La nostra relazione fu scossa, ma in effetti anche rafforzata, dal terremoto del 1980 in Campania
che travolse la nostra routine, facendoci vivere non poche ansie e preoccupazioni dovute
all’impossibilità di comunicare assiduamente perché non esistevano ancora i cellulari.
Nel periodo iniziale, infatti, ci perdemmo di vista per qualche giorno perché, dopo quel fatidico 23
novembre, io andai a vivere lontano dal centro cittadino e non potemmo comunicare in alcuna
maniera. Furono giorni di intenso terrore perché si viveva immersi totalmente nella paura.
Un giorno tornai per cercarla ma non c’era nessuno a casa sua e pregai che si fosse soltanto
allontanata anche lei dalla città! Vissi quel periodo lontano da lei come un esilio forzato, ed avevo
continuamente timore che le fosse accaduto qualcosa, infatti ad un certo punto, contrariamente alle
disposizioni di mio padre, decisi di fare un ennesimo salto in centro e finalmente la trovai sotto
casa, abbracciandola e baciandola appassionatamente, felicissimi per essere entrambi ancora vivi!!
Piazza Casalbore dove abitava Giovanna e dove la ritrovai dopo giorni di assenza per il terremoto.
Furono giornate di grande tensione in quanto il terremoto fu devastante, ed alla fine si contarono
quasi tremila morti, per cui si viveva ogni giorno con il terrore di altre scosse.
Due miei amici di classe, Antonio e Carmine, avevano addirittura perso i genitori, morti sotto i loro
occhi in seguito al crollo del palazzo ove abitavano, in un paese vicinissimo alla città.