Il Sole 24 Ore - 20.08.2019

(Ron) #1

4 Martedì 20 Agosto 2019 Il Sole 24 Ore


Primo Piano


Infrastrutture, fondi


non spesi per 6 miliardi


Consuntivo . Pubblicato il bilancio del ministero, i residui superano


i  miliardi .Pesa il ritardo dei contratti Anas e Rfi (ora in accelerazione)


Giorgio Santilli


Il fenomeno dei mancati investimenti


in opere pubbliche e dello scarto fra


aspettative e risultati si arricchisce di


nuovi dati clamorosi. Il consuntivo fi-


nale del bilancio dello Stato ha certifi-


cato che nel  il ministero delle In-


frastrutture e dei Trasporti ha man-


dato quasi sei miliardi di euro «in


economia»: espressione tecnica per


dire che fondi disponibili nel bilancio


di cassa non sono stati spesi e rischia-


no (almeno in parte) di essere cancel-


lati dal bilancio. Gonfiano l’ammon-


tare dei residui che a fine anno aveva-


no superato la barriera dei  miliardi.


Il consuntivo è stato pubblicato a


fine luglio sul sito del ministero. Que-


sti , miliardi di spesa mancata sono


una cifra clamorosa, un record per il


ministero di Porta Pia, soprattutto se


confrontati ai , miliardi di cassa di-


sponibili per l’anno passato (al netto


di , miliardi traferiti alle regioni per


i fondi al trasporto pubblico locale): il


% delle disponibilità nel bilancio di


cassa non sono stati spesi. Nel  i


fondi non spesi e andati in economia


erano ammontati a poco più di  mi-


liardi. Il cavallo continua a non bere


nonostante l’acqua messa a disposi-


zione dal Tesoro sia molta.


Oltre la metà dei fondi andati «in


economia» nel  riguardano la


missione numero uno «infrastruttu-


re pubbliche e logistica» con .


milioni non spesi su . disponibili


(poi aumentati a .). In questa


area pesano soprattutto gli investi-


menti stradali dell’Anas non fatti: ri-


sultano non spesi . milioni su


. di cassa disponibile. L’altra


grande area di spesa del ministero è


quella del «diritto alla mobilità e svi-


luppo dei sistemi di trasporto»: i fon-


di andati in economia ammontano a


. milioni su  miliardi disponi-
bili (ma qui pesano i , miliardi per

il trasporto locale trasferiti alle Re-
gioni). Qui ci sono i capitoli «sistemi

ferroviari, sviluppo e sicurezza del


trasporto ferroviario», con fondi non
spesi per . milioni.

Va detto che il nodo della spesa


 di Anas e Fs nasce in parte dai
ritardi nell’approvazione dei con-

tratti di programma di Anas e Rfi che


danno il via ai trasferimenti verso le
due società. A luglio il Cipe ha ap-

provato gli aggiornamenti, questo


dovrebbe accelerare le risorse. Que-
sto potrebbe consentire – ma è tut-

t’altro che scontato perché la proce-
dura per rendere operativi i contratti

è complessa e lunga – un recupero


parziale nel .
Il ministero dell’Economia confer-

ma comunque la fiducia nella possi-


bilità di accelerare la spesa recupe-
rando una parte dei fondi non spesi

 nel bilancio preventivo  che


infatti presenta una anomalìa pro-
prio alla missione «infrastrutture

pubbliche e logistiche» dove i fondi di


cassa sono quasi il doppio di quelli di
competenza: . milioni contro

.. L’asticella è sempre più alta, la


sfida sempre più dura.


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Claudio Tucci


«I


l digitale sta trasforman-
do imprese e mondo del

lavoro; per questo è fon-


damentale l’investimento
in formazione, sia scolastica che

continua. Ma è necessario anche
puntare su innovation manager, fi-

gure che sappiano accompagnare, in


primis le Pmi, nel percorso di ade-
guamento al nuovo modello di svi-

luppo .. Del resto, manager . già


esistono in alcuni settori specifici,
come l’automotive, il packaging e

l’hi-tech. Si tratta, adesso, di scom-


metterci, allargando il raggio d’azio-
ne, penso, ad esempio, a professio-

nisti come gli export manager o gli


energy manager. E occorre incre-
mentare la partecipazione femmini-

le al mercato del lavoro: oggi in Italia


possiede una occupazione solo qua-
si il % di donne. Eppure, se venisse

centrato l’obiettivo di Lisbona ,


cioè un tasso di occupazione femmi-
nile al %, vale a dire sei donne su

 al lavoro, il nostro Paese benefice-


rebbe di un +% del Pil».
Stefano Cuzzilla, presidente di

Federmanager, ha già pronto, sulla


scrivania, un dossier con le priori-
tà di politica economica da discu-

tere subito con il governo, attuale


o con un eventuale nuovo esecuti-
vo: «L’Italia non può permettersi

paralisi – spiega –. Due sono i pre-


requisiti su cui creare le condizioni
di sviluppo di un’economia sana:

primo, creare opportunità d’im-
piego, secondo, spingere sugli in-

vestimenti, a partire dalle opere


infrastrutturali».
Presidente, il mercato del lavoro

si è fermato...


