Esteticamente davvero, infatti, somigliavo incredibilmente alle raffigurazioni storiche dei Messi
Celesti, anzi sembravo una loro materializzazione terrestre.
Con la crescita rivedendo le mie foto da fanciullo riconoscevo i tratti delle rappresentazioni storiche
degli Angeli, e quindi quell’ipotesi suggestiva sembrava sempre più avvalorata, anche dal
trascorrere del tempo che non aveva modificato nulla nel mio immaginario, persistendo la strana
ipotesi. Anzi col senno di poi, considerati gli eventi inspiegabili capitati nel resto della mia vita, per
un periodo divenne francamente convinzione.
L’accostamento della scritta “Ancora” col disegno ossessivo delle tombe iniziai a valutarlo e
comprenderlo quando, tempo dopo, capitarono altri episodi inspiegabili, componendosi via via un
quadro di varie e complesse ambiguità spirituali non propriamente rassicuranti.
Mentre da fanciullo vivevo i miei comportamenti strani con naturalezza, non comprendendone la
straordinarietà, da più adulto invece la consapevolezza generava inquietudine, anche perché i
fenomeni si manifestavano con maggiore enfasi, con eventi più sorprendenti.
Da fanciullo, grazie alla natura artistica dei disegni, si comprendeva il tentativo di scacciare con
naturalezza e semplicità il senso di superiorità assoluta che possedeva la morte sulla vita visto che
avrebbe raggiunto prima o poi tutti gli esseri viventi, e di allontanarla da me nella versione
rappresentata da una tomba arida ed amorfa assegnandole il ruolo, molto più puro, di mezzo di
trasporto per l’eternità, per la definitiva unione con Dio.
La bellezza avrebbe salvato il mondo e la mia stessa vita, era questa grossomodo la mia filosofia
pura, cristallina.
Da più adulto invece il ruolo della purezza e le relative intenzioni si dissolvevano progressivamente
e naturalmente, e pertanto in cuor mio sopravvivevano soltanto le sensazioni di sgomento e di
incredulità.