Internazionale - 28.02.2020

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cellare è stato rafforzato. Dal punto di vista
politico il controllo delle malattie tende a
penalizzare tutti gli attori coinvolti. Sfortu-
natamente per i leader politici, i loro piani
non sono ostacolati solo dagli esseri umani.
Anche i patogeni, infatti, hanno l’abitudine
di spiazzare i governi. Nel 1918, dopo un’i-
niziale e blanda diffusione del contagio nei
primi mesi dell’anno, sfumata con l’inizio
dell’estate, l’influenza responsabile della
successiva pandemia tornò in forma più
forte alla fine di agosto. La maggior parte
delle morti ci fu nelle tredici settimane tra
metà settembre e metà dicembre. All’epoca
l’Australia impose una quarantena molto
efficace, scongiurando la seconda e più
mortale ondata di contagio. Ma le autorità
australiane cancellarono il provvedimento
troppo presto, e nei primi mesi del 1919 la-
sciarono entrare una terza ondata, che uc-
cise dodicimila persone.
Anche se il ritmo del contagio da coro-
navirus in Cina sembra rallentare, sarebbe
comunque pericoloso presumere che il peg-
gio sia passato. Altre due epidemie recenti
di coronavirus – la Sindrome acuta respira-
toria grave (Sars) del 2003 e la sindrome
respiratoria mediorientale del 2012 – non
hanno avuto alcuna ondata preliminare e
avevano tassi di contagio e di mortalità di-
versi tra loro e apparentemente anche
dall’attuale coronavirus, responsabile della
malattia chiamata Covid-19. Questo per-
ché ogni nuovo virus si comporta in modo


diverso, oltre ad avere la tendenza a mutare
e cambiare il proprio comportamento du-
rante l’epidemia.
I virus sono sempre un passo avanti ri-
spetto agli esseri umani: quando ne arriva
uno nuovo, noi stiamo rispondendo ancora
al precedente. Dopo essere stata accusata
di aver reagito in modo sproporzionato
all’epidemia di febbre suina del 2009,
l’Oms nel 2014 ha adottato un approccio
più prudente all’epidemia di ebola in Africa
occidentale, attirandosi una valanga di cri-
tiche per la sua lentezza. I ricordi della Sars
sono ancora vivi in Cina. Il governo e la po-
polazione hanno imparato molto da quell’e-
sperienza. I primi casi furono rilevati nella
provincia meridionale di Guangdong a no-
vembre del 2002. Negli otto mesi successivi
la Sars infettò ottomila persone in 26 paesi.
I morti furono ottocento, la maggior parte
in Cina e a Hong Kong. In quel momento la
popolazione si accorse che le epidemie so-
no un fenomeno pericoloso, mentre il go-
verno cinese scoprì che non poteva più con-
tare sull’ubbidienza incondizionata, so-
prattutto dopo aver nascosto la portata
dell’epidemia. Nel vuoto d’informazione si
diffusero paura e voci incontrollate, con va-
ri episodi di violenza in tutto il paese. Sfor-
tunatamente Pechino non sembra aver
imparato la lezione più importante della
Sars, ovvero la necessità d’introdurre un
regolamento per i mercati degli animali vi-
vi, fonte di molte zoonosi. Il 22 gennaio la
Cina ha vietato temporaneamente il com-
mercio di prodotti derivati da animali sel-
vatici. Ma è risaputo che questi divieti sono
inefficaci: durante l’epidemia di Sars un
bando simile provocò un’impennata delle
vendite sul mercato nero. Non c’è da stupir-
si, considerando che il 60 per cento dell’ap-
provvigionamento alimentare dei cinesi
dipende dai mercati di animali vivi. Questi
sono solo alcuni dei motivi per cui l’Oms si
affida agli antropologi come Christos Lyn-
teris per mettere a punto una risposta alle
epidemie.
L’Oms continua a sottolineare che per
prepararsi alle prossime pandemie il mon-
do deve adottare misure a lungo termine, a
cominciare dagli investimenti nei paesi più
poveri. Forse ora i governi ascolteranno i
consigli degli esperti. Il 10 febbraio la banca
d’investimenti Morgan Stanely ha comuni-
cato che l’epidemia in Cina potrebbe osta-
colare la ripresa della crescita globale. Le
catene di distribuzione sono state interrotte
su scala mondiale, anche se non è chiaro fi-

no a che punto il fenomeno sia dovuto al
virus o a misure di contenimento contro-
producenti. Un finanziamento relativa-
mente modesto per le infrastrutture sanita-
rie nei paesi in via di sviluppo e un approc-
cio razionale – per esempio la regolamenta-
zione scientifica dei mercati di animali vivi


  • avrebbero evitato buona parte dei danni
    inflitti dal nuovo coronavirus.


Popolazione arrabbiata
Intanto in Cina è in corso un esperimento
senza precedenti sul contenimento delle
malattie. In passato la risposta di Pechino
alle malattie è stata fortemente restrittiva,
ma ora il governo sembra aver adottato un
atteggiamento più aperto, anche perché
con i social network è più difficile nascon-
dere le notizie. Finora la popolazione sem-
bra aver seguito le direttive, ma la frustra-
zione è evidente. La rabbia è esplosa sui
social network il 7 febbraio, dopo la morte
del medico Li Wenliang, che a dicembre
aveva dato l’allarme sulla presenza di un
nuovo virus, per poi essere accusato dalla
polizia di aver diffuso notizie false.
Gli storici della medicina sottolineano
da tempo che la democrazia è poco efficace
durante le epidemie, quando servono misu-
re rapide e incisive. La crisi attuale sta met-
tendo alla prova una gestione alternativa,
che ha i suoi difetti. I leader cinesi si vanta-
no della loro capacità di sconfiggere le ma-
lattie come un segno di grande forza, ma
cosa succede se la malattia vince? Il presi-
dente Xi ha concentrato tutto il potere at-
torno a sé, e questo lo renderà un bersaglio
facile per una popolazione infuriata e spa-
ventata se la sua strategia dovesse fallire.
Forse è per questo che Xi è rimasto lontano
dai riflettori, permettendo ai suoi luogote-
nenti di mostrarsi in pubblico mentre gesti-
scono la situazione.
Il New York Times ha citato un politolo-
go di Pechino, Rogn Jiang, che ha proposto
un parallelo tra i danni causati alla legitti-
mità del regime dall’epidemia e quelli cau-
sati dal massacro di Tiananmen nel 1989.
La speranza è che anche Xi possa dire addio
al dio della peste. Comunque andrà a finire,
solo il tempo ci dirà quali saranno le conse-
guenze di questa epidemia per Xi Jinping,
per la Cina e per il resto del mondo. u as

Seoul, Corea del Sud, 24 febbraio 2020


L’AUTRICE
Laura Spinney è una giornalista scientifica. Il
suo ultimo libro è 1918. L’influenza spagnola. La
pandemia che cambiò il mondo (Feltrinelli 2019).
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