Quasi tutto venne caricato su un camion di un’azienda di traslochi, pronto per essere trasferito in un
deposito fuori Roma, in attesa di periodi migliori; altre cose invece furono vendute.
Proprio quella mattina venne in sede la mia più importante collaboratrice, una giornalista di fama
nazionale, che aveva diretto il settore delle comunicazioni ed il coordinamento delle public relation
con gli Enti, le Istituzioni ed i politici. Fu uno shock per me accoglierla in quelle circostanze: fece
un giro per la sede vuota e desolante per prendere atto, tristemente, che quel progetto bellissimo era
morto sotto i colpi dei soci traditori!
Rimanemmo in silenzio entrambi, rassegnati, delusi, stravolti, e fu un momento tragico: tutti i sogni
che avevamo condiviso, e per i quali avevamo profuso un impegno enorme, erano svaniti nel nulla,
dissolti nell’aria, persi per sempre!
Ci salutammo con profonda tristezza, abbracciandoci, con la promessa, che sapevamo in cuor nostro
non poter essere mantenuta, che ci avremmo riprovato in futuro, in altre situazioni, con altra gente,
in un’altra epoca del nostro Paese ormai sottomesso alle lobby di potere demoniaco.
Lei andò via, io restai solo in ufficio per l’ultima volta, ed osservavo il mio adorato fiume Tevere
dalla mia stanza, come ero solito fare più volte al giorno quando mi trovavo a Roma.
Il mondo esterno all’ufficio era splendido come sempre, al contrario di quello interno dove invece
regnava la desolazione.
Per questo continuai a guardare fuori dalle finestre il Tevere e Roma magnifica tutta intorno,
ricordando spezzoni di vita entusiasmanti che avevo comunque vissuto in quegli anni, e piansi
commosso sia per ciò che avevo ottenuto di buono dal destino sia per ciò che stavo perdendo, che
stavo abbandonando per sempre.
Gli ultimi sguardi al Tevere furono strazianti: non riuscivo ad andar via, quella era casa mia, il mio
ufficio, il tempio del mio progetto meraviglioso, lì c’era parte della mia Anima, e mi chiedevo
perché dovevo subire un torto così grande da dover perdere tutto!