Corriere della Sera - 21.03.2020

(Elle) #1


32 Sabato21Marzo2020 Corriere della Sera


C


he qualcosa di
arcaicocome
un’epidemia sia
riuscitoabloc-
caree a mettere
in seria difficol-
tà una società
avanzatacome
quella del Nord Italia ha qual-
cosa di sbalorditivo. Ci trovia-
mo davantiauno scenario
inedito, che ci deve spingere a
capirepiù in profondità il
mondo in cui viviamo.
Con-tangere. È questa la ra-
diceetimologicadi«conta-
gio», la stessa dicon-tatto.
Dunque si tratta di unfeno-
meno che haache farecon
quello che Heidegger chiama
«esserecon». Con l’inevitabi-
le «toccarsi» del vivere socia-
le. Ma anchecon l’esposizione
alla natura, cioè a ciò che non
è sotto il nostrocontrollo.
Ci siamo abituati all’idea di
un mondo ad altaconnessio-
ne. Siamo incomunicazione
istantaneaconogni dove,
mentrelanostraconoscenza
dell’epidemia si aggiorna
ogni minuto. Con-nessione,
co-municazione,co-noscen-
za, tutteparole che,come
con-tagioecon-tatto, sifor-
manocon il prefisso -co.
Contrariamenteaquanto
siamo portatiapensare, la
terra non è abitata da miliardi
di «Io» che vivono gli uni in-
dipendentemente dagli altri e
dall’ecosistema che li ospita.
Checenerendiamocontoo
no, ognuno di noi vive «con»
altri e altro da sé.
Si può e si deve dunque dire
che la vita socialeèsempre
con. Anche se acambiare so-
noimodi in cui questocon
viene organizzato.Persino la
con-correnza (che etimologi-
camente significa «correre in-
sieme») dovrebbe esserecor-
rettamenteintesa in questo

senso.Per non dire nulla della
col-laborazione, dellaco-ope-
razione, dellaco-munità.
In effetti, vivereinuna so-
cietà avanzata significa gode-
redeivantaggi di un mondo
in cui si sono aumentate la li-
bertàel’autodeterminazione
di ogni «Io» grazie al rafforza-
mento, ampliamentoeacce-
lerazione deicanali, delle in-
frastrutturee dellecondizioni
delcon -.
Macome stiamo dolorosa-
menteimparando in questi
giorni, ciò ci espone anche a
problemi nuovi. Pernatura e
portata.
Èproprio perché le nostre

società sono avanzateche il
coronavirus si è potuto trasfe-
rire nel giro di poche settima-
ne da una sperduta località
della Cina in tuttoilmondo.
Ed è acausa dellacondivisio-
ne di unaconoscenza e di una
comunicazione impensabili
fino a pochi anni fa che ci ri-
troviamo a seguire giorno do-
po giorno, ora dopo ora l’evo-
luzione dell’infezione. Così,
ciò che in passatovenivavis-
sutoin modo fatalistico, oggi
vienecombattutocon la
scienzael’organizzazione.
Nellaconsapevolezzacondivi-
sa — non facile dareggere sul
pianocollettivo — che si tratti
di una battaglia durissima.
Laveritàèche oggi siamo

