Il regolamento prevedeva che noi proponenti potessimo usufruire soltanto di 120 secondi, ripeto
solo 120 secondi, per presentare il nostro progetto agli investitori che si sarebbero seduti di volta in
volta al nostro tavolino, a rotazione, ed avremmo dovuto consegnare a ciascuno di essi una brochure
completa, magari con tanto di business plan!
In pratica tutta la mia vita era appesa a quei 120 secondi, mi dovevo giocare il tutto per tutto, e la
consegna della brochure mi angosciava particolarmente perché in essa era racchiuso tutto il mio
tesoro, tutto ciò che possedevo nella vita, che derivava da anni di impegno e dal grande intuito
imprenditoriale che avevo avuto nel concepire un progetto così valido.
Il sistema era davvero folle: ma com’era possibile mortificare fino a quel punto umili cittadini in
cerca di una svolta nella vita, con soli 12 0 secondi di colloquio a disposizione? E chi ci garantiva
che quegli investitori non avessero scopiazzato il progetto, realizzandolo in proprio, avendo ingenti
somme di denaro a disposizione? Oltretutto non conoscevamo i dati dei Business Angel a cui
avremmo dovuto consegnare il nostro “tesoro”! Neanche un nome e cognome!
Sembrava in tutto e per tutto una farsa organizzata da soggetti usurpatori, in cerca soltanto di idee
da realizzare in proprio, autodefiniti Business Angels ma che di fatto non possedevano alcun titolo
formativo o professionale che ce ne garantisse la serietà. Altro che Angels, sembravano furbetti
demoniaci!!
Immaginavo che tutti avrebbero detto, ritirando le preziose brochure, il classico: “le faremo sapere”
ed infatti purtroppo andò proprio così.
Fui costretto a partecipare perché ormai mi trovavo a Milano e quindi dovevo rischiare, considerato
che tutti i proponenti consegnavano i frutti del loro lavoro se pur sopraffatti dai miei stessi dubbi,
infatti con alcuni di loro a fine seduta mi confrontai e manifestarono la mia stessa preoccupazione e
delusione!
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