A parte la travolgente e divertente scena cinematografica, divenuta una delle più appassionanti di
sempre, che rappresentava davvero lo spirito combattivo dei detenuti rivoltosi, mi sentii fiero di
loro, dei loro sacrosanti principi di libertà e di dignità, e della protesta civile che stavano mettendo
in atto civilmente.
Non fu una guerra, non fu una rivolta, non fu un saccheggio, non fu un’evasione di massa, ma una
protesta civile, una battaglia combattuta a colpi di sentimenti, emozioni, commozioni!!
E la vinsero non con l’onore delle armi ma con la saggezza dei martiri, e tutti la apprezzarono,
anche gli “oppressori”, le guardie, che la preferirono alla rivolta vera e propria ed intuirono la
solennità di quell’eco tambureggiante, figlio dei tempi, figlio delle ingiustizie, della povertà,
dell’emarginazione.
Fu il suono più esaltante e commovente che le mie orecchie avessero mai ascoltato!
Durò pochi minuti e poi, lentamente come arrivò, l’eco tambureggiante si allontanò, lasciando nel
mio cuore un’emozione tra le più indimenticabili della mia vita.
Oggi, a distanza di tempo, cerco disperatamente in internet un suono che gli somigli anche soltanto
vagamente, ma non è reperibile.
Ha lasciato nella mia Anima un’impronta incancellabile, un’emozione intramontabile, risvegliando
in me desideri utopici di veder nascere finalmente una nuova civiltà ove regni l’uguaglianza sociale,
il rispetto per i più deboli, la lotta contro la povertà, contro la droga, contro i soprusi, contro
l’emarginazione, per garantire a tutti pari diritti, dignità, educazione, opportunità, lavoro.
Eppure non dovrebbe essere un’utopia, basterebbe seguire la Parola di Cristo.
Basterebbe, se non esistessero i delinquenti in giacca e cravatta che decidono le sorti del mondo
senza avere Dio nel cuore. Senz’anima e senza speranza.
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