Lo Spirito Santo sembrava aleggiare molto di più in quella misera cella che non nella città
apparentemente libera ma in realtà schiavizzata dal nulla, dal niente, dal vuoto più totale nonostante
fosse ricolma di gente, di negozi, di luci, di movimento!
In realtà la vita all’esterno sembrava inerme e sterile in rapporto alle vive e feconde emozioni di
quella penosa cella che all’improvviso mi parve l’ombelico del mondo!
Mi vennero in mente tutti i miei Amori Infiniti, Gesù ed i vari Santi, che nella loro vita avevano
sperimentato il carcere come toccava a me in quel momento così profondamente scioccante.
Mi resi conto che proprio il Loro martirio aveva generato, per l’eternità, la spiritualità che si avverte
nel carcere quando si riesce ad andare oltre la banale apparenza ed entrare nei cuori, nell’Anima, nei
desideri, nei sogni, nel passato della vita dei detenuti, per scoprire che anche e soprattutto loro
possono essere espressione del sacrificio di Dio.
E per quanto mi riguarda i luoghi e le persone ove incontro Dio divengono Sacri!
Era prima mattina ma le forti emozioni già vissute fino a quel momento mi avevano proiettato in
una nuova dimensione e infatti mi sembrava di vivere in carcere da tanto tempo, non da poche ore!
E ne ero persino felice!
Dopo la colazione passò un altro secondino, quello che portava “la terapia” che in gergo carcerario
era riservata solo agli psicofarmaci ed al metadone per i tossici, per cui i miei coinquilini che ne
avevano diritto, la maggior parte dei presenti, si accalcavano ansiosamente elemosinando dosi
maggiori del previsto, “qualche goccia in più”, come chiedeva soprattutto il capo.
Poi fu la volta del secondino che portò i farmaci normali, quelli che avrei dovuto prendere anch’io e
per i quali mi raccomandai tanto con la dottoressa, che mi visitò la sera prima, per non farli mai