16 Venerdì 1 Novembre 2019 Il Sole 24 Ore
Finanza & Mercati
Banca Generali ha dato il via
libera ai risultati di bilancio
dei primi mesi . Il perio-
do positivo per la rete è confer-
mato dai numeri: l’utile netto
ha registrato una crescita del
% portandosi a milioni,
quello ricorrente è balzato a
milioni con un incremento
del % e i ricavi totali sono
saliti del % oltre milioni.
Anche su base trimestrale il
risultato netto è significativo:
, milioni con un progresso
,%. Non solo. Da inizio
anno le masse totali hanno
registrato un incremento del
% toccando il nuovo massi-
mo storico a , miliardi (il
dato comprende , miliardi
legati al consolidamento di
Nextam, ma non quello di
Valeur con il quale il dato
salirebbe a , miliardi con
una crescita di miliardi
rispetto a inizio anno). La
raccolta viaggia con un saldo
positivo di , miliardi.
«Il trend di crescita della
raccolta prosegue - ha com-
mentato l’a.d. di Banca Gene-
rali Gian Maria Mossa - ; a
ottobre abbiamo superato i
milioni e prevediamo di
chiudere l’anno con una cifra
compresa tra , e miliardi
contro il target precedente tra
e miliardi». Il risparmio
gestito nei primi mesi
ha inciso sulle masse per il
,% (,% su base annua),
mentre è stato più significativo
il supporto dell’amministrato,
complice il potenziamento
dell’attività di advisory: ,%
in mesi (,% sull’anno).
«La consulenza a pagamento -
ha proseguito Mossa - è quasi
raddoppiata a , miliardi e ci
ha permesso di intercettare
nuove masse». Le commissio-
ni di gestione (, milioni) ,
infine, sono in linea con il dato
del : «Per fine anno però -
ha concluso Mossa - contiamo
di toccare un nuovo record
anche su questo fronte». Gli
indici di solidità della banca si
mantengono elevati: il Cet
ratio al ,% e il Total capital
ratio al ,%.
A Piazza Affari il titolo ha
ritoccato i massimi da un an-
no, portandosi a , euro
(+,%). Da gennaio a oggi le
azioni di Banca Generali han-
no ragistrato un rialzo di oltre
il % per una capitalizzazione
di . milioni di euro.
—I.D.V.
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DENARO&LETTERA
BANCA GENERALI: +0,48%
Nei nove mesi utile netto
in crescita del 44% a 196 milioni
Andamento del titolo a Milano
01/
26,60 29,
31/
25,
26,
27,
28,
30,
Recordati annuncia risultati
trimestrali oltre le attese ma in
Borsa il titolo soffre e chiude con
un ribasso dello , per cento.
L’apparente paradosso si spiega
con il noto adagio di Borsa «buy
the rumor sell the news» (compra
sull’indiscrezione e vendi sulla
notizia ndr.). Il mercato in altre
parole aveva scommesso che i
conti sarebbero stati positivi e
aveva comprato a mani basse il
titolo spingendolo a mettere a
segno un rialzo di oltre il ,%
rispetto ai livelli a cui viaggiava
una settimana fa. La pubblicazio-
ne dei conti, arrivata ieri a metà
giornata, è stata l’occasione per
monetizzare questo rally. Nel
dettaglio l’azienda ha chiuso i
primi mesi dell'anno con ricavi
netti in crescita dell',% oltre
quota , miliardi di euro. Il mar-
gine operativo lordo è migliorato
del ,% a , milioni, l'utile
operativo del ,% a , milioni
e il risultato netto del ,% a ,
milioni. In calo il debito da , a
, milioni, con un patrimonio
netto di , miliardi. Il consiglio
di amministrazione ha poi delibe-
rato - come tradizione - di distri-
buire un acconto sul dividendo
per l'esercizio in corso pari a
centesimi per azione, con stacco
cedola il prossimo novembre.
