Internazionale - 28.02.2020

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Economia


interna al capitalismo, tra due modelli
che si scontrano l’uno con l’altro.
Nella storia umana il trionfo di un si-
stema o di una religione è spesso seguito
da uno scisma tra le varianti dello stesso
credo. Dopo essersi diffuso nel Mediter-
raneo e nel Medio Oriente, il cristianesi-
mo fu attraversato da feroci dispute ideo-
logiche che sfociarono nella prima gran-
de spaccatura religiosa tra chiesa orienta-
le e chiesa occidentale. Lo stesso vale per
l’islam, che dopo la sua vertiginosa
espansione si divise in sciiti e sunniti, e
per il comunismo, che ebbe una versione
sovietica e una maoista. Sotto questo
aspetto, il capitalismo non fa eccezione:
oggi dominano due modelli, che si diffe-
renziano dal punto di vista politico, eco-
nomico e sociale.
Negli stati dell’Europa occidentale, in
Nordamerica e in altri paesi, come l’In-
dia, l’Indonesia e il Giappone, domina
una forma meritocratica liberale di capi-
talismo: un sistema in cui gran parte della

produzione è affidata al settore privato,
che incentiva i talenti a emergere e cerca
di garantire opportunità a tutti attraverso
misure come la scolarizzazione gratuita e
le tasse di successione. Poi esiste il capita-
lismo guidato dallo stato. La Cina è l’e-
sempio principale, ma questo sistema sta
emergendo anche in altre parti dell’Asia
(Birmania, Singapore, Vietnam), in Euro-
pa (Azerbaigian, Russia) e in Africa (Alge-
ria, Etiopia, Ruanda). È un sistema che
privilegia alti tassi di crescita economica e
limita i diritti politici e civili delle persone.
Queste due versioni del capitalismo
sono in competizione perché sono pro-
fondamente intrecciate tra loro. L’Asia,
l’Europa occidentale e il Nordamerica,
che insieme rappresentano il 70 per cento
della popolazione mondiale e l’80 per
cento della produzione economica, sono
costantemente in contatto attraverso il
commercio, gli investimenti, il movimen-
to delle persone, il trasferimento di tec-
nologie e lo scambio d’idee. Queste con-

nessioni e collisioni hanno creato tra l’oc-
cidente e alcune parti dell’Asia una com-
petizione resa ancora più accesa dalle
differenze tra i rispettivi modelli di capi-
talismo. Sarà questa rivalità, e non quella
tra il capitalismo e un sistema alternativo,
a determinare il futuro dell’economia
globale.
Nel 1978 quasi il 100 per cento della
produzione economica cinese era affidato
al settore pubblico. Ora quella quota è sot-
to il 20 per cento. Nella Cina di oggi, come
nei paesi capitalisti occidentali, i mezzi di
produzione sono per lo più in mani priva-
te, lo stato non impone alle aziende deci-
sioni sui prodotti e sui prezzi e la maggior
parte dei lavoratori percepisce un salario.
La Cina, dunque, si caratterizza come un
paese assolutamente capitalista.
Oggi il capitalismo non ha rivali, ma i
due modelli descritti in precedenza pro-
pongono modi molto diversi di struttura-
re il potere politico ed economico all’in-
terno di una società. Il capitalismo a guida

MAPS


Dalla serie Insert coins. Las Vegas, Stati Uniti, 2016
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