Quando mi alzavo la mattina presto fortunatamente non mi vedeva nessuno - perché ero sempre il
primo a sollevarmi dal letto infatti mi svegliavo all’alba - altrimenti avrebbero riso a squarcia gola
nel vedermi conciato il quel modo.
La sera ero uno dei primi ad andare a letto anche perché volevo rivivere, da sotto le coperte come la
prima volta, il rito dell’eco delle sbarre percosse dai detenuti, che infatti ripetevano ogni giorno
puntuali verso le 21.00.
Era l’appuntamento più esaltante della giornata e lo attendevo con ansia per tutto il tempo.
Era diventato una sorta di buonanotte per me, come se qualcuno mi leggesse un bel libro, facendomi
provare prima l’esaltazione dell’appartenenza al valoroso popolo carcerario, e successivamente la
dolcezza, quando l’eco stava per terminare e si affievoliva lentamente, di una dolce melodia, una
ninna nanna che mi faceva addormentare fiero ed emozionato.
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