—A.F.D
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RECORDATI: -0,92%
Scattano i realizzi sul titolo
dopo i conti migliori delle attese
Andamento del titolo a Milano
01/
40,55 37,
31/
35,
37,
39,
40,
42,
PARTERRE
Npe, Banca Pop Ragusa
cartolarizza 400 milioni
Banca Popolare di Ragusa muove con decisione sul fronte
dei crediti deteriorati varando un progetto di derisking
che poggia su due gambe. La prima è una cartolarizzazio-
ne di un portafoglio di sofferenze di circa milioni di
euro, mossa che permetterà all'istituto popolare siciliano
di dimezzare in sostanza lo stock dei crediti deteriorati,
oggi a quota milioni circa, abbattendo l’Npe ratio dal
al % circa. Con questa operazione, per cui è in corso
di valutazione l’utilizzo della Gacs, la banca guidata da
Saverio Continella mostra di voler prendere di petto la
questione Npe, in linea con i desiderata della Vigilanza,
e accelera la road map del proprio piano di gestione Npl.
Peraltro, il piano di derisking prevede un secondo pilastro,
che è costituito dal varo di una piattaforma di recupero
crediti che sarà realizzata in partnership con «un prima-
rio servicer specializzato», come si legge in una nota
dell'istituto diffusa ieri. A quanto risulta al Sole Ore, in
pole position per siglare l’accordo ci sarebbe Fire, servicer
indipendente attivo nella gestione del credito secured e
unsecured. In gestione al servicer dovrebbero andare circa
milioni di euro di non performing loans. (L.D.)
Dopo l’acquisizione della cinese Fannal sei mesi fa, il gruppo
aretino Seco, milioni di fatturato nel di cui %
all’estero, grazie al supporto del fondo FII Tech Growth (ge-
stito dal Fondo Italiano d’Investimento supportato da Cdp),
acquisisce Inhand Electronics, centro di ricerca e sviluppo
americano specializzato in software e sistemi informatici
wireless, micro Pc portatili e soluzioni Iot per applicazioni
homeland security, per la difesa e l’esercito statunitense,
l'industria del medicale e dei trasporti in nord America.
L’acquisizione consolida la presenza oltreoceano del
produttore aretino di microcomputer con quarantìanni di
storia e clienti come Technogym, Cimbali, Esaote, Evoca. A
cui si aggiunge da oggi il portafoglio clienti di Inhand,
milioni di fatturato, quasi esclusivamente nella ricerca e
prototipazione.
Seco punta ad aggiungere a queste attività la produzione
e rafforzare così la propria presenza commerciale aumen-
tando significativamente il fatturato realizzato negli Stati
Uniti. Il fondo FII Tech Growth è entrato nel gruppo Seco nel
per accelerare la strategia di internazionalizzazione
della società. (C.Fe.)
Si accende la battaglia legale tra Moby e Unicredit, che minac-
ciano azioni legali incrociate. L’istituto (tra i maggiori finan-
ziatori della società controllata dalla famiglia Onorato) ha
infatti respinto «immediatamente e con forza» quelle che
definisce «gravi e infondate accuse» arrivate di recente da
Moby. E ha minacciato querela.
Qualche giorno fa era invece stato Onorato ad attaccare
Unicredit e minacciato azioni legali verso la banca, ritenuta
dall’imprenditore responsabile della mancata vendita di due
traghetti alla danese Dfds, per non aver liberato l’ipoteca sulle
navi stesse. Unicredit si era giustificata citando a sostegno
della propria tesi la necessità, prima di liberare le ipoteche, di
avere a disposizione elementi fondamentali, come ad esempio
le perizie di esperti terzi sulla congruità del prezzo delle navi
oggetto delle richieste, soprattutto in una “situazione di crisi
evidente” come quella di Moby.
L’ultimo passo ieri. In una lettera inviata ai vertici della
compagnia, l’istituto in qualità di security agent, ha sottoline-
ato che «sono in corso analisi circa la valutazione del danno
arrecato, nonché alla individuazione delle idonee azioni di-
rette alla tutela della reputazione della banca». (C.Fe.)
L’aretina Seco con Cdp
fa breccia nell’esercito Usa
Moby, Unicredit respinge
le accuse e valuta querele
«La rete unica è solo uno slogan:
noi investiamo nelle aree svantaggiate»
Andrea Biondi
«I
l vero tema è che si continua
a parlare per slogan. La rete
unica non esiste, non è mai
esistita e mai esisterà. Il con-
cetto è impreciso in partenza perché
Fastweb continuerà a esserci con una
sua infrastruttura, che sarà alternati-
va». Alberto Calcagno, ceo di Fastweb,
parla volutamente di infrastruttura e
non di rete, «perché in futuro non esi-
sterà più la distinzione fra fisso e mobi-
le, ma esisterà un’unica infrastruttura
fatta di fibra, G, data center, cloud».
