Pier Paolo Sarpi - L\'inquisizione nella Serenissima Repubblica

(Joyce) #1

La Corte Romana, quantunque s'abbia assunto di prohibir libri,
anco per le cause che non sono di Religione, e non appartengono
all'Ecclesiastico, nondimeno innanzi questi anni prossimi
passati non hanno ardito di passar à dire, che il Prencipe non
possa esso ancora vietar quei libri che vede poter partorire
scandalo, mal'essempio, sedizione, od altra turbazione nel suo
Governo.
Il Cardinal Baronio hà voluto esser il primo à francar questo
passo, e dirlo arditamente al quale essendo stata fatta
l'opposizione conveniente dà quel Prencipe, che fù
particolarmente toccato, nissuno ardì doppo diffendere
l'impresa del Cardinale sino al presente. Mà perche per
l'avvenire alcun forsi potrà fare l'istesso tentativo con
maggior artifizio, overo in occasione, quando gl'occhi de
gl'altri siano meno aperti, l'importanza della cosa richiede, che
il successo sia brevemente narrato per essempio e documento
universale, soggiongendo la vera dottrina con li suoi
fondamenti, e risolvendo li cavilli contrari.
Stampò quel Cardinale al principio dell'anno 1605. il suo Tom.
XI. de gl'Annali Ecclesiastici, dov'inserì un discorso
lunghissimo contra la Monarchia di Sicilia. Del qual discorso,
quanto alla verità della narrazione, non è opportuno parlar
hora, mà lasciarlo al suo luogo. Questo solo tocca al presente
proposito, che il discorso è pieno di maldicenza, ed acerbità
contra molti Rè d'Aragon di celebre memoria, e spezialmente
contra il Rè Ferdinando Cattolico, e gl'altri Progenitori paterni
di questo ch'al presente regna. Il libro capitato à Napoli, ed à
Milano fù da quei Ministri Regij prohibito, che non si vendesse,
nè tenesse, per li rispetti del loro Prencipe, pur troppo
apparenti ad ogni persona volgare.
Il Cardinale havuto questo avviso raduna il Collegio de'
Cardinali nella sede vacante di Clemente VIII. e fece
un'invettiva contra quei Ministri, che nel prohibir quel libro
havessero posto mano nell'autorità Ecclesiastica. E doppo

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