La Stampa - 09.03.2020

(Wang) #1
Con l’ultimo decreto, il presidente del Consiglio vie-
ta, fino al 3 aprile in zona arancione e al 15 marzo nel
resto del Paese, le attività didattiche in scuole e uni-
versità, autorizzandole a fare didattica online. Molti,
però, i nodi: gli esami scritti non possono essere so-
stenuti a distanza; l’identificazione degli studenti,
specie nei corsi universitari senza obbligo di frequenza e ad alta af-
fluenza, è difficile; e per i corsi, invece, a frequenza obbligatoria, la mi-
grazione all’online è complicata dal fatto che il docente non può obbliga-
re gli allievi a dotarsi di un computer e di una connessione a internet.

Qualunque insegnante, non servono abilitazioni. Chi
non ha esperienza, può prendere spunto da chi ce
l’ha. I siti della Siel, Società italiana di e-learning, e
della Sird, Società italiana di ricerca sulla didattica,
sono di aiuto così come i webinar, seminari sul web,
organizzati e messi in rete dal ministero dell’Istruzio-
ne, dalla rivista Tuttoscuola e dal progetto di ricerca Avanguardie edu-
cative. Un’altra fonte di ispirazione è il data-base Coursera, con miglia-
ia di corsi a pagamento, in genere in inglese, da decine di università in
tutto il mondo, e con la possibilità di vedere una parte del corso gratis.

Esiste in una versione pesante, con il docente
che, mentre fa lezione, vede i suoi allievi. Richiede
la connessione a banda larga e la disponibilità,
per il docente e per ogni allievo, di uno strumento


  • computer, tablet o smartphone - con microfono
    e videocamera e capace di selezionare e filtrare i
    segnali audio-video che arrivano dagli altri strumenti collegati
    nell’aula virtuale. Ed esiste una versione più leggera, con una lezio-
    ne unidirezionale del docente e la possibilità, al più, di fargli delle do-
    mande via chat.


È l’istruzione resa possibile da internet e che, negli ul-
timi vent’anni, solo in Italia, ha fatto fiorire 11 univer-
sità telematiche. Troppe, secondo l’ex ministro Lo-
renzo Fioramonti che, con un decreto di neppure tre
mesi fa, 23 dicembre, vietava l’e-learning e le moda-
lità miste, metà in aula e metà no, in quei corsi di lau-
rea che, come Scienze dell’educazione, Psicologia, Servizio sociale, for-
mano professionalità fondate sul rapporto con le persone. Ma l’attuale
ministro, Gaetano Manfredi, ha sospeso quel decreto e l’accademia,
complice il coronavirus, sta riscoprendo l’e-learning.

FRANCESCO MARGIOCCO


S


e la vecchia sala ci-
nematrografica
mantiene il suo fa-
scino davanti all’a-
vanzata dell’inter-
net-tv, un motivo ci
sarà. Davanti alla tv le distra-
zioni sono in agguato, la vec-
chia sala invece convoglia l’at-
tenzione e fa condividere le
emozioni. Anche l’aula ha que-
sto potere, e lo perde se la lezio-
ne avviene a distanza, da un
computer a uno smartphone.
«Fare una lezione online di
un’ora è impensabile. Già og-
gi, a volte, ci lamentiamo quan-
do un film al cinema dura due
ore». Carlo Cappa, 43 anni, è
ordinario di storia della peda-
gogia e studioso di pedagogia
comparata all’Università Tor
Vergata di Roma e al Collège
international de philosophie
di Parigi. Presiede il Sicese, as-
sociazione degli studiosi italia-
ni di educazione comparata, e
fa parte del direttivo del Cese,
la sua versione europea.
Quanto deve durare una lezio-
ne online?
«Non più di venti minuti, se è
una lezione di tipo frontale, da
un docente a tanti allievi,
pre-registrata. Altrimenti l’at-
tenzione cala».
Qual è il rischio da evitare?
«Quando parliamo in aula, o al
bar, adattiamo il nostro parla-
re alle reazioni degli altri. Se
capiamo che non capiscono, o
che li stiamo annoiando, rea-
giamo. In una lezione registra-
ta, questo scambio non c’è e
noi insegnanti rischiamo di
parlare troppo difficile, di di-
ventare noiosi».
A meno che la lezione, anche
se su internet, non sia un dia-
logo con gli studenti.
«È difficile: l’insegnante deve
avere uno strumento per sele-
zionare e filtrare i segnali au-
dio-video che arrivano dai
suoi allievi, e devono averlo an-
che gli allievi. Poi ci vuole una
buona connessione, il wi-fi
non basta. In questa situazio-
ne, dovremo accontentarci del-
la modalità unidirezionale,