L’ad Fastweb al Sole Ore si dice «mol-
to soddisfatto» dei dati sui nove mesi
rilasciati ieri dalla telco controllata da
Swisscom, «che per Fastweb fotografa-
no il esimo trimestre consecutivo di
crescita». I ricavi sono saliti a , mi-
liardi (+,%) con Ebitda a milioni
(+%), clienti ultrabroadband a , mi-
lioni (+%), clienti totali a , milioni
(+%) e nel mobile a , milioni
(+%). Se però si parla di futuro e del
panorama italiano, l’ad Fastweb non
usa mezzi termini nel qualificare il di-
battito sulla possibile unione di Tim e
Open Fiber per dar vita alla “rete unica”
come «enfatizzato e strumentalizzato».
Perché dice questo?
Noi con il fixed wireless stiamo inve-
stendo e investiremo, anche nelle aree
bianche.
Che sono quelle in cui Open Fiber
sta realizzando la rete in fibra come da
bandi Infratel.
Appunto. Noi abbiamo sempre investito
e questo ci sta premiando visto che sia-
mo primi per accessi ultrabroadband in
Italia con il % del mercato. È stato na-
turale investire nella fibra, come è ora
naturale investire in questa straordina-
ria opportunità rappresentata dal G.
Qui sta la chiave della discussione.
In che termini?
Il fixed wireless (Fwa, ndr.) permette di
utilizzare il G per quel che è: uno stru-
mento efficace, sostenibile e velocissi-
mo da installare per dotare di prestazio-
ni ultrabroadband città e province che
altrimenti sarebbero tagliate fuori dallo
sviluppo tecnologico dei prossimi -
anni. È una tecnologia matura che per-
mette di collegare l'ultimo miglio non
con fibra ma con le frequenze mobili.
Oggi G, domani con il G. E questo ren-
derà le prestazioni assimilabili alla fibra
ma abbattendo tempi e costi. Verizon e
At&t inegli Usa o SK Telecom in Corea
del Sud lo stanno facendo. Noi stessi lo
stiamo testando a Bolzano. E intendia-
mo investire, come stiamo già facendo,
per coprire le aree bianche che al mo-
mento hanno accessi praticamente non
rappresentabili a livello statistico.
Tim e Open Fiber hanno in discus-
sione sinergie nella realizzazione delle
reti in futuro. Una anziché due.
E va benissimo. Non discuto scelte di
azionisti che non sono i miei. Ma non
si parli di rete unica perché non è così.
Sarebbe invece utile se la politica si
concentrasse sulla possibilità di facili-
tare scavi unici con deployment di più
reti. In tutto questo, ripeto, noi con il
Fwa ci saremo anche in quelle aree
bianche in cui mi sembra che l’adozio-
ne stia andando a rilento.
Potete farlo? In fondo le aree bian-
che sono state decise da Infratel pro-
prio perché senza investimenti volon-
tari degli operatori.
Per fortuna la tecnologia va più veloce
delle scelte politiche. Quelle aree erano
state pensate per l’Ftth in un contesto
politico differente, anni fa. Quella tecno-
logia ora non è più economicamente so-
stenibile rispetto all’Fwa che garantisce
invece , soprattutto a tendere con il G,
parità di performance.
Non temete ricorsi?
Perché dovremmo? Investiamo fondi in
una libera iniziativa.
Qual è il vostro obiettivo?
Il % della popolazione connessa in
Fwa entro il .Per un totale del %
della popolazione in ultrabroadband. I
primi risultati li vedremo nella prima
metà del . Nei giorni scorsi il Mise
ha dato l’ok al nostro accordo con Wind
Tre che ci permetterà di condividere le
frequenze e di accelerare nella realizza-
zione della nuova rete. I nostri investi-
menti sono poi a beneficio di tutti perché
abbiamo aperto al mercato wholesale
per ospitare telco che vogliano avere
servizi sulla nostra rete.
Ma vari operatori hanno già accordi
con Open Fiber.
Io sono abituato a valutare il successo
di una tecnologia dai clienti connessi.