cheladomanda di sicurezza
non sia un alibi per sgravarsi
dalle proprie personalire-
sponsabilità. Ancora Heideg-
ger ci aiuta a fare questo pas-
so: in tutteleforme che può
prendere, il nostro«essere
con»comporta la cura. Cura
verso di sé, l’altro, il mondo
intero.
L’esperienzacosì dramma-
tica delcontagio di queste set-
timane ci diceche abbiamo
ancora molta strada da fare se
vogliamoreggere laco-abita-
zione nel mondo iperconnes-
so. Ma soprattutto ci insegna
che ogniforma dicon esige di
riconoscere il legame origina-
rio tra l’Io e l’altro. Da ciò deri-
vaquellaresponsabilità della
cura senza la quale ilcon de-
cadevelocementeincon-flit-
to.
Non staforse qui la possibi-
lità (teorica) difermare ilcon-
tagio? Diventassimo tutticon-
sapevoli dei nostricomporta-
mentiepiù attenti ai gesti
quotidiani—rispettando ri-
gidamente le indicazioni date
dalle autorità—potremmo
arrestare oggi stesso la diffu-
sione dell’infezione.
Lecose sonoovviamente
piùcomplicate. Ma rimane
che ilcovid-19 ci chiede— an-
zi esige—questoesercizio.
Che dovremo poi applicarea
tanti altri ambiti della nostra
vita: lacomunicazione (il mo-
do in cui prendiamo la parola
neivari circuiti socialeme-
diali),laconcorrenza (il no-
stro rapportocol mercato), la
contaminazione (tutto iltema
ambientale), lacomunità (il
nostromodo di essereparte
dei mondi social nei quali vi-
viamo).
L’Italiaèchiusa. Ma solo
per riaprire. In modo piùcon-
sapevole.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

tutti più impigliati gli uni ne-
gli altri. Il potenziamento del-
l’iocomporta un infittimento
delcon.
Di fronteal diffondersi del
contagio l’Italia è stata chiusa.
Unacosa impensabile fino a
pochi giorni fa. Così il fanta-
smaimmunitario—dichiu-
sura, difesa,respingimento
—che da anni circola anche
da noi diventa improvvisa-
menterealtà. Costringendoci
a un momento diverità.
Da una parte,variconosciu-
ta la superficialitàconcui si
sonovalutateleimplicazioni
dell’aumentataconnessione.
Il riscaldamentoglobale, il
terrorismo, le grandi migra-
zioni, letensioni sui dazi, l’in-
stabilità economica, le epide-
mie planetarie. L’elencodei
problemi che derivano dalla
ristrutturazione delcon avve-
nutoafine ‘900èlunghissi-
mo. Ma chi ne ha saputo pre-
vedere la portata?
Dall’altra parte, è subito evi-
dentel’effettoclaustrofobico
che la chiusura portaconsé.
La separazione ci appare inso-
stenibile: nonènépossibile
né desiderabile disincagliarsi
dal destinocomune che l’in-
terconnessione globale ha
creato.
Unadelle possibili radici
etimologiche deltermine lati-
no «sicurezza» è «sine cura».
Di fronte alle tante e sorpren-
denti insicurezzedel nostro
tempo, l’io immunitariovor-
rebbe sottrarsi allaresponsa-
bilità dellaconnessione chie-
dendoaqualche sistema di
farsicarico, a nome suo, degli
oneri che le nuoveforme del
con comportano. Letecniche,
le organizzazioni, le istituzio-
ni di cui disponiamo (esse
stesseforme dicon) sono e
restanofondamentali. Ma oc-
correstareattentiaevitare


