CARLO NICOLATO
■Il nuovo governo greco è pronto a
tagliare le tasse così come aveva promes-
so in campagna elettorale. I tagli fiscali e
le misure a sostegno dei cittadini in diffi-
coltà col fisco proposte da Mitsotakis so-
no state approvate dal Parlamento. Le
tasse sulla casa verranno ridotte del
22%, le aliquote per i redditi più bassi,
quelli al di sotto dei 10mila euro, passe-
ranno dal 22 al 9%. I cittadini in debito
con lo Stato e con le proprie casse previ-
denziali potranno mettersi in regola pa-
gando 120 rate mensili. Il nuovo pre-
mier ha promesso che il previsto taglio
delle pensioni, messo in cantiere dal pre-
cedente governo, non avverrà mai e che
nessun dipendente del settore pubblico
verrà più licenziato. Il ministero della sa-
lute si sta invece preparando ad assume-
re 2.400 lavoratori ospedalieri, mentre
quello dell’Interno ha intenzione di re-
clutare 1.500 nuovi agenti.
LA REAZIONE
L’Europa per ora non dice niente, sa-
rà anche che è ormai agosto, che le istitu-
zioni europee hanno in pratica chiuso i
battenti per le vacanze estive, sarà che
c’è di mezzo un passaggio di consegne
tra vecchi e nuovi commissari. Sarà tut-
to quello che si vuole, ma è molto proba-
bile che in questo caso l’Europa non di-
rà proprio niente alla Grecia, mentre nel
caso dell’Italia tutte le volte che si parla
di tagli alle tasse c’è qualcuno che da
Bruxelles ci ricorda il deficit, il debito, le
sofferenze bancarie o chissà quale altra
disgrazia.
Certo, l’economia greca cresce più
che da noi, il Pil anche oltre il 2%, ma è
un rimbalzo ovvio dopo che per anni la
produzione è calata così tanto da lascia-
re per strada più del 20%. La ricetta della
Troika, in cambio di un prestito totale di
quasi di 300 miliardi di euro, ha riporta-
to i parametri economici del Paese alla
quasi normalità, Atene è tornata a emet-
tere titoli di Stato e ha recuperato sovra-
nità economica (al netto dei paletti con-
cordati con i creditori), ma il costo socia-
le è stato altissimo, perché il peso di tali
operazioni è ricaduto quasi tutto sui cit-
tadini.
La disoccupazione è ancora al 18% no-
minale, gran parte degli occupati non
arriva a mille euro al mese, un quarto
addirittura nemmeno a 500, il potere
d’acquisto è crollato del 26% dal 2008
mentre la bolletta fiscale è salita da 49 a
51 miliardi, il 45% dei prestiti delle ban-
che ai cittadini è in sofferenza. Le fami-
glie che vivono in estrema povertà sono
il doppio del 2010. L’importo delle pen-
sioni, tagliate 13 volte, è calato in media
del 14%, per quelle oltre i 2mila euro
anche del 50%. Il settore pubblico ha per-
so 200mila posti di lavoro in otto anni. Il
debito, manco a dirlo, anziché calare è
aumentato arrivando al 190% del Pil.
IL SEGRETO DI ATENE
In parole povere l’economia greca è
tutt’altro che sana e ben più a rischio di
quanto non lo sia quella italiana. Qual è
dunque il segreto di Atene? Bruxelles
non ama i ribelli, il potere costituito, è
ovvio, non ama mai chi si mette di traver-
so, chi cerca di cambiare le cose. La Gre-
cia ci ha provato anni fa, con il famoso
referendum, ma è stato un fuoco di pa-
glia. Poi Tsipras e il suo governo si sono
allineati e assuefatti alle politiche impo-
ste dalla Troika. La Grecia è passata in
poco tempo da essere una specie di Pie-
rino d’Europa a un esempio di sacrificio
virtuoso, al quale si è aggiunto peraltro
anche quello relativo agli immigrati. Il
ribelle Tsipras è stato accolto a braccia
aperte nelle stanze del potere, tra lui e la
Merkel è nata quasi un’amicizia, e ora
che al governo c’è Mitsotakis, che è orga-
nico del Ppe, è anche meglio, le affinità
sono perfette. L’Europa, in fondo, è co-
me un qualsiasi ufficio statale di bassa
lega, dove i leccapiedi e i raccomandati
si assicurano una carriera che per meriti
non otterrebbero mai.
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Da sinistra i due vicepremier:
il leader del Movimento
Cinque Stelle Luigi Di Maio e
il capo del Carroccio Matteo
Salvini. Da tempo i rapporti
tra i due anche a livello
personale si sono deteriorati.
Di recente Di Maio parlando
ai militanti di Salvini l’ha
definito «quell’altro là...»
■La disoccupazione a giugno segna la quarta flessione
consecutiva, scendendo al 9,7% (in calo dello 0,1% su
maggio), il tasso più basso da gennaio del 2012. Secondo
l’Istat i disoccupati sono scesi di 29 mila unità nel corso
dell'ultimo mese. In calo, questa volta ai minimi da apri-
le 2011, anche il tasso di senza lavoro tra i più giovani:
nella fascia 15-24 anni, meno 1,5 punti percentuali al
28,1%. Il problema è che le ore lavorate sono ancora
inferiori di un 5% rispetto al 2007.
segue dalla prima
GIULIANO ZULIN
(...) in una ripresina. Nien-
te. Certe volte sentiamo no-
tizie positive, altre negative.
