ConMariangelaMelatosei
stato anche negli Usa.
Lei viene ritenuta, nel teatro,
la più grande attrice italia-
na, ha vinto per tre volte il
Premio Eleonora Duse, che era scritto si
potesse vincere una volta sola. Al cinema
ha fatto film “impegnati”,Todo modo, Di-
menticare Venezia, Oggetti smarriti,ifilm
della Wertmüller, ma anche film “leggeri”,
La poliziotta, Saxophone, Il gatto. Viene
ricordata soprattutto perLa classe ope-
raia, Film d’amore e d’anarchiaeTrav olti.
Questi ultimi due le dettero una popolarità
immensa negli Usa: al punto che io la
andai a trovare lì e... ci facevano entrare
dappertutto. C’erano Elsa Martinelli, La
Wertmuller, che grazie ai suoi film era
vista come Michelangelo Buonarroti, e na-
turalmente anche Mariangela e Giancarlo
Giannini erano diventati popolarissimi.
In quell’occasione ho incontrato anche
Woody Allen, per niente simpatico!
E il tuo mitico incontro con Dino De
Laurentiis?
Andammo a trovarlo a Londra, faceva un
film con Ornella Muti e Mariangela,Flash
Gordon. Dino lo chiamava “Flash Gor-
dòn”! Io lo stimavo perché era un italiano
che ce l’aveva fatta in America, aveva anche
apertolaprimagrande“Eataly”gastrono-
mica, a Madison Avenue. E finalmente,
a Londra, lo conosco. Era domenica, e
vedo però che degli operai lavoravano.
Gli chiesi perché. E lui disse
che il giorno dopo c’era la
partita del Liverpool:
«Gl’agg’ ditt’: si vulit’
vedir’ a’ partita...».
Poividichestava-
no lavorando con
lapelle,eglichiesi
se non era meglio
lafintapelleper
fare i costumi.
Lui disse di
no, che il
pubblico se
ne sarebbe
In alto,
un’immagine
delCinema
Cicolelladi
Foggia negli
Anni ‘50.
A sinistra,
Renzo Arbore
con l’Orchestra
italiana.
solo degli attori, che mi hanno dimostra-
to la loro simpatia e generosità venendo
aimieiprogrammi,maanchedigrandi
registi, come Federico Fellini (ho persino
“ridacchiato” di lui nel mio filmFF.SS.,ma
sempre con enorme rispetto), Francesco
Rosi, Sergio Corbucci, Elio Petri, Lina
Wertmüller, Gillo Pontecorvo...
Quando hai conosciuto Mariangela lei
cosa stava facendo?
AvevaappenafinitodifareilfilmdiNino
ManfrediPer grazia ricevuta, quindi ho
conosciuto anche Manfredi. L’ho frequen-
tato nel periodo deLa mazzetta, poi siamo
diventati amici di Luciano [De Crescenzo,
ndr], e Nino è venuto con noi a Capri, dove
è nata la battuta del caffè: «Più lo mandi
giù, più ti tira su!». Non era di Nino ma
di Luciano. Subito dopo Mariangela ha
fattoLaclasseoperaiavainparadiso,e
così ho conosciuto Gian Maria Volonté,
il più grande attore italiano. Che mi di-
ceva: «Come faccio a far ridere?», perché
gli toccavano sempre parti drammatiche!
AvevaunacasaaFregene,doveanch’ione
affittai una con Mariangela.
Lei aveva qualche interlocutore privile-
giatotrairegisti?
LucaRonconi,perilteatro.Malagran-
de simpatia, che poi ha trasferito a me,
era per Mario Monicelli. Era veramente
simpatico. È stato l’unico a parlare bene
nel mio film, ilPap’Occhio,quandoè
uscito e fu attaccato da alcuni. Che poi,
pensa, ci fu un critico che parlò di me e
di Pupi Avati come di due rivelazioni,
un critico severissimo di Torino, Pao-
lo Bertetto, che scrisse un pamphlet,Il
più brutto del mondo,doveparlavamale
di tutti, tranne che di noi. Comunque,
Monicelli non veniva considerato tra i
“primi cinque” grandi registi italiani, e
io sostenevo invece che Monicelli era il
numero uno. Pensa aLa grande guerra.
Una volta Mariangela tornando da un
set di Mario mi raccontò: «Gli ho chiesto
come devo fare la parte, e lui mi ha detto
“So’ fatti tuoi, che lo chiedi a me?”».
accorto. «Ma poi ce la fa», gli chiesi, «con
tuttequestespese?». «Damme nu lapìs»,
mifalui.Epoi:«Renzo Arbore, quanti
sono i film in prima visione nel mondo?».
Gli dico che non lo so, mettiamo quindi-
cimila. «A quant mettimm’ u bigliett’ in
dollari?». Mettiamo cinque, dieci dollari.
Elui:«Ofacimm’uscìaNatale...», fa i
suoi calcoli, e poi conclude: «Pureseu’
filmènachiavic’,otengon’duegiorni,i’
giàagg’rifatt’isoldidelespese». Il conto
della serva, faceva! Meraviglioso. Me ne
sono innamorato, e ci ho fatto la canzone,
A Dino De Laurentiis, sull’aria diFever.
Eluiasuavoltasièinnamoratodella
canzone! Sono andato a trovarlo a Los
Angeles, e quando ha compiuto 80 anni
gliel’ho cantata al pianoforte.
Che effetto faceva tutto questo a Ma-
riangela?
Queste cose ci facevano morire dal ridere.
Ioeleiabbiamorisotuttalavita,sempre.