Libero - 01.08.2019

(Axel Boer) #1

PIETRO MANCINI


■Nella Francia di Macron - in un agosto
reso più caldo dalle polemiche sulla morte
di un giovane, dopo gli scontri con la poli-
zia - è stata data dai media scarsa attenzio-
ne a Sandro Gozi, 51 anni, ex deputato pro-
diano, poi sottosegretario nel governo di
Matteo Renzi. Gozi entrerà, come consiglie-
re per gli Affari europei, nel... «gabinetto
del premier francese, Édouard Philippe».
Nomen omen o, come dicono in Fran-
cia, le nom est un présage....
«Non sono - ha precisato Gozi - ministro
del governo francese. Mi metterò... En Mar-
che, in stretta collaborazione con il Segreta-
rio generale francese. Mi aspettavo delle
critiche, ma sono rimasto sorpreso dallo
scalpore».
Una nomina scaturita dall’amicizia, di
lunga data, tra Macron e l’ex parlamentare
del PD. «Ho conosciuto Emmanuel da pri-
ma che entrasse in
politica - ha spiega-
to Gozi - l’ho sem-
pre stimato, è un
politico competen-
te. Poi l’ho frequen-
tato, quando lui era
ministro nel gover-
no Hollande e io
sottosegretario
dell’esecutivo italia-
no».
Erano scontate le
polemiche in Italia.
Giorgia Meloni si è spinta a sollecitare la
revoca a Gozi della cittadinanza italiana.
«Capisco la leader di Fratelli d’Italia - ha
replicato il consigliere del governo Philip-
pe - Salvini le ha portato via tutti i temi di
destra, non sa più a che santo rivolgersi, si
è messa in testa di fare la guerra all'Europa
e alla Francia».
Ma, come la guerra - che è una questio-
ne troppo seria, per farla dichiarare ai mili-
tari - difficilmente, Macron, Philippe e i mi-
nistri francesi affideranno al nuovo consi-
gliere, italiano, per le questioni dell’Euro-
pa, la gestione di dossier delicati, come
quelli, che dividono Roma e Parigi, sull’im-
migrazione.
E, dunque, stia sereno Gigino Di Maio,
che ha giudicato «inquietante» che un no-
stro ex sottosegretario sia diventato espo-
nente di un governo con cui abbiamo mol-
te cose in comune, ma anche interessi con-
fliggenti.
Sandro Gozi - che, dal 31 ottobre, una
volta ufficializzata la Brexit, lascerà l'incari-
co a Matignon per volare a Strasburgo co-
me eurodeputato LREM - non ci sta a pas-
sare come “traditore dell’Italia”. In questi
mesi, potrebbe sollecitare Macron e i suoi
più stretti collaboratori a riesaminare, con
maggiore attenzione, le richieste di estradi-
zione dei tanti terroristi italiani. Costoro,
da lustri, vivono, indisturbati, da sussiegosi
prof, a Parigi, in primis Giorgio Pietrostefa-
ni, confondatore, con Adriano Sofri, di Lot-
ta Continua. E, come un Battisti qualun-
que, non ha scontato la condanna a 22 an-
ni, appioppata a lui e a Sofri come mandan-
ti dell'omicidio del commissario di Polizia,
Luigi Calabresi, a Milano, nel 1972.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Migranti a bordo della nave Gregoretti, della Guardia Costiera (LaPresse)

segue dalla prima


GIANLUCA VENEZIANI


(...) contro Salvini.
No, la vicenda della nave Gre-
goretti, la motovedetta della
Guardia Costiera ferma da alcu-
ni giorni nel porto di Augusta,
in Sicilia, con 116 migranti a
bordo, è filata via liscia e senza
particolare clamore mediatico.
Ieri il ministro dell’Interno Sal-
vini ha autorizzato lo sbarco
dalla nave di tutte le persone
dopo che 5 Paesi dell’Unione
europea, ossia Germania, Fran-
cia, Lussemburgo, Portogallo e
Irlanda, e i vescovi italiani han-
no garantito che se ne sarebbe-
ro fatti carico.
Ad accollarsi l’accoglienza
dei migranti non sarà dunque il
nostro Paese, passato in breve
tempo da campo profughi d’Eu-
ropa a mero luogo di smista-
mento, che ripartisce altrove
persone entrate illegalmente
nel nostro continente.
È il successo di un metodo
che, ripetuto più volte, ha finito
per diventare una prassi. La lo-
gica che ha ispirato il ministro
dell’Interno sin dall’inizio del
suo mandato è stata chiara: le
navi delle ong non possono
mai entrare nelle nostre acque
territoriali (ieri Salvini ha firma-
to il divieto di ingresso anche
per la nave Alan Kurdi della
ong Sea Eye, ferma ora davanti
alle coste libiche); le navi milita-
ri italiane, come quelle della
Guardia Costiera, con a bordo
migranti hanno diritto sì ad ac-
cedere nei porti ma non a far
sbarcare persone perché, se è
compito del nostro Paese salva-
re vite in mare, non è nostro
dovere concedere accoglienza
né tanto meno diritto d’asilo a
presunti profughi. Su questo
metodo non si transige.


