Il Sole 24 Ore - 19.10.2019

(Ron) #1

Il Sole 24 Ore Sabato 19 Ottobre 2019 11


Finanza


Mercati


Il gruppo italiano punta sulla


flessibilità della sua
piattaforma per la gara da 

miliardi di dollari della Marina


statunitense
—Servizio a pagina 

Inchiesta


Fincantieri,


le fregate Fremm


alla conquista


del mercato Usa


Corsa a sei per rilevare Sorgenia


Ecco le condizioni delle banche


ENERGIA


Gli istituti pretendono


garanzie sul rifinanziamento


dei debiti per  milioni


In settimana il consiglio


ha chiesto chiarimenti


ai potenziali compratori


Marigia Mangano


Quattro anni fa Cir metteva per iscrit-


to che il pacchetto di controllo di Sor-


genia in bilancio valeva zero. A dirla


tutta la famiglia De Benedetti ha me-


ditato fino all’ultimo di partecipare


alla ricapitalizzazione necessaria per


scongiurare il fallimento. Ma la pro-


fonda crisi in cui era precipitata Sor-


genia e il debito monstre di , miliar-


di concesso dai principali gruppi ban-


cari del Paese hanno imposto scelte


rapide e coraggiose. Sia per i compra-


tori sia per i venditori. I compratori


erano i debitori del gruppo, le banche


appunto (Mps, Intesa Sanpaolo, Uni-


Credit, Ubi e Banco Popolare tra i


principali), che hanno trasformato


quasi  milioni di finanziamenti in


equity; i venditori invece erano Cir e


il socio austriaco Verbund, usciti di


scena con un bilancio dell’investi-


mento in rosso.


Ora il passaggio di proprietà si ri-


propone, ma rispetto al passato non


c’è fretta. Perché nel frattempo Sor-


genia è stata risanata, registra utili ro-


tondi, va bene ed è diventata un asset


proiettato verso mila clienti, tutti


digital, e centrali elettriche a ciclo


combinato super flessibili per una ca-


pacità installata che supera i .


megawatt: in lizza per rilevarla ci so-


no sei cordate, dove compaiono oltre


ad alcuni fondi di private equity, il


tandem AA-Eph, Iren, Acea e da ulti-


mo Fi con il fondo spagnolo Aste-


rion. Questa volta però le banche da


acquirenti ricoprono il ruolo di vendi-


tori, pur avendo in questa partita un


punto di vista assai privilegiato es-


sendo oltre che socie, anche finanzia-


trici e spesso sponsor e advisor di al-


cuni gruppi interessati alla società.


Cosa decideranno di fare? Vendere


tutto o restare nel capitale puntando


a un progetto più grande, di sistema,


che potrebbe avere ritorni interes-


santi? Il Sole  Ore ha ricostruito i


nuovi assetti di Sorgenia e la mappa


dei debiti del gruppo a quattro anni di


distanza dal salvataggio. Numeri an-


cora importanti che a seconda di qua-
le strada sarà scelta dagli istituti po-

trebbero contenere nell’immediato la


perdita finora registrata sull’investi-
mento o rinviare a un secondo tempo

il bilancio sul dossier Sorgenia.


Gli assetti di Sorgenia


Le banche azioniste di Sorgenia han-


no posto due importanti condizioni
che guideranno la scelta della miglio-

re offerta per il gruppo energetico:


mettere in sicurezza il debito del
gruppo e massimizzare quel “delta”

che si ottiene sottraendo la posizione


finanziaria netta della società al valo-
re complessivo dell’offerta. Per capire

in che misura queste due variabili


possono influenzare la selezione del
futuro proprietario del gruppo guida-

to da Gianfilippo Mancini, dossier af-


fidato a Lazard e Colombo & associati,
bisogna guardare dunque agli assetti

di controllo. Sorgenia è partecipata da


una holding, Nuova Sorgenia, che de-
tiene il ,% di Sorgenia e il cui pri-

mo socio è Banco Bpm con il ,%


del capitale, seguito poi da Mps, Ubi,
UniCredit e Intesa Sanpaolo con quo-

te del ,% ciascuno. Il loro impe-
gno è legato agli Strumenti finanziari

partecipativi il cui valore in bilancio è


contabilizzato per  milioni. Nello
stesso tempo, però, le banche “socie”

