per cercare di capire come avessi potuto avere quell’intuito vincente! Anche io ero inzuppato
fradicio e dovetti spostare i capelli bagnati, incollati alla fronte e che spesso coprivano gli occhi, per
osservare bene la ripresa della paziente! Subito dopo condivisi la celestiale sensazione di meraviglia
con l’equipaggio, e ci abbracciammo tutti commossi, mentre l’infermiera più giovane scoppiò in un
pianto liberatorio!!
Io osservavo continuamente la paziente perché sapevo che la battaglia non era ancora vinta, infatti
lei ad un certo punto alzò il tronco e si mise seduta: aveva gli occhi spalancati ed una espressione
terrorizzata perché iniziava a percepire cosa le stesse accadendo, per cui si mise a strillare come una
forsennata!
A quel punto presi un’altra decisione clamorosa: visto che stavamo affrontando un viaggio in
condizioni estreme, e la terapia aveva risolto almeno parzialmente l’edema cerebrale, era meglio
non svegliare del tutto la paziente perché avrebbe potuto avere ripercussioni di altra natura, per cui
decisi di sospendere il mannitolo nonostante avesse avuto un ottimo effetto, e di somministrare di
nuovo diazepam per ottenere un rilassamento più idoneo al trasferimento in ospedale!
Fu un’altra scelta sensata perché la paziente dopo pochi minuti si rilassò e terminarono
progressivamente le scosse epilettiche!
Quella sorta di miracolo era compiuto!
La scelta clamorosa di alternare quei farmaci fu appropriata, ed in effetti fu l’unica soluzione
possibile in quel frangente!
Arrivammo all’ospedale di Eboli in condizioni fisiche pietose, tutti in preda a conati di vomito per
gli eccessivi sobbalzi dell’ambulanza, e tutti fracidi fino agli indumenti intimi, ma estremamente
soddisfatti!
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