Bell_39_Italia_-_Maggio_2016

(Maria Cristina Aguiar) #1
dalla torre medicea, distrutta dal terre-
moto del 2009 e in fase di restauro. Il
borgo ebbe remote fortune, specie dalla
fine del XVI secolo quando fu dei Medi-
ci fiorentini sviluppando il commercio
agricolo e l’allevamento con la produ-
zione della “carfagna”, una lana grez-
za nera usata per le uniformi milita-
ri e per il saio dei monaci, esportata
ovunque. Come a Castelvecchio e come
in altri centri dell’Abruzzo aquilano, il
profilo del borgo è dato dalla posizione
in altura e dalla solida cortina delle case-
forte che delineano il perimetro edifica-
to. Al nucleo agglomerato centrale si è
aggiunta un’espansione successiva a for-
ma di fuso sulla linea di crinale, fino a
raggiungere la chiesa parrocchiale, posta
all’estremità dell’abitato. Stupefacente

caratteristica morfologia carsica. Sono
campi a fasce lunghe e strette destinati
alla coltura delle lenticchie, tradizione
antica, già citata in un atto dell’anno
998, e favorita proprio dall’altitudine,
dal clima e dal tipo di terreno. Il raccolto
avviene fra la fine di luglio e agosto.

LA RINASCITA DELLA ZONA
GRAZIE ALL’OSPITALITÀ DIFFUSA
Sul fondo il piano si chiude a semicer-
chio; in alto si distendono le case di Santo
Stefano, verso le quali ora si sale grazie a
un percorso dal fondo cementato e con
moderata pendenza. Si spunta sulla rota-
bile che proviene da Calascio, superato il
piccolo camposanto: piegando a sinistra
si avvicina il centro storico, il cui agglo-
merato circonda uno sprone dominato

schiera continua di case-torri. Tutto de-
pone per un’origine antica, sicuramente
romana, ma ancor più significativo è il
primitivo insediamento dei Vestini.
Si esce dal vertice opposto dell’abita-
to e si prosegue su un rettifilo; giunti
accanto alla foresteria dell’Ippovia del
Gran Sasso, si tende verso destra su una
stradetta sterrata. Inizia una lenta di-
scesa verso i “piani” con belle vedute sul
fronteggiante costone del monte delle
Croci, su Calascio a destra e su Santo
Stefano di Sessanio a sinistra. Una lie-
vissima soglia divide il Piano Vuto dal
Piano Viano ed è il punto, a 981 metri
d’altezza, ove converge la nostra stra-
da. Si continua piegando a sinistra per
attraversare con un lungo rettifilo il
Piano Viano, nel paesaggio di questa


212 Bell’Italia


Sentieri d’Italia

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