sono anche finanziatrici nella società


operativa, Sorgenia appunto.
Negli ultimi quattro anni, da

quando gli istituti sono entrati nel ca-


pitale, Sorgenia ha restituito  mi-
lioni di debiti. Secondo dati aggiorna-

ti a gennaio  il debito lordo viag-


giava intorno ai  milioni, valore
che scende a  milioni guardando

la posizione finanziaria netta. La


mappa dei creditori, secondo quanto
ricostruito da Il Sole  Ore, è così

composta:  milioni in capo a Mps,


 milioni di Intesa Sanpaolo, 
milioni di Mediobanca,  milioni di

UniCredit e  milioni di Bpm,  mi-


lioni di Portigon e  milioni di Ubi,
citando le principali linee in essere. In

questo quadro, dunque, appare cru-


ciale cosa il futuro compratore vorrà
fare con il debito esistente. Ipotizzan-

do così una offerta nell’ordine di 


milioni, valore intorno al quale se-
condo indiscrezioni alcune cordate

stanno ragionando, quel “delta” che


le banche vogliono massimizzare sa-
rebbe nell’ordine di  milioni, valo-

re dato dalla differenza tra l’Offerta di


 milioni e la posizione finanziaria
netta di  milioni, e risorse capaci di

abbattere l’impegno delle stesse ban-


che in Sorgenia sul fronte equity da
 milioni a  milioni.