diFrancoArminio


UNAGIORNATADILUTTO
EDRAPPINERIAIBALCONI
PERRICORDAREIMORTI

E


ccolaletterachevorreiinviareal
PresidentedelConsiglio.
«Certamentenonlesfuggeche
l’inevitabiledecisionediimpedirelo
svolgimentodellenormalicerimonie
funebrièunacosainauditanellastoria
millenariadeipopoliitalici.Moriredi
coronavirusoggièunpo’comesparire.
Credochetuttoilpopoloitalianosidebba
stringereintornoaifamiliaridellevittime
checisonostatefinquiepurtroppoci
sarannoneiprossimigiornienelle
prossimesettimane.Mipiacerebbeche
venisseproclamataunagiornatadilutto
nazionale.Oltrecherispettarelenormeper
impedirenuovicontagi,oltreche
concentraretuttiglisforzipossibilisulla
battaglianegliospedali,abbiamobisogno
anchedimomentidalfortevalore
simbolico.Sarebbebellocheognifamiglia
fosseinvitataadattaccareaibalconiun
piccolodrapponeroinsegnodilutto,come
avvenivaunavolta.Sarebbebellocheper
dieciminuti,apartiredamezzogiorno,ci
fosseuntempodiraccoglimentoinogni
famiglia,unmomentodipreghieraodi
silenzio,unmodopersalutareidealmente
tuttelepersonechesonomorte.Lacoesione
nazionaleèunbenepreziosissimoin
questomomento.Prima,inunasortadi
egoismocorale,eravamotuttiassieme,ma
ognunopercontosuo.Adessosiamo
ognunopercontosuo,matuttiassieme.
Anchepiangere,meditare,stareper
qualcheminutoinpreghieraoinsilenzio,
puòessereungrandelievitoperfarfronte
aimomentidifficilicheancoraci
aspettano.Seèunmomentoinaudito,
anchelapoliticadeveconiugarescrupoloe
aperturaall’impensato.Lapoliticapuò
essereunabellaerigorosacornicedovegli
italianiprovanogiàdaoraacostruireun
legamepiùsaldotradiloro.Unacomunità
veradevetenereassiemeivivieimorti.La
politicadeveessereallostessotempo
efficaceelirica,deveconiugarelosguardo
delleregoleeleregoledellosguardo.
Cordialisaluti». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ilcorsivodelgiorno


LANECESSITÀDIRICONOSCERE


IL LEGAME TRAL’IO EL’ALTRO


EpidemiaL’esperienzadrammaticadelcontagiocidice


cheabbiamoancoramoltastradadafaresevogliamo


reggerelaco-abitazionenelmondoiperconnesso


diMauroMagatti


ANALISI
&
COMMENTI

SEGUEDALLA PRIMA


C


omeènoto,laGerma-
niaeiPaesi del Nord
sono semprestati
ostili agli eurobond,
convinti che si tratti di
uncavallo di Troia medianteil
quale alcuniPaesi del Sud ad
altodebitopubblicocercano,
in nome dell’europeismo, di
mettereuna partedel lorode-
bitosulle spalle dei frugali cit-
tadini del Nord, invecediri-
durrelaspesa pubblicaema-
gari tassare un po’ i maggiori
patrimoni neiPaesi del Sud.
Ricordo che lacancelliera
Merkel, quando in un’occasio-
ne importante dovettecedere
alle pressioni esercitatedal-
l’Italiaconl’appoggio di Fran-
ciaeSpagna, mi disse un po’
rabbuiata: «Evabene, questo

(il via libera agli interventi di
stabilizzazione della Bce) l’hai
ottenuto; ma gli eurobond no,
notinmylifetime !». Non le
chiesi allora se si riferisse alla
suavita politica. Ebbene, oggi
non escluderei che almeno i
primi passi sulla strada degli
eurobond lacancelliera debba
vederli,forse assecondarli, pri-
ma di lasciarelasuacarica.
Perché?Peruna questione
dicosti e benefici politici, agli
occhi deitedeschi e dei nordi-
ci. Ilcostodell’acconsentire
agli eurobond è minore che in
passato, il beneficioèmag-
giore(operlomeno, questi
sono gli argomenti che userei
se dovessi persuaderli).
Minorecostopolitico. Da
«vendere» ai diffidenti eletto-
ri tedeschi o, diciamo, olande-
si, una proposta sugli euro-
bond in questomomentoè
menorovinosa. Anzitutto,

non sono solo gli italiani (o i
greci) che li propongono. So-
novoci da diversiPaesi checo-
mincianoaragionarecosì.
Perfino dentrolaBce,latede-
scaSchnabel del Comitato
esecutivoeilfinlandeseRehn
del Consiglio dei governatori
hanno espresso aperture.
El’Italia? L’Italia, se sa spie-
garloesonocertoche il gover-
noèingrado di farlo,èquesta
volta in una posizione di high
moralground enon di moral
hazard .Ilcoronavirus sièab-
battutosull’Italia in modo più
rapidoepiù graveche sugli al-
triPaesi europei. Non sappia-
mo perché, macerto non per
colpe italiane. Certo, l’Italia au-
menterà di moltoildisavanzo.
Ma, questavolta, nonèundisa-
vanzomoralmenteriprovevole,
come di solitoloèaicerulei oc-
chi dei nordici. Anzi, proverei a
direalla Merkel, nellavostra

