approfonditamente e ne ebbi conferma.
Mi raccontò che ad un certo punto della sua vita vedendosi perennemente chiuso in carcere, con la
moglie ed i figli da soli a casa, si rese conto che quella non era vita, e che avrebbe dovuto dare un
taglio netto alla sua esistenza proprio per godersi la famiglia.
Mi confessò, oltretutto, che aveva messo da parte una bella somma di denaro grazie ai reati
commessi nei decenni di “onorata” malavita, e quindi sarebbe potuto andare in “pensione”, e così
fece realmente. Sembrava un discorso grottesco, surreale, ma rispecchiava la realtà e la sua vita.
Il pentimento però fu tragicamente tardivo perché risultavano ancora tanti anni da scontare in
carcere, i figli intanto erano diventati adulti e la moglie ad un certo punto si ammalò gravemente.
Lui riuscì ad accudirla per un certo periodo di tempo grazie agli arresti domiciliari che ottenne, però
un giorno, secondo i suoi racconti forse surreali, i Carabinieri lo trovarono un metro fuori dalla
porta di casa e quindi lo arrestarono per evasione. Fu condotto in carcere ma i medici lo trasferirono
subito all’ospedale dove fu operato d’urgenza.
Da allora si trovava ancora ricoverato.
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