Le garanzie sul debito
Nello stesso tempo, però, per come è

stata immaginata l’operazione, il fu-


turo compratore dovrà mettere in si-
curezza il debito di Sorgenia. Il che

vuol dire o rifinanziarlo completa-


mente o procedere a una parziale ri-
capitalizzazione dell’operativa per

abbatterlo. In proposito, proprio a


inizio settimana, secondo alcune fon-
ti, ci sarebbe stato un board di Sorge-

nia holding nell’ambito del quale si


sarebbe deciso di richiedere ai sog-
getti in gara le modalità di finanzia-

mento dell’operazione volta a rilevare


il gruppo energetico. Un passaggio


cruciale proprio ai fini delle garanzie


che le stesse banche chiedono sul de-
bito. Anche perché non tutte le offerte

pervenute sul tavolo degli advisor, si


apprende, puntano a rilevare e “liqui-
dare” le banche socie del gruppo, ma

c’è anche chi immagina percorsi di-


versi che potrebbero vedere gli istitu-
ti, o alcuni di loro, accompagnare Sor-

genia in una nuova importante fase di


sviluppo. Se infatti soggetti come
Eph-AA, Iren o Acea rappresentano

operatori del settore interessati al-


l’asset nella sua interezza in quanto
sinergico con le loro attività, negli ul-

timi mesi a sparigliare le carte è stato


l’intervento di Fi.
Il fondo infrastrutturale starebbe

definendo i dettagli della propria of-


ferta che inizialmente si limitava al
conferimento di alcuni impianti di

energia rinnovabile in Sorgenia, ma
che non è stata ritenuto sufficiente

dalle banche azioniste. Da qui i con-


tatti, come riportato da Il Sole  Ore
di martedì  ottobre, con il fondo

spagnolo Asterion per definire una


componente cash e mettere sul piatto
l’offerta mista per il gruppo energeti-

co. Sulla discesa in campo del fondo,il


cui interesse verso un produttore di
energia elettrica appare secondo al-

cuni osservatori non del tutto coe-


rente con la mission infrastrutturale,
si starebbe formando un allineamen-

to istituzionale. C’è chi fa notare, in-


fatti, come su Sorgenia si giochi una
partita più ampia, di sistema, per gli

asset in gioco e i soggetti coinvolti. Il


piano allo studio di Fi, che vede Me-
diobanca come advisor, ma anche tra

i principali finanziatori dell’opera-


zione, punterebbe secondo indiscre-
zioni a coinvolgere alcune banche

presenti nel capitale di Sorgenia. E


così se istituti come Mps, UniCredit
o Ubi, che pur hanno sostenuto Sor-

genia nel percorso di turnaround, sa-


rebbero più orientati a un disimpe-
gno immediato altri come Intesa

Sanpaolo, presente nella partita co-


me altre banche in più ruoli, in quan-
to socia, finanziatrice ma anche tra i

sottoscrittori di Fi, non escludereb-
be a priori secondo alcune fonti un

progetto di lungo periodo che po-


trebbe potenzialmente portare a ri-
torni interessanti. Si tratta di capire

se la cordata Fi-Asterion prenderà


per davvero forma e quanto la nuova
offerta sarà capace di allineare e con-

vincere tutte le banche azioniste.


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Telecom, Rossi cooptato in cda per la presidenza


Antonella Olivieri


Via libera alla cooptazione di Salva-


tore Rossi nel cda Telecom, che ha ot-


tenuto l’unanimità del comitato no-


mine. A Roma c’erano solo il presi-


dente vicario pro-tempore Michele


Valensise (indipendente in quota Vi-


vendi) e l’ad Luigi Gubitosi che, pur


non facendo parte del comitato, era


stato invitato. Gli altri componenti -


il presidente Alfredo Altavilla, Rocco


Sabelli, Paola Bonomo (tutti e tre del-


la lista Elliott) e Giuseppina Capaldo


(indipendente della lista Vivendi) -


erano collegati da remoto. Nessun al-


tro nome risulta essere arrivato sul


tavolo del comitato. Il consiglio Tele-


com che si riunisce lunedì per deci-


dere della successione al vertice di


Fulvio Conti nominerà presidente


l’ex direttore generale di Banca d’Ita-
lia e ex-presidente Ivass, figura di al-

to prestigio e di sicura indipendenza.


La presidenza Telecom non è co-
munque esecutiva, tutte le deleghe

sono in capo a Gubitosi. In ogni caso


la cooptazione dovrà essere ratificata
dalla prossima assemblea.

Una designazione, quella di Rossi,
che nell’azionariato si attribuisce al

board. La Cdp, che è non è rappresen-


tata in cda, vuole rimanerne elegante-
mente fuori. Elliott non ha mai fatto

questione di poltrone (non è il suo bu-


siness) e Vivendi non aveva voce in
capitolo, in quanto la sostituzione era

all’interno della lista Elliott.


Restano comunque sul tappeto
tutti i nodi del riassetto Telecom a

partire dalla conversione delle azioni


di risparmio, senza la quale non si va
avanti. Conversione che dipende so-

prattutto dagli umori dei francesi che,


col loro ,%, detengono un sicuro
diritto di veto in materia, già esercita-

to nel recente passato. A quanto tra-


pela, Vivendi non sarebbe contraria
alla conversione, ma manderebbe in

là la palla alla primavera. Pare eviden-


te che il fondo di Paul Singer, che ave-
va l’idea di tempi più stringenti, non

abbia ottenuto, come voleva, alcun


impegno formale dai francesi.


Se è ormai scontato che - anche per


mancanza di interlocutori in ambito
pubblico/regolamentare - le discus-

sioni per l’ipotetica integrazione con


Open Fiber non potranno entrare nel
vivo prima della primavera, la con-

versione delle risparmio dovrebbe es-


sere affrontata preliminarmente per-
chè spianerebbe la strada al riassetto

delle tlc. Senza la diluzione delle quo-


te degli azionisti “stabili” accordi sulla
governance non sono possibili, per-

chè incapperebbero nel rischio di


concerto, e vincolerebbero le opzioni
sull’integrazione con Open Fiber.

