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Mariangela Melato
conMario Monicelli.
Renzo Arboree
Roberto Benigni
in una scena
diFF.SS.
Arborecon
Luciano De Crescenzo.
ESCLUSIVO : IL CINEMA SECONDO ME
Preferivi il piangere al ridere?
Certo che preferivo Totò, ma si andava
alcinemaperchénonavevialtro.Magari
per Foggia girava dal mattino una Lancia
Ardea, con grandi catene attaccate dietro
alla macchina, e dicevano «questa sera al
Gran Teatro,Catene,conYvonneSanson
e Amedeo Nazzari».Equandouscividal
cinema, le persone fuori ti facevano due
domande: «Quando avete pianto?»e,seera
un western, «Quanta muorte ce stann?». Se
ce n’erano più di dieci facevano il bigliet-
to. Questo era il cinema a Foggia tra la
fine degli Anni’40 e i ’50. Sono diventato
filo-americano dopo aver vistoBellezze
al bagno, Serenata a Vallechiara,eShow
Boat,dacuiinparteènatalamiapassione
per la musica. Naturalmente Via col vento
ha lasciato un ricordo meraviglioso. Ma
la contentezza di essere stato allevato dal
cinema in un’età a cui, oggi, magari si va a
vedere il cinepattone ma certamente non
sivaavedereUmberto D. Con gli anni
naturalmente ho visto tutto.. La domenica
mattina c’era anche il cine-forum, e ti bec-
caviLa corazzata Potëmkin.Ildibattitolosi
andavaafarealBarCavour.Poi,aPasqua,
dovevi vedereGolgota,eraobbligatorio!E
c’era chi era peggio di me: ero quasi co-
etaneo di un regista foggiano riscoperto
daTarantino,FernandoDiLeo,cheora
èdiventatouncult.Luivedevaduefilm
al giorno. In quegli anni ho anche visto il
film più brutto della mia vita,Uomini sul
fondo,conFolcoLulli.Parlavadidueche
morivano in un sottomarino. Odio i film
che mi fanno venire l’ansia, ancora oggi.
L’ho detto anche a Dario Argento: «Mi
spaventi già solo tu, figurati i tuoi film!».
Poi lasci Foggia.
Sì, mi sposto a Napoli. Andavo un po’
meno al cinema perché c’era già la tv. E
c’era la musica. Il ricordo più bello riguar-
dalaproiezionedeLequattrogiornatedi
Napoli al Teatro Metropolitan, capolavoro
dimenticato di Nanni Loy. QuandoFran-
co Sportelli, a chi gli dice «Ci deve dare
ordini, comandante!», risponde «Sono u’
comandante de u’ cazz’!»cifuunapplauso,
liberatorio. Perché eravamo commossi. Io
ancora vado a Santa Chiara, dove c’è stata
la battaglia, tanto ne rimasi impressionato.
Da Napoli ti sposti a Roma.
Nella Capitale divenni molto amico di Loy.
Stavo con Mariangela [Melato,ndr], Nanni
con un’altra donna, e quindi, mentre le
donne parlavano tra di loro, noi discor-
revamo ininterrottamente di cinema. Mi
raccontava ciò che aveva visto, quello che
aveva capito, Via Veneto, tutte le leggende
su come nascevano i film, eccetera. Era
un grande narratore di aneddoti, il mio
cruccio è di non aver avuto un registra-
tore, perché “abbelliva” moltissimo. Mi
interessavano i film su storie di vita vis-
suta. E c’erano grandi film sul Sud, come
Salvatore Giuliano o Le mani sulla città di
Francesco Rosi. A Roma ho avuto la for-
tuna, attraverso Mariangela, di diventare
amico di tutto il mondo del cinema. Non