Ciak – Maggio 2021

(alfred) #1
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Il filo conduttore tra i due film è la pa-
rodia, la rilettura satirica.
Sì, ma potete usare anche un termine che
spesso viene guardato con sospetto: “go-
liardia”. Che la goliardia sia condannata
come brutta, volgare, è uno sbaglio. La
mia generazione è stata ispirata dall’UGI,
L’Unione Goliardica Italiana. Ne faceva-
no parte Craxi, Pannella, De Crescenzo,
Eugenio Scalfari. Amici miei è goliardia
purissima.Primaopoi,comedicosempre
a Pupi Avati, bisognerà fare un film sulla
goliardia.


A un certo punto non fai più cinema.
Il cinema mi è costato sangue, sudore e
lacrime. Primo, perché le critiche al se-
condo non furono buone, si parlò spesso
divolgarità.Chesecondomenonc’era,in
me e Luciano: ma se racconti il sottobosco
dello spettacolo napoletano non puoi non
direcertecose.Poiilmontaggiofuuna
sofferenza, mi dissi: «Il cinema lo rifaccio
quando diventa elettronico». E poi natural-
menteavevovogliadifarelatv,chepoiho
continuato a fare.


C’è stato qualche progetto pensato e non
realizzato per il grande schermo?
Sì,Foggiattan! Quando ho visto Manhat-
tan, sono rimasto impressionato dal fatto
che lì succedevano le stesse cose che nella
mia città.Foggiattanrimane nel mio cuore:
a Foggia, quando ero studente, e doveva-
mo inventarci qualcosa per uccidere la
noia, a parte andare al cinema ci inven-
tavamo scherzi goliardici: la processione
finta, il manifesto finto, cose così. E quella
sarebbe stata la matrice di Foggiattan.Ci
sarebbestatotuttoquesto,lanoia,ilmatto
del paese, noi che, sempre per goliardia,
andavamo alle macchinette da 100 lire,
quelle che fotografavano i documenti alla
stazione,ecifotografavamoilculo.Ciho
sempre pensato, l’ho detto ai miei amici
di Foggia. Ma il cinema è finzione, devi
recitare,eamepiacelaverità,quellache
sofareio,quelladellatv“improvvisata”.


Parliamo dei tuoi film preferiti, e di
quelli che magari non ti sono piaciuti.
Per esempio, ti piacevano i film di An-
tonioni?
Non li capivo. Non avevo la maturità per


capire questo tema dell’incomunicabilità.
L’avventura mi lasciò molto turbato.

Qualèl’ultimo belfilmchehai visto?
Greenbook. Ho pianto, ma proprio con
i singulti, mi hanno dovuto calmare. Ha
fatto questo effetto a me, antirazzista e
americanofilo, vedere un italiano che porta
un musicista nero omosessuale in giro per
gli Stati Uniti che io conosco: in Louisiana,
in Kentucky, un’America anche cattiva,
come quella di oggi, con ancora frange
razziste. Io vengo dal jazz, sono anche an-
dato a Gorè, in Senegal, a vedere il posto
da dove partivano gli schiavi.

E invece tra i film italiani?
NuovoCinemaParadiso, se dovessi dire
un film della mia vita. E anche altri film
di Peppuccio Tornatore: Baarìa,
La leggenda del pianista sull’o-
ceano, L’uomo delle stelle.
È un cinema che mi
emoziona. Vedo e
rivedo Sergio Leo-
ne, che ho anche
conosciuto. E
credo che reste-
ranno nella sto-
ria del cinema,
pur essendo stati
sottovalutati, Bud
Spencer e Terence
Hill. Quei film sono
esemplari per l’abilità

con cui sono stati fatti. Gratificano grandi e
piccini, e la coppia è straordinaria, come lo
sono anche Franco e Ciccio: ricordiamoci
cheFarfallon, fatto da Riccardo Pazzaglia,
parodia diPapillon, è un capolavoro, nel
suo genere. Dove, nel carcere, c’era la tv
che durante l’intervallo faceva vedere tutte
le altre carceri.

E Fantozzi?
Grande, tutta la saga. Luciano Salce era
un mio grande amico, perché quando io
facevoAlto gradimento, lui con Sergio
Corbucci e Guido Sacerdote facevaLa
radio. E poi naturalmente ho un debole
per Paolo Villaggio. Oltre che per Roberto
Benigni, naturalmente. Un fenomeno di
attorepoièCarloVerdone:perchécisono
gli attori che fanno tanti personaggi, ma
in genere sono più o meno simili, oppure
di un certo “filone”, per esempio i perso-
naggi di Manfredi avevano tutti qualcosa
di simile tra loro. Carlo, partendo dalla
tv-maestra,inquestocaso!-hafattouna
varietà infinita di personaggi: il ragazzo
stralunato, il coatto, quello puntuale e pre-
ciso...Econme,quelledueotrevolteche
abbiamo fatto delle cose insieme, ha fatto
capolavori, come il Garibaldino. E Padre
Severino: l’idea era mia, Padre Severino ha
assistito al conclave e ne racconta i segreti,
una delle cose più belle che ho fatto, anzi
cheabbiamofatto.

ErivicinoaTroisiaitempidelsuopri-
mo film?
HoassistitoallaproiezionediRicomincio
da tre, mi aveva chiesto di accompagnarlo.
IoavevogiàfattoilPap’Occhio, e ora toc-
cava a lui esordire. Tutti erano incerti, ma
io gli dissi che sarebbe stato un successo.
Inrealtàilmiorapportocolcinemasiè
fermato con l’amicizia “dei quattro”: Ni-
chetti, che aveva fattoRatataplan,ioche
avevo fatto ilPap’Occhio, Massimo Troisi
eCarloVerdone.Eranolequattro“spe-
ranze” che avrebbero dovuto rinnovare la
commedia italiana. Abbiamo fatto anche
un programma tv, inventato proprio da
Massimo,ÈmortoTroisi,vivaTroisi,
c’era anche Benigni. Stavamo in
un pensionato, facevo la parte
del rimbecillito perché ero il
più vecchio, Benigni era il
mio badante, Carlo Verdo-
ne raccontava di che malattia
era morto Troisi. Da lì, però,
ognuno ha preso la sua strada.

Nanni Moretti lo hai cono-
sciuto?
Sì. Due o tre anni fa mi ha
detto: «Guarda che io ti ho
seguito, perché col papa hai
cominciato tu!».■

Dall‘alto,
Massimo Troisi,
Renzo Arbore,
Roberto Benigni,
Maurizio
Nichetti, Lello
ArenaeCarlo
Ve rd o n ein una
foto dei primi
Anni ‘80.

Renzo Arbore
conMassimo
Tr o i s i aIndietro
tutta.

Renzo Arborecon
Mariangela Melato.
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