Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1

252 l Bambini che ricordano altre vite


vinto un grande premio alla lotteria della vita ... la doppia fortuna di essere nato
in un paese libero ed illuminato e in una famiglia onorabile e benestante, è infat­
ti la felice opportunità di un caso su un milione » (54). Le metafore utilizzate per
esprimere il concetto di casualità variano di epoca in epoca e, nel capitolo 8, ho
spiegato come attualmente si ritenga che l'unicità di un individuo derivi, in mag­
gior parte, dalla casuale disposizione dei cromosomi all'interno delle cellule ger­
minali dei suoi genitori. Sono stati utilizzati molti altri sinonimi per esprimere lo
stesso concetto: accidente, fortuna, fato. Qualunque sia la definizione, tale termi­
ne viene comunque usato per declinare le proprie responsabilità individuali. Ri­
tengo che la maggior parte degli Occidentali trovi in qualche modo attraente
l'idea della casualità; e, nella misura in cui fanno ciò, finiscono per ritenere che
la reincarnazione sia qualcosa di ben poco congeniale (55).
Alcune persone ritengono che, il pensiero che la casualità sia la forza che
governa le loro vite, non sia affatto attraente e, tuttavia, preferiscono evitare di
assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Da due generazioni, gli psichiatri
e gli psicologi Occidentali hanno tentato di compiacere questa classe di indivi­
dui, assicurandoli che i loro guai derivavano dai loro genitori o da quella che
chiamiamo società.
Potreste replicare che la reincarnazione non può essere incompatibile per
tutti poiché, molti milioni di persone in Sud Asia e nel resto del mondo, credo­
no in essa. La maggior parte degli abitanti del Sud Asia, in realtà, crede alla rein­
carnazione senza comprendere profondamente tutto ciò che essa implica. Posso­
no applicare la dottrina del karma come un modo per evadere dalle responsabi­
lità, non come un modo per accettarle; attribuendo l'attuale sfortuna ad una er­
rata condotta esercitata in una vita precedente, si può evitare di mutare e di cor­
reggere il proprio attuale comportamento. Inoltre, alcuni lndù ed alcuni Buddi­
sti hanno fiducia nel fatto che, la virtuosa condotta raccomandata dalle loro reli­
gioni, sia sufficiente a garantire loro il meglio dalla vita. Gli lndù si affidano ad
un grande numero di divinità; i Buddisti dello Sri Lanka offrono dei doni al dio
Kataragama e lo pregano di sa lvarli da un'imminente calamità; quelli della Bir­
mania invocano spesso l'aiuto di spiriti che essi chiamano nat; e quelli della
Thailandia installano una piccola casetta per il guardiano degli spiriti, proprio
nei pressi della loro abitazione.
Un monaco dell'ordine di Ramakrishna, Swami Muklyananda, una volta mi
disse: « Qui in India crediamo nell'esistenza della reincarnazione, ma ciò non fa
alcuna differenza. Abbiamo infatti altrettanti furfanti e mascalzoni di quanti ne
avete voi in Occidente ». Se ci si riferisce alle masse, questo concetto è probabil-

(54) Gibbon e la casualità della nascita
Il passaggio che ho citato è stato tratto da Gibbon (1907, pag. 217).
(55) Accettazione in Occidente del concetto di casualità
Molti Occidentali, soprattutto gli Americani, rivelano una certa ambivalenza nei confronti del con­
cetto di casualità. I crescenti profitti delle compagnie assicurative e la confusione generata dalla distinzio­
ne fra errori ed incapacità, quando qualcosa va storto nella cura di un paziente da parte di un medico, ri­
velano un forte desiderio di essere liberi dai rischi, ovvero dalla casualità degli avvenimenti. Le cause in­
tentate contro gli ostetrici, quando un parto non dà luogo ad un bambino perfetto, sono particolarmente
pertinenti con l'argomento di questo libro; quali sono realmente le cause dei difetti di nascita? Vi è la ten­
denza a pensare che la casualità possa provocare la sfortuna degli altri, ma non la propria.


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