Il Sole 24 Ore Sabato 7 Marzo 2020 5
Coronavirus Primo Piano
L’ECONOMIA
Isolamento e business. Mentre cresce il numero di Paesi
coinvolti nell’epidemia, le autorità annunciano una lista
crescente di misure per contenere la diffusione del virus.
E sono le politiche di isolamento, non i tassi di infezione, a
determinare l’impatto economico a livello globale
100mila
I CASI DI CONTAGIO NEL MONDO
Il numero di persone ammalate di coronavirus ha superato
ieri la soglia dei 100mila. Le vittime sono più di 3.
L’appello di Boccia
«L’emergenza
è globale,
collaboriamo tutti»
Le lettere. Il presidente di Confindustria agli industriali
di Business Europe, dei Paesi europei, di Usa, Canada
e Giappone: reagire per rilanciare le nostre economie
Nicoletta Picchio
ROMA
Reagire alla crisi legata al Coronavi-
rus con coraggio e ambizione, ren-
derla un’opportunità per fare ciò che
non è possibile, o non si vuole, realiz-
zare in situazioni ordinarie e trasfor-
mare le nostre economie in modo
moderno, mantenendo il benessere
dei cittadini e la pace.
È il messaggio che il presidente di
Confindustria, Vincenzo Boccia, ha
messo nero su bianco nelle lettere che
ha spedito nei giorni scorsi al presi-
dente di Business Europe, Pierre Gat-
taz, a tutti i membri della confede-
razione delle confindustrie europee,
e ai presidenti delle organizzazioni
imprenditoriali di Canada, Giappone
e Stati Uniti.
Una sollecitazione ad una reazione
comune delle imprese, a fronte di un
problema eccezionale, come il Covid-
, che mette a rischio la crescita globa-
le. «Questo deve essere il momento
dell’ambizione e del coraggio di reagi-
re, per rilanciare le nostre economie»,
ha scritto Boccia. In particolare, rivolto
a Gattaz, ha invitato a «trasformare
l’Europa in modo moderno mante-
nendo il suo primato di area più ricca
del mondo che garantisce benessere
diffuso ai cittadini, protegge dalle mi-
nacce esterne e continua a garantire
una pace duratura». Al presidente di
Business Europe e ai presidenti delle
confindustrie della Ue Boccia ha sotto-
lineato l’importanza di un «ambizioso
piano di investimenti europeo in infra-
strutture materiali, immateriali e so-
ciali per supportare una crescita soste-
nibile e con una consistente dotazione
finanziaria». Un’azione che non si può
rinviare, ha scritto Boccia, viste le pre-
visioni di deterioramento dell’econo-
mia, e che dovrebbe essere oggetto di
una riunione straordinaria del Consi-
glio europeo. Attorno a questo piano di
investimenti andrebbero costruire
una politica globale di rilancio del-
l’economia europea.
Nel , ricorda Boccia nella let-
tera, la crisi finanziaria e quella eco-
nomica che ne è derivata sono state
affrontate soprattutto con misure
straordinarie realizzate dalla Bce. Og-
gi la politica monetaria, che ha avuto
un ruolo decisivo in Europa dopo il
, deve essere accompagnata da
una forte politica economica e fiscale
per compensare il calo della domanda
privata, che ci sarà in tutte le nazioni
europee. Dovrà essere la domanda
pubblica a contrastare lo stallo del-
l’economia europea e la Ue deve rea-
gire immediatamente con enormi ri-
sorse finanziarie. Confindustria,
spiega Boccia, sta lavorando in stretto
contatto con il governo per cercare di
risolvere i problemi delle imprese e
dei lavoratori. Le aziende, eccetto
quelle della zona rossa stanno mante-
nendo al momento il loro ritmo pro-
duttivo, nonostante le difficoltà nei
trasporti, nelle forniture e nelle rela-
zioni con i partner stranieri.
