Coelum Astronomia - #226 - 2018

(WallPaper) #1

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difficile da bilanciare e da ciò scaturisce un tasso
di formazione stellare fuori controllo, e
inarrestabile.


I ricercatori hanno stimato che il gas presente in
COSMOS-Aztec-1 sarà completamente consumato
in 100 milioni di anni: una velocità dieci volte
maggiore di quella riscontrata in altre galassie
starburst. Se potessimo osservare AzTEC-1 cento
milioni di anni nel futuro, vedremmo
probabilmente una galassia completamente
diversa: un densissimo agglomerato di stelle
ormai quasi completamente privo di gas e polveri,
senza più capacità di formare nuove stelle.


Ma perché tutte le regioni di formazione stellare
di questa “galassia mostro” sono così instabili? La
ragione non è ancora chiara ai ricercatori ma una
delle ipotesi è che questa instabilità sia il frutto di
una o più fusioni con altre galassie: la collisione
può aver causato concentrazioni molto elevate di
gas in aree relativamente piccole, innescando così
una formazione particolarmente intensa di stelle.
Non ci sono ancora prove, tuttavia, a sostegno di
tale ipotesi. «In questo momento non abbiamo
prove di fusione in questa galassia. Osservando con
ALMA altre galassie simili, vogliamo svelare la
relazione tra le fusioni galattiche e la formazione di
galassie-mostro», conclude Tadaki.


Una delle teorie oggi più accreditate per quanto
riguarda la formazione delle galassie starburst è
quella che prevede che una galassia,
naturalmente dotata di grandi quantità di gas e
polveri, sia perturbata dall’incontro ravvicinato
con un'altra galassia o, addirittura, dallo scontro
scontro con altre galassie. L'interazione
gravitazionale genera onde d'urto che
attraversano le nubi di gas molecolare che
formano il disco galattico, innescando un
meccanismo di collasso gravitazionale nelle
regioni a maggior densità e dando quindi il via alla
formazione stellare. Negli addensamenti gassosi
si formano spesso grappoli di stelle blu molto
massicce, di classe O e B (associazioni OB),
caratterizzate da una vita relativamente breve che


si conclude con una potente detonazione in
supernova, generando ulteriori onde d'urto nella
galassia. Questa situazione crea una reazione a
catena che rinforza gli addensamenti di gas
amplificando i processi di formazione stellare che,
nel giro di pochi milioni di anni, può raggiungere
ritmi di decine o addirittura centinaia di volte il
tasso di formazione in una galassia normale.

Le galassie starburst sono piuttosto rare oggi, ma
gli astronomi hanno scoperto che erano molto
comuni nell'Universo primordiale, quando le
galassie erano più vicine e interagivano quindi più
facilmente. Una buona parte delle galassie più
lontane osservate, come ad esempio quelle
rintracciabili nella famosa ripresa nota come
“Campo Profondo di Hubble”, realizzata con il
Telescopio Spaziale Hubble, sono note per essere
galassie starburst. Sfortunatamente queste
galassie sono troppo lontane per poter essere
osservate con sufficiente accuratezza, in modo da
comprendere nel dettaglio il meccanismo che
scatena lo starburst. Per questo motivo le
campagne osservative estreme e gli studi condotti
sull’Universo primordiale, proprio come quello su
COSMOS-AzTEC-1, risultano di grande importanza.
Per fortuna esistono anche degli esempi meno
remoti di questa tipologia di galassie e, indagando
le loro caratteristiche, è possibile farsi un'idea di
cosa accadde nell'Universo primordiale. Una delle
galassie sturburst del nostro vicinato cosmico è M
82, la famosa “Galassia Sigaro”, così nominata per
via dell’elongazione del suo disco ellittico. Fino a
non molto tempo fa si riteneva che fosse una
galassia di tipo irregolare ma alcune ricerche più
recenti, condotte nel vicino infrarosso, hanno
invece fatto pensare che si tratti di una normale
galassia a spirale vista di taglio, con la
complicanza di un nucleo con un esplosivo tasso
di formazione stellare. Posta a circa 12 milioni di
anni luce, in direzione della costellazione
dell’Orsa Maggiore, M 82 è una galassia
relativamente brillante grazie anche alla sua
vicinanza, e se la notte è particolarmente propizia
all'osservazione astronomica può essere
individuata anche con un semplice binocolo.
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