Internazionale - 28.02.2020

(backadmin) #1

Album


Grimes
Miss Anthropocene
4AD
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Ogni nuovo disco di Grimes è
carico di aspettative. Miss
Anthropocene era stato prece-
duto dalle dichiarazioni di
Claire Boucher, vero nome
della popstar canadese, sul de-
clino della musica fatta da es-
seri umani. Poi si è cambiata il
nome in c, con l’intenzione di
uccidere Grimes e creare War
Nymph, un personaggio a uso
dei social network e dei video.
E poi c’è Elon Musk. In tutto
questo casino è facile dimenti-
care che questo album vorreb-
be essere un’opera sull’emer-
genza climatica. Per Grimes la
soluzione è inventarsi un ava-
tar per sedurre le masse.
Avrebbe potuto fare di meglio.
Dopo una carriera coraggiosa
culminata nel 2015 con Art an-
gels, questo lavoro è molto più
controllato rispetto al bacca-
nale che ci saremmo aspettati.
Tuttavia brani come So heavy I
fell through the Earth dimostra-
no ancora il talento di Grimes,
che ha creato un album matu-
ro dove condensa l’assurdità e
la malinconia di questi tempi
apocalittici.
Dafydd Jenkins,
Loud and Quiet


Greg Dulli
Random desire
Sony
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Greg Dulli chiude il suo primo
album solista con una ballata
ricca di atmosfera, Slow pan,
una mossa perfetta per un arti-
sta che affronta il rock’n’roll
con lo sguardo metodico di un
cineasta. In trent’anni di car-
riera – dagli Afghan Whigs ai
Twilight Singers – la sua sensi-
bilità cinematografica non è
mai venuta meno. I suoi dischi


catamente tristi o allegre, ogni
momento di spensieratezza è
venato da un po’ di sano scetti-
cismo e ogni nuvola nera è il-
luminata dal sole che nascon-
de. Tutto è elettrico, come la
tensione tra due nuvole tem-
poralesche.
Laura Dzubay,
Consequence of Sound

Moses Sumney
græ: Part 1
Jagjaguwar
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Niente di questo disco del can-
tautore statunitense Moses
Sumney è semplice o diretto.
græ: Part 1 è denso, ricco d’in-
tervalli spoken-word che riflet-
tono su temi come il genere e
l’etnia. Il singolo Virile è un
brano sulla trappola della ma-
scolinità, sulle relazioni tra gli
uomini e il loro corpo. In Co-
louour invece, costruita su un
piano elettrico e sullo splendi-
do vibrato della voce, Sumney
riflette sulla sua identità di

maschio afroamericano e su
quella degli altri uomini e don-
ne neri. In tutto il lavoro viene
esplorata un’idea di autodefi-
nizione ma anche d’isolamen-
to da sé, come succede nel
pezzo In bloom, nel quale
Sumney canta: “Da ragazzino
urlavo alle notti nebbiose”.
græ: Part 1 incrocia funk, soul e
jazz nella sua miscela art rock,
rincorrendo strutture quasi
progressive. Ma la cosa più im-
pressionante di questo lavoro,
che è la prima parte di un disco
doppio in uscita a maggio, è il
modo in cui scorre per 38 mi-
nuti come un unico flusso, con
forza e originalità.
Ben Cohn, Treblezine

Vilde Frang
Opere di Niccolò Paganini e
Franz Schubert
Vilde Frang, violino; Michail
Lifits, piano
Warner Classics
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Finora tutti i dischi di Vilde
Frang sono stati praticamente
perfetti. Questa nuova uscita,
che affianca il virtuosismo de-
moniaco di Paganini e le lun-
ghezze celesti di Schubert,
non smentisce la regola. Da
sola o accompagnata dall’otti-
mo Michail Lifits, la violinista
norvegese alterna pezzi di dif-
ficoltà temibile (come le varia-
zioni su Nel cor più non mi sento
di Paisiello o I palpiti dal Ta n-
credi di Rossini) e pagine di
Schubert d’importanza asso-
luta, come la fantasia per violi-
no e piano. La chiarezza del
fraseggio e la grazia stilistica
di Frang le permettono una
naturalezza che fa sembrare
tutto puro come acqua di fon-
te. La pirotecnia è abbagliante
ma lascia un’impressione di
purezza, di agilità e di raffina-
tezza, con in più il fascino di
una grande tenerezza. Questo
cd è un gioiello.
Michel Le Naour, Classica

sono come un thriller romanti-
co caratterizzato da conflitti e
confessioni disarmanti. Ran-
dom desire conferma questa vi-
sione, mediando tra catarsi
chitarristiche e atmosfere ele-
ganti. Il disco è pieno di atmo-
sfere notturne, poderosi cre-
scendo e varie influenze musi-
cali che ci si aspetta di trovare
ascoltando un lavoro di Dulli.
Nel momento in cui si sente il
pianoforte di Sempre e The tide
si sa che è solo questione di
tempo prima che la canzone
esploda con la chitarra e la vo-
ce di Dulli.
Stuart Berman, Pitchfork

Torres
Silver tongue
Merge
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Nel brano Records of your ten-
derness Mackenzie Scott, in ar-
te Torres, canta: “La mia men-
te è un giardino inselvatichi-
to”. Silver tongue, il suo quarto
album e il primo autoprodotto,
ci mostra i meandri di questo
giardino, i luoghi in cui il mon-
do interiore s’intreccia con l’e-
sterno, dove fioriscono cose
inattese, dove ci sono sentieri
naturali e dove invece l’ascol-
tatore deve farsi largo per con-
to suo. Silver tongue è un album
con molti livelli diversi ed è un
interessante sviluppo per una
delle figure più complesse
dell’indie rock contempora-
neo. Non ci sono canzoni mar- Moses Sumney

AMY HARRIS (INVISION/AP/LAPRESSE)

Dua Lipa
Physical

Becky Hill x Shift K3Y
Better off without you

Liberato x 3D x Gaika
We come from Napoli

DR

Grimes

Dance
Scelti da Claudio
Rossi Marcelli
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