La mattina stessa avvertii la necessità di capire cosa mi stesse accadendo clinicamente, per cui mi
feci mostrare gli elettrocardiogrammi che mi avevano praticato la notte stessa, ed il responso fu la
presenza di aritmie di cui non avevo mai sofferto prima, come il “flutter atriale”; sfogliando la
cartelle clinica notai che in quei giorni si erano presentati altri segni patologici mai evidenziati in
precedenza, come il “bigeminismo” ed il “blocco di branca”; inoltre erano sempre presenti i segni di
un pregresso infarto inferiore ma occorrevano accertamenti ulteriori per confermarlo.
Capii quindi che la sofferenza fisica corrispondeva ad un notevole aggravamento delle mie
condizioni di salute, con l’entrata in scena di nuovi segni patologici e nuovi rischi più gravi della
sola “fibrillazione atriale ad alta risposta ventricolare” che già mi devastava notevolmente.
In pratica la situazione stava precipitando e, visto che i farmaci non avevano sortito l’effetto
curativo auspicato, l’unica soluzione sembrava essere l’intervento chirurgico di ablazione cardiaca
che in verità mi era stato già proposto qualche anno prima da uno specialista ma che io non potei
eseguire per la preoccupazione, qualora si fossero verificate complicazioni, di lasciare 4 figli orfani.
L’intervento però non si poteva eseguire né in quell’ospedale né in altri centri in Italia, sia perché
dirompeva ovunque il coronavirus e quindi le sale operatorie erano chiuse, sia perché ottenere
un’autorizzazione specifica dal Tribunale di Sorveglianza non sarebbe stato facile, come mi
avevano premesso alcuni medici. In realtà, quindi, non vi erano soluzioni, dovevo subire tutto in
silenzio, senza opporre resistenza, senza chiedermi perché.
Solo il silenzio innanzi a me. Null’altro.
In quelle condizioni, lasciandomi andare a frequenti riflessioni sulla Fede, unico mio conforto,
compresi molto meglio il silenzio di Gesù innanzi a Pilato; un silenzio apparentemente tetro,
desolante, straziante, innanzi al peggiore dei mali dell’uomo, all’ingiustizia più feroce.
Quel santo silenzio non rappresentò una resa definitiva innanzi al male che trionfava, che Lo
avrebbe portato a morte, ma l’espressione massima della Misericordia da parte di Cristo.