lo stato dei pannelli solari, sicuramente uno dei
tratti distintivi della sonda.
Intanto la sonda è al lavoro: sta testando gli
strumenti e riprendendo immagini perché dal
centro controllo possano decidere la più corretta
disposizione del sismometro e dove perforare il
terreno per portare il sensore della temperatura, e
il cucchiaio per la raccolta di campioni, a 5 metri
sotto la superficie, cominciando così la sua vera
missione scientifica.
Ma oltre alle immagini, InSight ci ha già mostrato
come sia diversa da tutte le sonde che l’hanno
preceduta, quasi a risposta della domanda
ricorrente “perché un’altra sonda su Marte? Non
ce ne sono già a sufficienza?”. Ha battuto infatti
un altro record, e ci ha fatto ascoltare per la prima
volta il suono del vento marziano! O meglio, non
avendo veri e propri microfoni, InSight ha inviato
le vibrazioni dei suoi pannelli solari raccolte dal
sismometro e dal sensore di pressione dell’aria
che ha a bordo, che sono poi state convertite in
suono. In fondo è proprio quello che fa il nostro
cervello quando riceve il segnale delle vibrazioni
dell’aria raccolte dalle nostre orecchie. La sonda
infatti studierà non solo l’interno del pianeta, ma
anche il suo meteo e i movimenti del lander dovuti
a vari fattori, compreso il vento, che in questo caso
soffiava tra le 10 e le 15 miglia orarie. Un vento
consistente con la direzione delle tracce di dust
devil osservati nell’area.
Questo sarà il primo e unico momento in cui il
sismometro SEIS (Seismic Experiment for Interior
Structure) potrà rilevare direttamente le vibrazioni
della sonda. Nell’arco di qualche settimana infatti,
verrà posizionato direttamente a contatto con il
suolo marziano grazie al braccio robotico della
sonda e coperto da una cupola che lo proteggerà
dal vento e dalle differenze di temperatura.
Continuerà a sentire la sonda, ma solo attraverso il
suolo marziano e resterà in ascolto dei movimenti
dall’interno del pianeta.
Sopra. In questo primo selfie della sonda vediamo i grandi pannelli solari e il corpo principale della sonda,
che ospita sulla sua parte superiore, i sensori per il controllo del meteo e l'antenna UHF. Com’è possibile che
non si veda il braccio che tiene la camera con cui il selfie è stato fatto? Semplicemente perché non si tratta di
un unico scatto, ma di un mosaico composto da più immagini che mostrano la sonda nella sua interezza,
mentre braccio e camera restano fuori campo. Crediti: NASA/JPL-Caltech.