Il problema, comunque, non si li-
mita ai confini nazionali. Il Coronavi-
rus avrà un impatto su tutta l’econo-
mia globale ed europea e senza
un’azione coordinata, ha scritto Boc-
cia ai partner Ue, nessuno Stato sarà
in grado di vincere la sfida da solo. C’è
bisogno di un’azione coordinata, an-
che per contrastare l’emergenza me-
dica, per non lasciare nessun paese
solo. Per tutte queste ragioni occorre
una resilienza europea e un’azione
collaborativa degli Stati membri. E
Boccia ha esortato le organizzazioni
di Business Europe e quelle di Cana-
da, Giappone e Usa a realizzare una
supervisione su possibili discrimina-
zioni sui nostri prodotti, rassicurando
le imprese associate che la produzio-
ne italiana è forte e andrà avanti.
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A confronto.
Vincenzo Boccia,
presidente
di Confindustria,
durante l’incontro
con il governo
a Palazzo Chigi
il 4 marzo scorso
ANSA
UNIONE EUROPEA
Polemica sull’export
di mascherine
«La Germania non ha vietato
l’esportazione delle
mascherine protettive, ma ha
stabilito che prima di farlo
bisogna chiedere
un’autorizzazione. E se si fa
richiesta per l’export verso un
Paese europeo o per
un’organizzazione
internazionale, è più
probabile che
l’autorizzazione venga data».
Il ministro della Salute
tedesco, Jens Spahn, è stato
costretto a precisare la
posizione di Berlino, dopo le
polemiche suscitate dalla
notizia dello stop all’export di
mascherine protettive. Un
blocco adottato anche dalla
Francia. Dura la belga Maggie
De Block (nella foto): «Un
blocco delle esportazioni fra
Stati membri non è nello
spirito dell’Unione». Mentre
il ministro Roberto Speranza
chiede «un coordinamento
europeo. Non dobbiamo farci
la guerra tra Paesi europei».
GERMANIA
«Focolaio come
in Italia e Francia»
«Tutti prima o poi arriveremo
nella situazione in cui sono
ora Francia, Italia e
Germania», con un focolaio
epidemico interno al Paese,
che si espande sul territorio e
richiede prevede misure di
contenimento. Lo ha detto il
ministro della Salute tedesco,
Jens Spahn (nella foto). Per
questo, serve «solidarietà e
collaborazione». Spahn ha
espresso «solidarietà ai
cittadini italiani, che sono i
più colpiti», sottolineando che
in Germania si sta creando
una situazione analoga.
STATI UNITI
Trump vara aiuti
per 8,3 miliardi
Il presidente degli Stati Uniti,
Donald Trump (nella foto), ha
firmato il pacchetto di misure
di sostegno all’economia
approvato giovedì dal
Congresso: una manovra
emergenziale che vale ,
miliardi di dollari e che
prevede lo stanziamento di
fondi alle agenzie sanitarie
federali per l’acquisto test,
materiale medico e potenziali
cure. E offre aiuto agli Stati e
ai Governi locali per
prepararsi a rispondere alla
situazione. La Casa Bianca sta
anche valutando un
differimento delle scadenze
fiscali per le industrie del
trasporto aereo, del turismo e
delle crociere.
IN BREVE
PER SOSTENERE TEMPORANEAMENTE ALCUNI SETTORI
Aiuti di Stato, la Ue valuta
un allentamento delle regole
Beda Romano
Dal nostro corrispondente
BRUXELLES
A dieci giorni dalla prossima riunione
dei ministri delle Finanze della zona
euro, quando i dirigenti nazionali ver-
ranno chiamati a fare il punto della si-
tuazione sulla scia dell’epidemia in-
fluenzale che sta colpendo l’Europa,
si precisano le misure che potrebbero
essere prese per aiutare l’economia. Al
di là di concedere una certa flessibilità
di bilancio, tra gli strumenti a disposi-
zione della Commissione europea vi
è la possibilità di autorizzare tempo-
raneamente aiuti di Stato in specifici
settori.
«Stiamo lavorando insieme alla
Commissione europea su una lista di
misure che potrebbero essere prese in
maniera coordinata tra i Paesi mem-
bri», spiegava ieri a Bruxelles un fun-
zionario europeo. «Bisogna tenere
conto di due fattori. Da un lato, l’ele-
vato livello di incertezza relativo agli
sviluppi dell’economia; e dall’altro la
necessità di alcune imprese e di alcuni
settori di avere sostegno alla liquidi-
tà». Le discussioni nell’esecutivo co-
munitario sono ancora a uno stadio
preliminare.