Il cittadino medio non capi-
sce bene dove stiamo an-
dando. E nel dubbio non
spende, risparmia il più pos-
sibile. Così i consumi zoppi-
cano e il lavoro pure.
Perfino il dato sulla disoc-
cupazione, scesa al 9,7% ov-
vero ai minimi dal 2012,
trae in inganno. Sì, siamo al
record di occupati dal 1977
tuttavia le ore lavorate sono
ancora inferiori di un 5% ri-
spetto al 2007. Insomma ci
sono più posti di lavoro ma
meno lavoro. Non dimenti-
chiamo inoltre che fra gli as-
sunti risultano pure coloro
che stanno vivendo crisi
aziendali, tipo Mercatone
Uno, Whirlpool, Blutec e al-
tri centinaia di casi simili.
Stagnazione, dicono i tec-
nici. Una parola che ti fa ca-
dere le braccia. Il nostro
Paese si conferma, come ac-
cade ormai da anni, il peg-
giore nella Ue per crescita.
Un’unione, quella europea,
che ci ha fatto male. Inutile
negarlo. Non eravamo pre-
parati all’euro e in 18 anni
di moneta unica i governan-
ti italici non hanno fatto nul-
la per risolvere i problemi,
che sono di natura cronica:
spesa pubblica alta e ineffi-
ciente, evasione galoppan-
te, lavoro nero diffuso, tas-
sazione scandalosa, investi-
menti e infrastrutture al lu-
micino. Così i numeri sono
impietosi: il Pil pro capite
nel 2001 superava del
18,8% il livello medio
dell’Unione Europea, men-
tre nel 2018 è sceso al di sot-
to questo livello del 5,3% e
nel 2019 scenderà ancora.
Purtroppo infatti le pro-
spettive non sono entusia-
smanti: a causa della frena-
ta della locomotiva tedesca
(Merdeces in perdita,
Bayer in difficoltà, Deu-
tsche Bank nel solito bagno
di sangue) pure la Lombar-
dia, ovvero la regione più
ricca e competitiva d’Italia,
ha smesso di crescere.
I VETI ALLE RIFORME
«L’economia è ferma.
Stiamo lavorando per una
manovra coraggiosa, forte
e incisiva. Non è il momen-
to delle mezze misure, del-
le mezze cose», ha com-
mentato Salvini.
Si sa che la Lega punta
sulla flat tax, ovvero un’ali-
quota fissa al 15% per reddi-
ti inferiori a 50mila euro.
Un’operazione costosa,
che ha già trovato l’opposi-
zione di Tria e della Ue, da-
to che con i nostri parame-
tri non potremmo permet-
terci manovre del genere.
Per farla bisognerebbe in-
tervenire sulla spesa, lo san-
no pure i sassi. E l’unica ri-
forma che stanerebbe gli
sprechi è l’autonomia. Ahi-
noi M5S, sindacati e il parti-
to del Sud si oppongono al
regionalismo, temendo di
perdere i quattrini assicura-
ti allo scopo di garantire sti-
pendi e carrozzoni inutili,
alla faccia degli abitanti del
Mezzogiorno i quali invece
vorrebbero ferrovie, strade,
Internet e quindi lavoro a
casa, senza bisogno di emi-
grare sempre.
LE PROMESSE DI DRAGHI
La Bce ha già promesso
di intervenire massiccia-
mente, tornando a stampa-
re moneta, in modo che il
peso del debito sia meno
opprimente. Sia chiaro: la
banca centrale europea si
muove solo in soccorso del-
la Germania, in difficoltà,
garantendo liquidità gratis
a Berlino e ai suoi grandi
gruppi alle prese con pro-
fonde ristrutturazioni. Ne
beneficeremo anche noi,
meno male. Però, come ha
spiegato giovedì scorso Ma-
rio Draghi, serviranno sti-
moli fiscali per smuovere
un andazzo pericoloso.
Meno tasse, veramente.
Questo serve. Non robetta
come propone Di Maio, il
quale ha promesso un ta-
glio del cuneo fiscale di 4
miliardi. O la riforma fisca-
le avrà tanti zeri, oppure
tanto vale buttare altri dena-
ri, come è accaduto per il
reddito di cittadinanza. Sul-
la flat tax, ha fatto capire Sal-
vini, potrebbe cadere il go-
verno. Appuntamento per
settembre-ottobre quando
si inizierà a scrivere la legge
di bilancio. Nel frattempo i
cittadini, sfiduciati, conti-
nuano a mettere al sicuro i
soldi in banca: nei conti cor-
renti ora ci sono 1.130 mi-
liardi. Una montagna di
quattrini ferma, immobile,
come la nostra economia.
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CRESCITA ZERO, 1.130 MILIARDI NEI CONTI
O tagliano le tasse o il Pil va a farsi benedire
Nel secondo trimestre del 2019 l’Italia si è fermata: ora non ci sono più alternative o si procede a una massiccia sforbiciata
delle aliquote o il Paese muore. Servirebbe una riduzione delle spese, ma l’autonomia è bloccata dal partito del Mezzogiorno
Nessuna obiezione da Bruxelles
LalezionedellaGrecia:
giùibalzellisuiredditibassi
RECORD DAL 2012, MA CALANO LE ORE LAVORATE
Diminuisce ancora la disoccupazione
Stavolta festeggiano pure i giovani
4
giovedì
1 agosto
2019
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