prospettivamorale non si trat-
ta neppure diverodisavanzo.
Gli italiani, privatieimprese,
prima hanno pagatouna tassa,
imposta dalloStatoper tutelare
la salutepubblica(perdita di li-
bertà, perdita direddito, perdi-
ta di profitti); poi loStatoliri-
storerà almeno in partedella
perdita che hanno subitoafa-
voredellacollettività. Non è,
questavolta, un banale disa-
vanzodaspesacorrente,asco-
po magari elettorale. Tutt’altro!
La GermaniaeilNordnon
si troverebberoadover accet-
tarenessuncavallo di Troia.
Farebberoavanzarediunpas-
so lacostruzione europea, an-
che nel lorointeresse.Per
esempio, il mercatoeuropeo
deicapitali si doterebbe, un
po’ allavolta, di titoli pubblici
considerabili safeasset eche,
coniltempo, godrebberodi
una liquidità che oggi non
hanno neppureititoli diStato
tedeschi (come si argomenta-
vanel 2010 nel rapportoper la
Commissioneeuropea intito-
lato«Una nuovastrategia per
il mercatounico»).

Minoreilcostopolitico,
dunque.Emaggiore,abenve-
dere, il beneficio, sempreagli
occhi del Norde,direi, non so-
lo loro. Due aspetti soltanto.
Unosviluppo degli euro-
bond discendentedalla situa-
zione attuale (che però, presi-
denteConte, potrebberochia-
marsi «European Health Bon-
ds,» più che Coronavirus
Bonds,conuna visione più
ampia, rivolta al futuroealla
salutepubblicadell’Europa,
nuovagrande sfida per tutti
noi), promosso soprattutto
dall’Italia, può esserepresen-
tatocome una via europea per
dotareilnostroPaese,ecioè il
fronteSud dell’Europa, di un,
diciamo pure, bastioneforte
di eccellenza sanitaria, utile
non solo per noi ma anche per
riequilibrarel’intera Europa e
rassicuranteanche per il
Nord, guardando ai movi-
menti migratori del futuro,
che dovranno esserediscipli-
natiegestiti, ma non potran-
no essereazzerati, neppure
nell’interesse dell’Europa.
In secondo luogo, traibene-

LACRISI


EUROBOND,ORASIPUÒ


fici che la Germania dovrebbe
valutare, se lascia nasceregli
eurobond,cene sarebbe anche
unocaroaitedeschiesoprat-
tuttoaquelli delcentrodestra.
Nonsigetterebbe alle ortiche,
come un po’ pervolta sta acca-
dendo, la Bcepensatacome
bancacentrale indipendente
dai mercati edalla politica. Agli
occhitedeschi, lo sappiamo, il
Quantitativeeasing (2015-2019)
eledecisioni di Christine La-
garde (esaminateacutamente
da FrancescoGiavazzi sul Cor-
riere di ieri)sono, nel migliore
deicasi, gravi maliforse neces-
sari.Peròovelapoliticamone-
taria (se ancora si può chia-
marlacosì) dovessecontinuare
aportaredasola il peso di
un’eurozona non dotata di altri
adeguati strumenti di politica
economica, nonresterebbe più
nientediquel che avevafatto
della Bundesbank l’istituzione
di cuiitedeschi erano più or-
gogliosi. Insomma, direi alla
cancelliera,forse dovetesce-
gliere:lasciar nasceregli euro-
bondolasciar morirelaBce?
©RIPRODUZIONE RISERVATA

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