La bulimia del mio compagno di cella
Peppe invece trovava conforto soltanto nel cibo, infatti iniziò a mangiare di tutto e di più, e la sera
coronava il convivio con i pasti eccezionali del ristoratore a cui io invece dovetti rinunciare perché
mi provocavano troppe fibrillazioni notturne.
Tutta la sua giornata era basata sul cibo e sulla preparazione ed organizzazione della spesa.
La mattina iniziava con tante fette biscottate, condite con numerosi vasetti di marmellata, di cui
collezionava tutti i gusti nascondendoli nel suo comodino affianco al letto.
Poi a metà mattinata compilava spasmodicamente i moduli per ordinare nuove pietanze al market
del carcere.
Poi arrivava il pranzo e chiedeva sempre il doppio della razione, sia del primo che del secondo, ed
entrambi li mangiava col pane! Due piatti di pasta, ciascuno con un panino, e due secondi, sempre
con un panino intero ciascuno!
Nel primo pomeriggio prendeva una macchina da caffè intera, accompagnandola con le inseparabili
fette biscottate ricche di marmellata.
In serata cenava col cibo della mensa del carcere, sempre in doppia razione, sempre con 4 panini
complessivamente, ed infine quasi all’ora di andare a nanna arrivavano le pietanze deliziose del
ristoratore che non si dimenticava mai di noi. Ovviamente Peppe mangiava anche la mia porzione
perché io ormai ero stato costretto a rinunciare. Mangiava talmente tanto che letteralmente si
gonfiava a vista d’occhio, e pertanto riuscii a notare segni sul suo corpo, e comportamenti, che mi
fecero pensare alla possibilità che potesse avere il diabete ed anche l’ipercolesterolemia.