Per questo bisogna intervenire.
Accanto alla riduzione del costo

del lavoro, che è una misura ur-


gentissima, vanno affrontati due
nodi storici: la riorganizzazione

dei servizi per il lavoro, valoriz-


zando il link pubblico-privato, e il
deciso cambio di rotta nella forma-

zione. Le evidenzio questi numeri.


Un recente studio della commis-
sione Ue ha stimato che entro il

 ci saranno mila posti non


occupati per mancanza di compe-
tenze specifiche (erano mila nel

). E soltanto il -% degli uten-


ti che si sono rivolti a un centro per
l’impiego è riuscito a trovare lavo-

ro. Ecco, c’è molto da fare. Per mi-


gliorare i centri per l’impiego anzi-
ché puntare sui navigator, che nel-

la migliore delle ipotesi hanno una


scarsa conoscenza del mercato del


lavoro, sarebbe più utile acquisire
dal modello inglese la figura del

tutor, chiamato personale advisor,


che può essere svolta da un mana-
ger di esperienza, anche neopen-

sionato. Quanto alle politiche edu-


cative, occorre rilanciare, istituti
tecnici, Its e lauree Stem, e spinge-

re sull’alternanza. La riduzione di


ore e fondi alla scuola-lavoro è sta-
ta un grave errore.

In più c’è da fare i conti con


il ....
Non c’è dubbio. Il lavoro non sta

scomparendo sta solo cambiando


volto. E in questo scenario il ruolo
del manager è determinante per

tutte le imprese italiane in quanto


“abilitato” a governare il processo
di trasformazione in atto nelle

aziende. I fondi,  milioni di euro


nel triennio -, inseriti nel-
l’ultima legge di Bilancio per avva-

lersi di innovation manager, sono
stati un passo positivo, ma la cifra

va incrementata. Importante è an-


che lo smart working: se fosse ap-
plicato a , milioni di lavoratori, ri-

spetto agli attuali /mila, po-


tremmo ottenere un recupero di
circa  miliardi di euro all’anno che

va ad incidere positivamente sulla


produttività. Servono, inoltre, poli-
tiche di welfare aziendale in favore

di una maggiore integrazione tra


vita e lavoro. Noi ci abbiamo credu-
to: nell’ultimo rinnovo contrattuale

tra Federmanager e Confindustria


è stato inserito un articolo ad hoc su
pari opportunità e conciliazione.

Ha parlato anche di infra-


strutture...
Certo. È l’altra pre-condizione per

lo sviluppo economico, accanto a


formazione e lavoro. Bisogna
sbloccare i cantieri. Penso in parti-

colare al Sud. Anche qui i numeri


sono chiari. Il % di tutto l’import
ed export italiano parte e arriva

“via nave”; dato che lievita al %


man mano che si scende dal Nord
lungo le coste e le isole, dove ope-

rano circa mila imprese. La po-


sizione del nostro paese può spin-
gere a creare una piattaforma logi-

stica intermodale mare-terra in
grado di catturare flussi di traffico

e di realizzare servizi. Per questo,


è necessario potenziare, ad esem-
pio, le strutture portuali che possa-

no candidare il Meridione a costi-


tuire il naturale polo logistico del-
l’area sud-europea.

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LA CRISI E LE PARTI SOCIALI/


Stefano Cuzzilla. Il presidente Federmanager: obiettivo innovazione


«Investimenti nella formazione


strategici per la crescita»


Antonio Patuelli


C


aro Direttore,


in questi giorni di cosi


forti complessità
istituzionali è ancor più

necessario cercare di ragionare


non tanto sulle tattiche di breve
prospettiva, ma sulle strategie

lungimiranti per uscire dalla


stagnazione economica e da una
troppo lunga fase di carenza di

fiducia nell’avvenire.


Sono miopi e troppo legate
solo all’attualità anche molte

discussioni relative alla


rivoluzione tecnologica in atto,
che non è la prima e non sarà

soprattutto l’ultima. In


particolare troppe discussioni si
limitano ad analizzare il solo

esistente, cioè che le sempre più


nuove tecnologie hanno anche
come conseguenza la riduzione

di posti di lavoro, trascurando le


nuove potenzialità di nuova
occupazione soprattutto

qualificata che possono essere


sprigionate da nuove iniziative
economiche che utilizzino anche

le sempre più nuove tecnologie.