La situazione nebulosa sul destino


delle due reti di fatto non fa bene nè
all’una nè all’altra società. Telecom ha

logicamente rallentato gli investi-


menti in fibra, e Open Fiber è in ritar-
do di almeno un anno sulla realizza-

zione dell’infrastruttura dove ha vin-


to i bandi pubblici.
In mattinata, prima della riunione

del comitato nomine che si è tenuto


nel tardo pomeriggio, sulle nomine
Telecom era intervenuto Stefano Buf-

fagni, viceministro al Mise. La nomi-


na di Rossi, aveva detto l’esponente
governativo, deve perseguire obietti-

vi «di sistema e non di lottizzazione»,


contribuendo a garantire «il progetto
e l’interesse nazionale» e la creazione

di una «rete unica» fondamentale per


il Paese. «Chiunque stia avallando
questo tipo di scelta, se ritiene che sia

la scelta giusta, lo deve fare nell’ottica


di sistema e non per piazzare qualcu-
no che gli interessa». «Non entro nel

merito di scelte di aziende private -


aveva aggiunto Buffagni - ma giudico
i risultati». «Vediamo le scelte che fa-

rà l’azienda, dopodiché l’importante


è che si garantisca il progetto e l’inte-
resse nazionale». «Per quanto ci ri-

guarda - è la sottolineatura finale -


per noi il tema della rete unica è fon-
damentale. Abbiamo tantissime zone

senza una connessione adeguata e


non possiamo permettercelo».
Per Vivendi un tassello è andato

a posto con la sostituzione di Conti


in Telecom, mentre sul fronte Me-
diaset - secondo quanto riferisce

l’Ansa - i pm milanesi che stanno in-
dagando sulla scalata di tre anni fa

vorrebbero ascoltare il ceo Arnaud


de Puyfontaine e Vincent Bolloré.
Nessuna notifica, ma i magistrati

avrebbero chiesto informalmente


all’avvocato Guido Alleva di poter
avere alcune date disponibili.

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SOCIETÀ


Acea Energia ed Erg, con la controllata Erg Power Genera-
tion, hanno sottoscritto due power purchase agreement per

la fornitura di complessivi , tetrawattora di energia nel


periodo -. Gli accordi, che prevedono la cessio-
ne della maggior parte dell’energia a un prezzo

definito all’interno di un collar, permettono di


ottimizzare i profili di rischio per entrambe le
società. La fornitura si caratterizza, fra l’altro,

per il ritiro, da parte di Acea, a un prezzo fisso,


dell’intera produzione di energia elettrica del
parco eolico Erg di Avigliano di , megawatt,

di recente oggetto di reblading (rinnovamento


delle pale). «Erg con questo accordo - spiega
l’ad Luca Bettonte - oltre a stabilizzare il prezzo

di cessione di una parte del proprio portafoglio
di generazione da fonti rinnovabili, definisce

le modalità di cessione dell’energia prodotta


dal primo parco eolico oggetto di reblading. Poniamo così
le basi della formula pay as produced, una tipologia con-

trattuale che stabilizza i prezzi di vendita e che potrà tro-


vare, in futuro, ulteriori applicazioni, anche di più lungo
termine, per la cessione» dell’energia prodotta da im-

pianti eolici oggetto di repowering. Soddisfatto anche Va-


lerio Marra, presidente di Acea Energia.
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Un investitore finanziario cinese per brand storici del


Made In Italy, come la crema da barba Proraso e i
dentifrici Marvis. Come anticipato da Il Sole  Ore il

 agosto scorso, il private equity di Hong Kong Nuo


Capital entra infatti con una minoranza del  per
cento nel gruppo Ludovico Martelli, azienda toscana

leader nel mercato italiano della rasatura e in forte


espansione a livello internazionale, controllata dalla
omonima famiglia. L’operazione, del valore di circa

 milioni di euro, avverrà in gran parte in aumento


di capitale. La famiglia Martelli, fondatrice della Lud-
ovico Martelli, mantiene la maggioranza, continuan-

do a ricoprire ruoli manageriali nella società con Lau-


ra e Stefania Martelli. L’attuale manage-
ment team, guidato dall’amministratore

delegato e azionista Giovanni Galeotti, pro-


seguirà nell’attività di sviluppo. La scelta di
Nuo Capital arriva al termine di un processo

competitivo gestito da Gca Altium, banca


d’affari guidata da Carlo Dawan in Italia,
che ha portato al tavolo diversi potenziali

investitori internazionali.


