Internazionale - 28.02.2020

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Africa e Medio Oriente


L

e parti in conflitto in Sud Sudan
hanno ancora una volta dichiarato
la fine ufficiale della guerra civile
che negli ultimi sei anni ha causato
380mila morti e milioni di sfollati. Il 22 feb-
braio 2020 il presidente sudsudanese Salva
Kiir ha nominato primo vicepresidente il
leader dell’opposizione Riek Machar ri-
spettando sul filo del rasoio il termine, rin-
viato già due volte, per la formazione di un
governo di transizione, come previsto
dall’accordo di condivisione del potere fir-
mato nel settembre del 2018. Kiir ha nomi-
nato altri quattro vice, due delle forze di
governo e altri due dell’opposizione. Il go-
verno di transizione guiderà il paese fino
alle elezioni, previste fra tre anni.
È l’ultimo tentativo di mettere fine al
conflitto scoppiato nel dicembre del 2013,
due anni dopo l’indipendenza, fra le truppe

fedeli a Kiir e quelle alleate di Machar. Nel
discorso alla nazione del 22 febbraio Kiir ha
invitato i sudsudanesi al perdono assicu-
rando che la pace è “irreversibile”. I cittadi-
ni hanno reagito alla notizia in modi contra-
stanti. “Il paese è diviso lungo linee tribali e
il fatto che loro due si siano uniti è un passo
fondamentale”, afferma John Garang, un
abitante di Juba. Ayuel Chan, giornalista
della tv di stato, è più scettico: “A meno che
non succeda qualcosa di drastico, non ci sa-
ranno grandi cambiamenti”.
Restano forti i timori riguardo a possibi-
li “difficoltà e malfunzionamenti” del nuo-
vo governo, in particolare di fronte ai gravi
problemi che dovrà affrontare. Alan
Boswell, dell’International crisis group, os-
serva che gli accordi in materia di sicurezza

sono “un caos assoluto”. Secondo l’ultimo
accordo di pace, almeno 41.500 soldati pro-
venienti sia dalle forze governative sia da
quelle dell’opposizione avrebbero dovuto
unirsi per formare un esercito nazionale,
ma questo non è ancora accaduto.
Poi c’è la questione spinosa delle suddi-
visioni amministrative. La settimana scor-
sa Kiir, accettando una richiesta dell’oppo-
sizione, ha detto di essere disponibile a
tornare a una divisione in dieci stati, invece
dei 32 creati nel 2015. Ma allo stesso tempo
ha annunciato la creazione di tre aree am-
ministrative supplementari, un’iniziativa a
cui Machar si oppone.

I danni della guerra
Anche se si dovessero superare questi pro-
blemi, anni di guerra hanno lasciato il pae-
se in macerie, per non parlare della corru-
zione e degli abusi dei diritti umani com-
messi nella più totale impunità. Secondo un
recente rapporto delle Nazioni Unite, i
sudsudanesi sono “ridotti alla fame in mo-
do deliberato, sistematicamente sorveglia-
ti e costretti al silenzio, arrestati e detenuti
in modo arbitrario, senza accesso ai tribu-
nali”. Dal rapporto emerge anche il coinvol-
gimento di funzionari governativi nel “sac-
cheggio di fondi pubblici”, con milioni di
dollari rubati al fisco. Secondo l’Onu 7,5
milioni di sudsudanesi hanno bisogno di
aiuti. Circa 200mila civili vivono in centri
d’accoglienza delle Nazioni Unite in tutto il
paese e più di 1,1 milioni di persone soffro-
no la fame. Una recente alluvione e la mi-
naccia di un’invasione di locuste stanno
peggiorando una crisi alimentare già gra-
vissima.
La nascita del governo di transizione è
stata possibile solo per le intense pressioni
della comunità internazionale e dei dona-
tori stranieri che hanno provveduto finora a
soddisfare i bisogni umanitari del Sud Su-
dan. “La comunità internazionale non ne
può più di fornire servizi a cui dovrebbe
pensare il governo del Sud Sudan”, ha di-
chiarato a gennaio Tibor Nagy, vicesegreta-
rio di stato per l’Africa degli Stati Uniti. La
coesistenza pacifica tra Kiir e Machar sarà
una prova importante, ma ancor più crucia-
le sarà capire se i milioni di profughi e sfol-
lati riusciranno a fidarsi al punto da tornare
volontariamente alle loro case.
“Mettere fine alla guerra è un conto”,
dice Boswell. “Ma per rimettere insieme i
pezzi del Sud Sudan e riparare i danni della
guerra ci vorranno generazioni”. u gim

La pace in Sud Sudan


è un percorso a ostacoli


Il 22 febbraio è stata annunciata
la creazione di un governo di
unità nazionale. È un primo
passo verso la soluzione del
conflitto in corso dal 2013, ma
restano molti nodi da sciogliere

Sam Mednick, Al Jazeera, Qatar


ANDREEA CAMPEANU (REUTERS/CONTRASTO)


Un campo di addestramento a Gorom, Sud Sudan, 17 febbraio 2020
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