National Geographic Italy - 11.2019

(Tina Meador) #1

delle donne ha delle dita belle sot-


tili. Io no, purtroppo. I guanti da


uomo, invece, erano tutti troppo


grandi. Alla fine mi hanno fatto


dei guanti su misura.


Il suo collega tedesco Alexander


Gerst è tornato nello spazio solo


pochi anni dopo la sua prima


missione. È mai stata invidiosa


di lui?


Tra gli Stati membri dell’Esa c’è una


rotazione, e i paesi che versano con-


tributi più consistenti all’Agenzia


possono partire più spesso. Quindi


non c’è motivo per prenderlo come


un fatto personale.


Lassù le nazionalità hanno an-


cora importanza?


Non per quanto riguarda il lavoro


o la convivenza. Se sei italiana,


come me, probabilmente ti aspetta


un colloquio con il presidente del


Consiglio italiano, mentre i tede-


schi ce l’avranno con la cancelliera


federale.


In primavera la Nasa voleva im-


piegare per la prima volta una


squadra tutta femminile in una


missione extraveicolare. Ma


l’operazione “All Female Spa-


cewalk” è stata annullata per-


ché mancava una tuta spaziale.


Questo è un grandissimo malin-


teso. La Nasa aveva programmato


una passeggiata spaziale, proprio


come si fanno sempre. È stato un


puro caso che fossero due donne


a essere impegnate nell’attività.


Quindi l’intenzione non era: ora


facciamo la prima passeggiata di


sole donne nello spazio. C’era sem-


plicemente un compito da svolgere


quel giorno. Durante i preparativi


ci si è resi conto che Anne McClain


avrebbe avuto bisogno di una tuta


che non era immediatamente di-


sponibile. Per questo ha deciso


lei stessa di fare cambio con un


collega. Questa è la vita in una


stazione spaziale. I programmi


cambiano in continuazione. La
notizia è stata poi semplicemente
montata dalla stampa sostenendo
che la prima missione spaziale al
femminile fosse fallita.

Quindi nello spazio l’unica cosa
che conta è la missione?
Beh, questo signiica che abbiamo
davvero superato la lotta tra i sessi,
almeno nel nostro mondo tecnico.
Se poi è un uomo o una donna a
svolgere una missione extravei-
colare ha un’importanza del tutto
secondaria.

Eppure fino a oggi soltanto 60
delle 550 persone che sono state
mandate nello spazio erano
donne. Quanto ci vorrà prima
che le donne nello spazio diven-
tino la normalità?
Siamo già la normalità, ma la gente
non se ne vuole rendere conto. Se
guardiamo la storia passata, risulta
evidente che ci sono state diffe-
renze. Ma dal punto di vista di oggi
le donne nello spazio hanno già
fatto tutto. Ma tutto, tutto, tutto.
Ovviamente non sono sbarcate
sulla Luna, ma stiamo parlando
della ine degli anni Sessanta, dei
primi anni Settanta. Oggi lassù per
le donne non c’è proprio più nulla
da conquistare.

Ha passato 199 giorni nello
spazio, più di qualunque altra
donna prima. Questo ha un si-
gniicato per lei?
No, sono rimasta quattro giorni di
più rispetto alla collega che mi ha
preceduto, ma è stato un puro caso,
non merito mio. Non ho battuto
alcun record, come accade nello
sport.

Quando inizia la prossima mis-
sione nello spazio?
Non ci sono ancora progetti con-
creti. Ci vorrà sicuramente qualche
anno ancora. Ma non più di tre o
quattro, spero.

SOPRA
Nel 2019 la Mattel
ha prodotto una Barbie
ispirata a Samantha
Cristoforetti. Uno studio
commissionato dalla
Mattel ha dimostrato
che il 74% di tutti
i genitori conoscono
Neil Armstrong,
il primo uomo
sulla Luna, ma meno
della metà conosce
un’astronauta donna.

102 NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA

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