Fondata nel  a Firenze da Ludovico
Martelli, il gruppo da tre generazioni è il

punto di riferimento nel mondo della rasa-


tura grazie al brand Proraso. Nel corso del-
la sua storia, Ludovico Martelli ha costrui-

to una leadership nel mercato grazie ai
suoi brand di punta: Proraso, la schiuma da barba

Made in Italy usata dai barbieri di tutto il mondo, e


Marvis, il dentifricio “di lusso” che ha conquistato
il mercato estero, in particolare i consumatori cine-

si. Oltre a Proraso e Marvis, la società è presente sul


mercato con altri prodotti di riferimento per la cura
del corpo tra cui le creme Kaloderma, la linea di

shampoo Schultz, le creme per la depilazione Oxy,


i saponi e bagnoschiuma Sapone del Mugello e l’ul-
timo arrivato, Valobra, brand di saponi da toeletta

acquistato nel . Il gruppo commercializza i pro-


pri prodotti in oltre  paesi generando circa il %
dei propri ricavi dalle vendite all’estero, soprattutto

grazie al forte posizionamento di Marvis in Cina,


oltre alla continua crescita di Proraso in Nord Ame-
rica, Germania, Francia e Spagna.

Nuo Capital, che ha già investito in altre aziende


italiane è invece una holding con sede a Milano: è
guidata da Tommaso Paoli ed è promossa dal family

office della famiglia di imprenditori Pao Cheng, cre-


ato negli anni  ad Hong Kong. Negli ultimi anni
la Ludovico Martelli è cresciuta in modo significati-

vo, raggiungendo  milioni di euro di fatturato per


il , con un Ebitda margin superiore al %.
«L’ingresso di Nuo Capital - spiega l’ad, Giovanni

Galeotti - permetterà alla Ludovico Martelli di intra-


prendere un percorso di crescita accelerata, grazie
all’espansione all’estero dei brand principali, in

particolare Marvis, facendo leva sul network e sulle


competenze distributive nel mercato asiatico». Altri
advisor dell’operazione, oltre a Gca Altium, sono

stati Gatti Pavesi Bianchi, Kpmg, Studio Chrea,
Chiomenti, Bcg ed Ernst Young.

—Carlo Festa


© RIPRODUZIONE RISERVATA

PRIVATE EQUITY


Il 30% di Proraso


nel portafoglio cinese


di Nuo Capital


ENERGIA


Accordo tra Erg e Acea


per fornitura eolica


Marchi storici.
Oltre a Proraso il

gruppo Martelli


possiede Marvis
e Kaloderma

Navi militari.
La fregata Fremm in
corsa per la gara Usa

L’indebitamento lordo a gennaio 2019 secondo quanto


il Sole ha ricostruito ammonta a 940 milioni così distribuiti


Carige


Cdp


Popolare Vicenza


11


9


8


Commerzbank


Barclays


UBAE


6


4


4


Etruria


Bnp


Akros


3


2


1


Mps


322


Intesa Sanpaolo


130


74


Portigon


57


Ubi


UniCredit


119 113


Mediobanca


77


Bpm


La mappa delle banche e dei debiti


SALVATORE
ROSSI
Settanta anni, già
direttore generale
di Bankitalia
e presidente
dell’Ivass

GOVERNANCE


Decisione unanime


del comitato, lunedì attesa


la nomina da parte del cda


1,


TETRAWATTORA
DI ENERGIA
L’accordo fra Acea
Energia ed Erg
prevede la
fornitura di 1,
tetrawattora di
energia
complessivi
nel 2020-2022.

A MARINO E ZAMPINI


Ansaldo energia


divide le deleghe


Il cda Ansaldo Energia ieri ha


nominato Giuseppe Marino ad.
Ha poi deliberato di affidare al

presidente Giuseppe Zampini,


temporaneamente e
congiuntamente all’ad, alcune

deleghe relative all’indirizzo


sulle aree strategiche della
società, incluso il settore

tecnologico, e al supporto


alle attività commerciali,
comprese quelle relative

alle jv cinesi.


IL FUTURO


È UN UOVO


DA COVARE

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