I dati Agcom indicano che il Ftth in tut-
to ha un milione di clienti, mentre il Fttc
più di e il Fwa, ancora senza G, ha già
circa , milioni di clienti. Più che altro
la parte pubblica potrebbe fare una
scelta opportuna.
Quale?
Per stimolare la domanda occorrerebbe
non tanto concentrarsi sui contributi alle
famiglie che sono pronte più di quanto si
immagini a salire sul treno dell’ultra-
broadband, a patto che ci siano reali com-
mercializzazioni e non solo le coperture.
Sui distretti industriali e e le aziende i
voucher, invece, sarebbero importanti e
in grado di generare economie rilevanti.
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In crescita. Fastweb ha annunciato il suo 25esimo trimestre in miglioramento
Petrolio canadese in crisi, Encana emigra negli Usa
Sissi Bellomo
L’industria petrolifera è in fuga dal Ca-
nada. L’esodo, cominciato in sordina,
prosegue ormai da anni, ma è culmina-
to ieri – dal punto di vista simbolico –
con l’emigrazione di Encana, storico
produttore nazionale, nato a fine Otto-
cento, all’epoca della scoperta delle oil
sands nella provincia dell’Alberta. La
società non solo trasferirà il quartier
generale negli Stati Uniti, ma cambierà
il suo nome, cancellando ogni riferi-
mento alle origini: da Encana (abbre-
viazione di Energy Canada) diventerà
Ovintiv, un marchio di fantasia.
Anche TransCanada qualche mese
fa si era ribattezzata con un più neutro
TC Energy. La società, proprietaria di
oleodotti, proprio ieri ha ammesso un
nuovo incidente – il terzo in tre anni –
alla pipeline Keystone, che trasporta
mila barili al giorno di greggio dal-
l’Alberta alle raffinerie Usa del Midwest
e del Golfo del Messico: si è aperta una
falla che ha provocato uno sversamen-
to nel North Dakota, evento che di certo
non giova alla tormentatissima causa
della Keystone XL, progetto già forte-
mente osteggiato dagli ambientalisti.
L’annuncio di Encana non ha stupi-
to gli osservatori. Il ceo Doug Suttles, un
texano, ex dirigente BP, da quando ha
preso il timone della società nel ha
fatto di tutto per spostare il focus sullo
shale oil statunitense, finanziando l’ac-
quisto di licenze e intere società oltre
frontiera con dismissioni in Canada. La
sua strategia non è comunque isolata.
Il Paese della foglia d’acero è stato
abbandonato in massa dalle major in-
ternazionali, a causa della scarsa reddi-
tività e forse anche per esigenze repu-
tazionali: le sabbie bituminose sono
molto inquinanti. Negli ultimi tre anni
Shell, ConocoPhillips e altri hanno ce-
duto asset per oltre miliardi di dolla-
ri calcola Bloomberg. A raccogliere il te-
stimone sono state le petrolifere locali
(tra cui Cenovus Energy, nata nel
da una costola di Encana). Ma anche
queste ultime sono ora in difficoltà. Da
quando il prezzo del greggio è crollato
nel - ci sono stati numerosi falli-
menti e chi è sopravvissuto spesso lo
deve alla diversificazione geografica.
«Centinaia» di produttori hanno
spostato impianti di perforazione ne-
gli Stati Uniti, afferma l’ex presidente
della Petroleum Services Association
of Canada, Mark Salkeld, intervistato
da Cbs News. Ad attirarli nel Paese vi-
cino una maggiore remuneratività
delle operazioni, una burocrazia più
snella e più amichevole con le compa-
gnie petrolifere, ma anche un tasso di
cambio favorevole: il dollaro Usa vale
il % più del “loonie”. Cinque anni fa
c’erano circa trivelle nel Canada
occidentale, oggi il numero è sceso in-
torno a , di cui solo la metà è in fun-
zione, ricorda Mark Scholz, presidente
della Canadian Association of Oilwell
Drilling Contractors.
