Il rientro in carcere
Finalmente raggiungemmo il carcere e vivemmo un momento di gran sollievo sia quando ci fecero
uscire dal tavuto del furgone sia quando ci tolsero le manette.
Nell’attesa del disbrigo delle solite procedure di ingresso in carcere, mi rinchiusero di nuovo nella
piccolissima e squallida cella senza prese d’aria dove fui condotto la prima notte dell’arresto, infatti
ne ricordai le drammatiche e sconsolanti sensazioni. Nel ritrovarmici di nuovo dentro, però, non
avvertii alcun imbarazzo particolare se non quel triste ricordo che sembrava accaduto secoli prima,
nella mia vita precedente, infatti nella nuova Alba il Buon Dio mi aveva lasciato in Dono molta più
saggezza e forza d’animo. Avevo giurato a me stesso che non mi sarei fatto turbare più da nulla, la
mia rinascita avrebbe trionfato su qualsiasi problema di qualsiasi natura.
Dio mi aveva rinnovato forza e virtù, e stavolta non le avrei sperperate.
Le facce intorno a me non erano affatto rassicuranti, e rimaneva sempre il dubbio sui nuovi
compagni di cella, su chi mi sarebbe capitato fra drogati, camorristi, assassini, e quant’altro di
peggio offrisse quel soggiorno forzato negli inferi. Ma avevo più fiducia e meno paura.
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