Le celle non erano sovraffollate come nel resto d’Italia, e spesso si organizzavano eventi anche in
base alle festività classiche come il Natale e la Santa Pasqua. Esisteva anche un vivaio ove mi
sarebbe piaciuto lavorare per poter sostenere la mia famiglia anche durante la ingiusta detenzione.
Un corridoio addobbato per Natale Il vivaio ove immaginavo di poter lavorare
Dopo aver saputo che la carcerazione sarebbe stata obbligatoria, attesi che l’avvocato mi
comunicasse l’esito degli accertamenti che avrebbe effettuato per sapere se andava eseguita subito
cioè nel giro di poche settimane, il tempo che venisse emesso l’ordine di carcerazione, oppure dopo
l’udienza per le pene accessorie che sarebbe potuta avvenire anche uno o due anni dopo.
La notizia era importante ovviamente e quindi l’attesi nei giorni seguenti con una leggera
trepidazione ma con profonda Fede e totale abbandono al volere del Buon Dio.
Ogni tanto prendevo la macchina e mi allontanavo da solo, andavo sulla collina che domina Salerno
per passeggiare tra i prati, osservare la mia città dall’alto, pensare ad Annabella che durante la
carcerazione avrebbe potuto soffrire per la mia assenza, ed alle ovvie preoccupazioni sul mio stato
di salute! Soprattutto pensavo ad i miei figli ai quali non avrei potuto mai riferire della carcerazione
perché non avrebbero capito le assurde ingiustizie da me subite, e se anche ci fossero riusciti
avrebbero sofferto smisuratamente nel sapermi rinchiuso in una cella da innocente, per cui decisi di
comunicarlo solo una volta tornato a casa, dopo aver ottenuto un nuovo affido ai servizi sociali.
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