La Commissione europea ha crea-
to all’inizio di questa settimana un
gruppo di lavoro tutto dedicato al-
l’epidemia influenzale, che raggruppa
cinque commissari: Janez Lenarčič
(gestione delle crisi), Stella Kyriakides
(salute), Ylva Johansson (affari inter-
ni), Adina Vălean (trasporti) e Paolo
Gentiloni (economia). Sono chiamati
a lavorare insieme in tre campi: gli
aspetti sanitari, la mobilità, e natural-
mente la situazione economica.
L’obiettivo è di mettere a punto una
risposta europea.
Secondo le informazioni raccolte
qui a Bruxelles, la Commissione do-
vrebbe presentare entro il marzo,
data in cui è fissata una nuova riunio-
ne dell’Eurogruppo, una serie di mi-
sure, alcune delle quali comunitarie,
altre invece che i governi nazionali
potrebbero utilizzare a seconda della
loro specifica situazione economica.
Sul fronte comunitario, in discussio-
ne è l’utilizzo della Banca europea de-
gli investimenti così come dei vari
fondi europei, a iniziare da quello de-
dicato alle emergenze.
Bruxelles potrebbe anche discute-
re e optare per autorizzazioni tempo-
ranee ad aiuti di Stato in alcuni settori
per permettere tra le altre cose ai go-
verni di eventualmente posticipare le
scadenze fiscali delle imprese senza
essere accusati di violare le regole co-
munitarie sulla libera concorrenza.
Una portavoce della Commissione
spiegava ieri che Bruxelles «è pronta
a lavorare con gli Stati membri perché
possibili misure possano essere mes-
se in atto in modo tempestivo e secon-
do le regole europee».
La riunione straordinaria dei mini-
stri delle Finanze di mercoledì scorso
ha messo in luce le diverse situazioni
nazionali. L’Italia è certamente il Pae-
se più in difficoltà da un punto di vista
economico, fosse solo perché l’elevato
debito pubblico non le dà margini di
manovra. Anche per questo motivo, i
Paesi della zona euro stanno rifletten-
do per ora su azioni mirate, tempora-
nee e specifiche più che su misure di
rilancio dell’economia su larga scala.
Naturalmente, a questo pacchetto
si aggiunge la possibilità di deviare
dalla prevista traiettoria dei conti
pubblici, già ammessa ufficialmente.
La clausola delle circostanze eccezio-
nali, prevista dal Patto di Stabilità,
non contiene limiti numerici, ma pre-
cisa che non si deve mettere in perico-
lo la sostenibilità di bilancio.
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Tra le misure da discutere
all’Eurogruppo del anche
un coinvolgimento della Bei
Ai partner
europei
Boccia ha
ricordato
l’importan-
za di «un
ambizioso
piano euro-
peo di inve-
stimenti»
—Continua da pagina
Romano Prodi
Alberto Quadrio Curzio
Q
uesto tragico evento ci
conferma che un’Unione
economica e monetaria
rimane incompleta e fragile se
non è accompagnata dalla
presenza di soggetti
istituzionali in grado di
emettere titoli di debito
pubblico con i quali finanziare le
necessarie politiche di interesse
generale.
Politiche che sarebbero state
utili ed opportune anche in
passato, ma che sono ora
indispensabili ed urgenti per
effetto degli eventi che ci fanno
oggi soffrire.
Queste affermazioni
dovrebbero essere considerate
ovvie ma sappiamo per
esperienza che solo l’uso del
termine “Eurobond” ha, negli
anni passati, suscitato reazioni
di rifiuto da parte di molti Paesi,
a cominciare dalla Germania. Un
rifiuto fondato sul timore che gli
“Eurobond” siano solo un
veicolo con il quale gli Stati
indebitati cercano di scaricare il
peso dei loro debiti sulle spalle
dei Paesi così detti “virtuosi”.
Anche per sedare queste
paure abbiamo ripetutamente
avanzato, su queste stesse
colonne durante il e il ,
la proposta di introdurre
“EuroUnionbond” di carattere
innovativo in quanto dotati di
garanzie reali, così da rendere
meno rischiosi gli investimenti.