dal docente agli studenti».
E chi non ha mai fatto lezioni
online, come si preparerà?
«Sperimentare diverse forme
di didattica fa parte del mestie-
re dell’insegnante. Se mi accor-
go che la mia lezione arriva so-
lo al 50% dei miei studenti, cer-
cherò qualcosa di nuovo, pro-
muoverò i lavori di gruppo».
Questo nella norma, ma su in-
ternet è lo stesso?
«Consiglio di dedicare un po-
meriggio alla visione delle buo-
ne pratiche, su internet ce ne
sono tante (vedi il riquadro
“chi può svolgerlo” a destra,
ndr.). E consiglio, dopo la pri-
ma lezione, di ascoltare le rea-
zioni degli studenti per capire

se possiamo migliorarci».
In generale, all’università, co-
me la state prendendo?
«Generalizzando molto, direi
che dipende dall’età. Un do-
cente quarantenne ha, in me-
dia, una buona dimestichezza
con gli strumenti informatici e
nessun problema a fare una le-
zione da casa. Un docente ses-
santenne può opporre qual-
che resistenza».
La lezione su internet è più
difficile?
«Senza dubbio. La telecamera
registra ogni nostra incertez-
za. La preparazione richiede
più tempo. E questo cambio di
marcia richiede, da parte no-
stra, molta flessibilità e un po’
di umiltà».
E gli esami su internet?
«Vedo due problemi. Il primo
è l’identificazione degli stu-
denti, nient’affatto banale per
quei corsi, e sono tanti, fre-
quentati da 100, 200 o 300 per-
sone. Il secondo è il contesto in
cui si trova lo studente: io che
lo interrogo non so chi o cosa
ha accanto a sé. Credo che mol-
ti esami slitteranno».
Vista dal lato degli studenti,
cosa bisogna fare?
«Per trarre il massimo profitto
dalle lezioni a distanza, ci so-
no i test di auto-valutazione.
Non sono esami, ma, fatti a più
riprese, servono agli studenti
a capire a che punto sono e a
presentarsi all’esame solo se
pronti».
Da tutta questa storia possia-
mo ricavare comunque un in-
segnamento?
«Scuole e università sono luo-
ghi di scambio, attraggono per-
sone da diverse parti del quar-
tiere, della città, del Paese e
del mondo. Questa storia an-
drà avanti un bel po’. Ma guar-
diamo il lato positivo, questa si-
tuazione ci farà riflettere sulle
potenzialità dell’e-learning, e
sulle possibili commistioni tra
vecchio e nuovo. Se devo spie-
gare il barocco, io che vivo a
Roma, sarò più efficace in aula
o in video, davanti a una chie-
sa del Borromini?». —
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EMERGENZA


LA GUIDA
ALLE REGOLE

«Bisogna limitare
la durata delle sessioni
per questo tipo di
insegnamento.
Altrimenti
l’attenzione cala»

CARLO CAPPA


PRESIDENTE DEL SICESE,


ASSOCIAZIONE STUDIOSI ITALIANI


EDUCAZIONE COMPARATA


Didattica online, i consigli dell’esperto


Cappa: lezioni mai più lunghe di 20 minuti


«La telecamera
registra ogni nostra
incertezza. E questo
cambio di marcia
richiede flessibilità
e un po’ di umiltà»

I nodi da sciogliere

Chi può svolgerlo

Come funziona

Cos’è l’insegnamento a distanza

LUNEDÌ 9 MARZO 2020LASTAMPA V


T1

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