EMERGENZA SANITARIA

Gli esseri umani vanno sem-
pre garantiti nella loro incolu-
mità, a maggior ragione se più
deboli: in quest’ottica si inseri-
scono sia lo sbarco negli scorsi
giorni dei 16 minori a bordo del-
la Gregoretti; sia le cure che ver-
ranno predisposte in loco ai 29
migranti con problemi di natu-
ra sanitaria tra cui, come ha fat-
to sapere ieri il procuratore ca-
po di Siracusa Fabio Scavone,
«ci sono un caso di tubercolosi,
uno di cellulite infettiva, 20 di
scabbia e qualche altro con di-
verse patologie».
Ma ciò non comporta che il


sostegno sanitario e umano si
trasformi poi in un costo econo-
mico e sociale duraturo a cari-
co dei cittadini italiani. Un mo-
do lucido di combinare umani-
tà e realismo politico.

PUNTI FERMI

A tal proposito è interessante
notare come la prassi sia stata
capace di sopravanzare la giuri-
sprudenza, come cioè la linea
politica della fermezza abbia ot-
tenuto più risultati della legisla-
zione vigente in termini di redi-
stribuzione dei migranti.
Se la riforma del trattato di
Dublino è ancora al palo, il ri-
collocamento su base volonta-
ria ora avviene più spesso e in
maniera molto più partecipata
da parte degli altri Stati proprio
grazie alla rigida posizione ita-

liana.
Da noi – è il messaggio lancia-
to da Salvini – i migranti non
possono e non devono sbarca-
re, e quindi gli altri Paesi Ue e la
Chiesa sono “tenuti” a farsene
carico. Si tratta di un successo
internazionale, ma anche inter-
no, dato che le opposizioni
sembrano essersi rese conto di
quanto sia inutile, se non addi-
rittura controproducente, sfida-
re il governo su questo tema
con manifestazioni plateali.
Ma soprattutto la risoluzione
pragmatica della questione
Gregoretti dimostra quanto
l’idea dell’immigrazione di
massa come fenomeno epoca-
le impossibile da contrastare
fosse un mito. Epocale era solo
l’incapacità dei governi prece-
denti di affrontarla.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

■«L’Italia dice basta alla ca-
renza di trasparenza nei fondi
Ue alle Ong» e «non accetta
che un solo euro dei nostri
contribuenti sia assegnato
senza possibilità di verifica»,
perciò, dichiara Augusta Mon-
taruli, deputato di FdI, la com-
missione Ue della Camera ha
approvato «una risoluzione di
Fratelli d'Italia impegna il go-
verno ad attivarsi affinché la
Commissione Ue, nell’asse-
gnare fondi alle Ong, rispetti i
principi di trasparenza».

Alla corte di Macron


Un incarico per Gozi:


riportare i terroristi rossi


da Parigi alle patrie galere


Sandro Gozi (LaPresse)

Il metodo del blocco funziona


Chi la dura la vince: l’Italia non prende migranti


Lo sbarco dalla nave Gregoretti autorizzato soltanto dopo l’accordo di ridistribuzione con cinque Paesi europei e la Chiesa


FRATELLI D’ITALIA


Stop ai fondi Ue


assegnati alle Ong


senza trasparenza


■Il ministro dell’Interno, Matteo Sal-
vini, ha firmato come annunciato il di-
vieto di ingresso in acque italiane per
la nave «Alan Kurdi».
Ha delle ottime ragioni per impedir-
glielo, visto che l’imbarcazione, di pro-
prietà della ong Sea Eye, è a 30 miglia
nautiche dalla Libia, 60 dalla Tunisia,
171 da Malta e 127 da Lampedusa, se-
condo le informazioni in possesso del
Viminale ieri mattina. Il porto più sicu-
ro è in Africa. A meno che si stiano
utilizzando i naufraghi per ragioni poli-
tiche e non umanitarie Quindi, «se la
ong ha davvero a cuore la salute degli
immigrati, può far rotta verso la Tuni-
sia; se invece pensa di venire in Italia
come se niente fosse ha sbagliato mini-
stro», afferma Salvini.

Arriva un’imbarcazione della Sea Eye, Salvini la tiene al largo


AdessoèilturnodellaAlanKurdi


La nave Alan Kurdi (Getty Images)

7
giovedì
1 agosto
2019

ITALIA

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