Un’analisi tecnicamente
dettagliata, anche a confronto
con proposte precedenti e
successive, è stata fatta nel
da Quadrio Curzio. Il dibattito
sugli Eurobond si è avuto anche
alla Commissione e al
Parlamento europeo ma sempre
in termini sfumati e comunque
messo in un angolo dalla
resistenza di alcuni Paesi
autodefinitesi come virtuosi.
Gli eventi recenti ci obbligano
ad affrontare questo tema in
termini ancora più stringenti ed
urgenti: al ben noto obiettivo di
operare per uno sviluppo più
equilibrato del nostro
continente si aggiunge infatti la
necessità di affrontare con
efficacia una crisi senza
precedenti.
Ciò che sta avvenendo ci
conferma che il futuro di una
popolazione di quasi milioni
dì abitanti, con le sfide
economiche, tecnologiche e
ambientali del XXI secolo, non
può essere delegato al rigore del
bilancio pubblico di una singola
nazione.
Eppure, di fronte a questa
realtà, il bilancio comunitario
prefigura per i prossimi sette
anni una spesa annuale non
superiore all’% del Pil della Ue,
mentre il Fondo di solidarietà
europeo dispone di poche
centinaia di milioni all’anno.
Si tratta di dotazioni che non
sono nemmeno in grado di dare
concreta possibilità di
attuazione ai programmi
recentemente avanzati dalla
stessa presidente della
Commissione.
Cambiare strada non solo è
necessario ma anche
perseguibile. L’emissione degli
Eurobond è infatti oggi più facile
da essere messa in atto per
almeno quattro ragioni.
La prima è che il mondo è
inondato di liquidità a tassi
storicamente minimi sia sui
titoli di Stato che per gli
investitori di lungo periodo, alla
caccia di rendimenti con bassi
rischi e con diversificazioni
geoeconomiche e valutarie.
La seconda è che il
Meccanismo europeo di stabilità
(Mes) dell’Unione Europea è
perfettamente rodato e valutato
a rischio zero da parte degli
organismi di vigilanza
internazionale. Questa
istituzione, partecipata dagli
Stati membri della Ue, ha messo
in atto emissioni
obbligazionarie (proibito
chiamarli Eurobond) fino a
anni e a tassi sotto l’% e
avrebbe, in breve tempo, la
possibilità di arrivare a
miliardi di prestiti. Si tratta
quindi di uno strumento del
tutto sottoutilizzato.
La terza ragione è che la
Banca europea degli
investimenti (braccio destro
dell’Unione Europea) è la più
grande istituzione multilaterale
pubblica del mondo (assai più
grande della Banca Mondiale)
con miliardi di finanziamenti
all’anno. Questi generano
miliardi di investimenti: troppo
pochi per le sue dimensioni.
L’ultima ragione è che il
“piano Juncker” varato nel -
è andato bene ma con
dimensioni inferiori alle
necessità derivate dal crollo
degli investimenti di cui si è
detto sopra.
In conclusione: l’Unione
Europea possiede tutti gli
strumenti per mettere in atto per
il prossimo decennio un
progetto in grado di mobilitare,
senza alcun rischio e con costi
molto limitati, un incremento di
investimenti di almeno
miliardi di euro all’anno. Quello
che manca è la volontà politica.
L’azione di difesa di fronte a
un problema così drammatico e
imprevisto come il Coronavirus
non può essere affidata ai
sovranismi aggressivi del
populismo ma nemmeno alle
grettezze difensive di Stati che si
ritengono più virtuosi
semplicemente perché sono in
condizioni privilegiate. Quello
che sta succedendo rischia di
spingere l’Europa in una crisi
sistemica mentre, se riscoprisse
le sue origini, sarebbe in grado
di porla concretamente al riparo
da una ricaduta peggiore della
crisi - , che ha già
causato tanti danni.
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LA PROPOSTA
È ARRIVATO IL TEMPO PER GLI EURO UNION BOND
IL SOLE 24 ORE,
23/8/
23/8/
Gli Eurounionbond
sono stati
proposti da
Romano Prodi
nella foto sopra) e
Alberto Quadrio
Curzio sul Sole- 24
Ore e vengono
rilanciati
nell’emergenza
coronavirus
Al pacchet-
to si ag-
giunge
la flessibili-
tà nei conti
pubblici
già
prevista
dal Patto
di stabilità