Il Paese nordamericano è tuttora
una potenza petrolifera: addirittura il
quarto produttore mondiale di greggio
dopo Usa, Russia e Arabia Saudita, con
una media di , milioni di barili al
giorno nel . Ma è penalizzato da
una rete di oleodotti insufficiente, che
ne limita la capacità di esportazione e
mantiene depresse le quotazioni locali
del barile. Le autorità dell’Alberta quasi
un anno fa hanno imposto tagli pro-
duttivi in stile Opec per smaltire le scor-
te e risollevare il valore del Western Ca-
nadian Select (Wcs): una politica che è
stata appena prorogata fino a dicembre
, sia pure con un’attenuazione dei
tagli e con l’elargizione (annunciata
proprio ieri) di permessi speciali per
chi è in grado di esportare il greggio a
bordo di treni. I sacrifici hanno prodot-
to solo un beneficio parziale su scorte e
prezzi. In compenso ci sono stati pe-
santi effetti collaterali in termini di ri-
duzione degli investimenti. E infinite
polemiche da parte degli operatori
dell'Oil & Gas.
á@SissiBellomo
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ENERGIA
L
a Spagna cresce più del resto d’Europa.
L’ultima conferma è arrivata ieri dalle
statistiche del Pil relative al terzo trimestre che
hanno mostrato un tasso di crescita dello ,% anno
su anno della Spagna contro un +,%
dell’Eurozona. Eppure Madrid continua ad essere
fanalino di coda in Europa. Da inizio anno
l’Ibex ha fatto +,%. Nettamente
peggio di Milano (+,%), Francoforte
(+%) o Parigi (+,%). La Borsa soffre la
debolezza del settore bancario che, in
termini di capitalizzazione, vale il % del
listino. Da inizio anno le banche spagnoli
hanno perso in media il % mentre in
Europa il settore ha avuto un andamento
invariato. A pesare sui titoli è il rischio di
risarcimenti miliardari alla clientela sui
mutui indicizzati al tasso interbancario
IRPH. Un tasso che non esiste più ma il cui
impiego comportò, tra il e il ,
forti rincari delle rate ai mutuatari. Lo strascico di
cause ha portato la vicenda alla Corte di Giustizia
europea da cui si attende l’ultima parola. Il rischio
per le banche spagnole è un salasso fino a
miliardi di euro (stima Goldman Sachs).
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di Andrea Franceschi
IL PARADOSSO SPAGNOLO:
BENE IL PIL, MALE LA BORSA
DA INIZIO ANNO
La Borsa spagnola
ha guadagnato
meno delle altre
piazze europee
+8%
ALBERTO
CALCAGNO
Il Ceo di Fastweb
parla
di infrastrutture:
«La rete unica
non esiste»
All’esodo delle compagnie
straniere si unisce un nome
storico dell’industria locale
MERCATI
ACQUISIZIONI IN SPAGNA E COLOMBIA
Covisian fa shopping oltreconfine
Covisian fa shopping,
consolidando la propria presenza
in Spagna e America Latina. Il
gruppo di contact center,
controllato dall’operatore di
private equity Aksìa Group, ha
acquisito aziende della
multinazionale spagnola Avanza. A
essere acquisite da Gss, controllata
spagnola di Covisian, sono Unitono
Contact Center, Uniglobal
Insurance Mediation, Avanza
Insurance (tutte basate in Spagna)
e Avanza Colombia, che per il
gruppo significa ingresso in nuovo
Paese. «Stiamo investendo in
tecnologie che supportano e
migliorano la gestione dei clienti e
con questa acquisizione
diventeremo il numero tre sul
mercato spagnolo», commenta al
Sole Ore Antonio Turroni,
amministratore delegato di una
Covisian che con l’operazione
raggiunge un fatturato di
milioni, con mila lavoratori in
Paesi. Covisian è stata assistita da
Garrigues Madrid, EY & Accinni,
Cartolano & Associati con
operazione finanziata da Equita. In
Italia, intanto, Covisian è alle prese
con la perdita della commessa Inps,
che gestiva insieme con Transcom
e Indra. Il gruppo ha così avviato
una procedura di mobilità, ma in
autotutela attendendo di capire
come sarà applicata dall’azienda
subentrante la clausola sociale che
impone la riassunzione dei
lavoratori presso le aziende
vincitrici. Fra azienda e sindacati ci
sono tavoli in corso sul punto.
—A. Bio.
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INTERVISTA
ALBERTO CALCAGNO
Il numero uno di Fastweb:
«Primi nell’ultrabroadband,
rimarremo alternativi»