Americhe
“N
on abbiamo bisogno di
bandiere”, cantavano Los
Prisioneros, il gruppo mu-
sicale cileno. In quella
canzone dicevano anche: “Spezzare uffi-
cialmente / i lacci che un tempo ci legavano
/ a qualche istituzione / o forma di rappre-
sentanza / che ci dichiarava parti del suo
totale”. Questo è stato il sentimento che ha
travolto il Cile. È un contrasto radicale con
la famosa marcia del milione, quella contro
il nuovo mandato al dittatore Augusto Pi-
nochet. Nell’ottobre del 1988 a manifestare
era una folla organizzata da una dirigenza
politica, con un discorso e delle bandiere,
quella rossa del partito socialista, quelle az-
zurre della democrazia cristiana e quella
arcobaleno a favore del no. Invece i manife-
stanti dell’ottobre 2019 sono una massa
autoconvocata, un insieme di diverse iden-
tità: mostrano i simboli dei popoli indigeni,
di varie squadre di calcio e dell’orgoglio gay
e lesbico.
Se il movimento del 1988 aveva una gui-
da, obiettivi e scadenze chiare – la coalizio-
ne di partiti della Concertación, la fine della
dittatura e il referendum del 5 ottobre –
quello del 2019 non ha niente di tutto que-
sto. Ecco perché chi cerca di addomesticar-
lo riducendolo a una lista da supermercato
non ha capito niente.
In Cile non è in corso uno sciopero di di-
pendenti insoddisfatti e neanche un movi-
mento di rivendicazione: si è liberata
un’energia. È un movimento populista, se-
condo la corretta definizione del termine: la
divisione della società tra un’élite corrotta e
un popolo virtuoso. I cileni che si abbraccia-
no per strada con le loro magliette e i loro
simboli aspirano a cancellare le differenze
quotidiane per entrare a far parte di un
gruppo che si definisce in opposizione a tut-
to ciò che la classe dirigente rappresenta.
Un gruppo paritario, gioioso e colorato fatto
di un milione di persone.
Nella manifestazione più grande della
storia del Cile si sono fatti notare gli extra-
terrestri: marziani di ogni forma e colore
che battevano i mestoli contro le pentole.
Così li ha definiti Cecilia Morel, moglie del
presidente Sebastián Piñera, in un messag-
gio audio WhatsApp che è trapelato: “È co-
me un’invasione straniera, aliena”.
“L’affermazione di Morel è incredibile”,
Una piazza unita
per cambiare il Cile
Il 25 ottobre a Santiago c’è stata
la manifestazione più grande
dalla fine della dittatura di
Augusto Pinochet. Non c’erano
bandiere politiche, ma solo
richieste per un paese più giusto
Daniel Matamala, La Tercera, Cile
PEdro UgArtE (AfP/gEtty IM<AgES)
Santiago del Cile, 25 ottobre 2019