In questa direzione occorrono,
infatti, più iniziative, sia

pubbliche, sia private, per
superare la fase di stagnazione in

atto del prodotto interno lordo,


promuovendo nuove iniziative
strategiche di grande momento,

come una più cospicua e rapida


sostituzione dell’energia fossile
con quelle rinnovabili, in

un’economia più circolare e


capace di rigenerarsi. E con
grandi opere pubbliche, civili e

sociali che permettano livelli più


elevati di qualità della vita a tutti
è con infrastrutture immateriali e

materiali capaci di far si che


l’Italia sia sempre più connessa e
meno isolata dalle altre zone più

popolose d’Europa.


Insomma, occorre ragionare
coniugando nuova sostenibilità e

nuove opere pubbliche, dando


spinte rilevanti a settori decisivi
per la ripresa dello sviluppo e

dell’occupazione, innanzitutto


come l’edilizia e il suo indotto,
l’immobiliare ed il turismo che

per l’Italia sono i fattori di più


accelerata ripresa.
Ma non è la prima volta che

una rivoluzione industriale porta


inizialmente ad evidenziare gli
aspetti di crisi occupazionale,

senza individuare subito le


potenzialità di ripresa.
Anche nel , a seguito della

grande crisi che anche allora


nacque e si risolse prima in
America, vi fu una fase di sfiducia

nell’avvenire, come emerge dallo


scambio di lettere fra Giovanni


Agnelli (il nonno dell’omonimo
“Avvocato”) e Luigi Einaudi

proprio nel  e ora pubblicato


da Aragno nel volume “Negli anni
della crisi”.

Agnelli ed Einaudi erano allora
di fronte a una grande doppia

crisi, finanziaria e di forte


evoluzione “tecnica”, e
conseguentemente ad una

rivoluzione industriale.


Quei profondi cambiamenti
producevano problemi

all’occupazione, ma fornivano


anche stimoli per nuove
iniziative economiche ed opere

pubbliche che produssero una


forte modernizzazione anche in
Italia, prima della sciagurata e

drammatica entrata nella


seconda guerra mondiale. Grandi
opere di ristrutturazione e

rilancio finanziario, industriale e


di pubblica utilità furono le
risposte attive, anche in Italia,

alla crisi degi anni Trenta. Ancor


più nel secondo dopoguerra
l’Italia non si limitò alla

ricostruzione, ma si impegnò in


investimenti pubblici e privati,
civili e sociali di forte

modernizzazione, quasi


rivoluzionari per l’epoca, per la
realizzazione di nuove case,

scuole, di ospedali, autostrade,


ecc. Giovanni Agnelli evidenziava
che «la tecnica è una delle più

grandi conquiste dell’uomo. Sta


alla base del progresso
moderno». Einaudi nitidamente

ammoniva che «il progresso
tecnico non avrebbe senso se

dovesse servire soltanto a creare


disoccupazione, crisi e
malcontento sociale. È possibile


  • aggiungeva Einaudi


lungimirante - che gli anni a
venire ci facciano assistere

ad un nuovo meraviglioso


incremento della capacità
produttiva del mondo».

Ecco il punto! Non subire le


evoluzioni, ieri della tecnica, oggi
delle sempre più nuove

tecnologie, ma utilizzarle non


solo per efficientare i cicli
produttivi già esistenti, ma anche

per realizzare nuove iniziative


economiche, civili e sociali.
Quando si compie questa svolta,

quando si innesta questo spirito


costruttivo per nuove iniziative,
allora riappare con più forza

anche la fiducia dell’avvenire.


È un salto strategico e di
qualità che l’Occidente, l’Europa

e l’Italia debbono compiere al più


presto per non subire i
cambiamenti, ma utilizzarli per

promuovere un avvenire che sia
di sempre maggiore progresso

civile, economico e sociale.


Presidente dell’Associazione


Bancaria Italiana
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LA LETTERA


Non subire i cambiamenti legati alle tecnologie,


ma usarli per nuove iniziative economiche


Principali unità di missione del Mit. Valori in milioni


Note: * non spesi

INFRASTRUTTURE
PUBBLICHE E
LOGISTICA

DIRITTO ALLA
MOBILITÀ
E SVILUPPO
DEI SISTEMI
DI TRASPORTO

CASSA RESIDUI

Iniziale


Previsione
denitiva Pagato In economia *

Residui
al 31/12/

7.676,


9.009,


6.012,


9.135,


2.974,


6.545,


3.038,


2.590,


9.593,


3.719,


5.574,


3.796,


Il consuntivo di spesa 2018


STEFANO
CUZZILLA
Per il presidente di
Federmanager un
grave errore il
taglio di fondi e ore
alla scuola-lavoro

È necessario puntare


su strategie lungimiranti


per uscire dalla


stagnazione economica


SESTA
DI UNA SERIE
D’INTERVISTE
Le prime cinque
sono state
pubblicate il 13
agosto a pag. 6,
il 14 agosto
a pag. 4, il 15
agosto a pag.4,
il 17 agosto
a pag. 4 e il 18
agosto a pag. 5
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