L\'Espresso - 22.03.2020

(WallPaper) #1
Italiavirus / Il Mezzogiorno

costa al bancomat delle poste: dall’altro
lato della strada, il iglio che l’ha accompa-
gnata la osserva da dentro l’auto con trepida-
zione degna di una rapina in banca, pronto a
ilare via. Neanche l’edicolante vicino ha vo-
glia di parlare: «La resa dei giornali l’ho già
fatta, ora chiudo, sono quasi le sei». Non è
detto che qualcuno o qualcosa abbia impo-
sto la saracinesca proprio a quell’ora: viene
da sé, spontaneismo anarchico. L’incertezza
non va sidata. La si può al massimo cavalca-
re, a seconda del momento, verso l’eccesso o
verso il difetto: ma occhio a strafare. Anche a
Campobasso o a Termoli, ino all’ultimo, i
bar hanno chiuso un po’ prima del dovuto.
Non strettamente per rispetto delle regole,
piuttosto per un miscuglio di approssimazio-
ne e sentimento. E infatti, adesso, anche i
luoghi di ristoro che pure potrebbero restare
aperti lungo strade e autostrade, spengono
prima del dovuto. Oppure restano chiusi –
per direttiva regionale o per impulso. Col su-
blime risultato, per chiunque si sposti per la-
voro, che un bagno pubblico letteralmente
non c’è, nel raggio di decine e decine di chilo-
metri. Ovvia la soluzione tacita, paradossale
quella più suggerita: «Andate in ospedale».
Del resto, è quello il luogo più aperto e fre-
quentato di quest’era maledetta.
Il sud che si prepara ad afrontare l’onda
del virus, lo tsunami che sta per investirlo
senza ancora sapere ino a che punto, con
quante tragedie, e quali, e dove esattamente


di più o di meno, se ne sta come sospeso den-
tro la selva in cui si accavallano paura, decre-
ti, ansia, ordinanze, ospedali, prescrizioni,
raccomandazioni, multe e trasgressioni.
Mentre i suoi governanti invocano eserciti,
sollecitano l’invio dei ventilatori polmonari e
contano i posti in rianimazione. Cristo si è
fermato ad Eboli, il contagio no, lo Stato è ab-
bastanza ugualmente lontanissimo, incom-
prensibile, imprescrutabile. E il Covid 19 in-
visibile, ma inlessibile.
«Sinnaco, ma ru sta stu cazz di virùs?».
Sindaco, ma dove sta il virus? Gliel’ha chie-
sto un ragazzo del Rione Libertà, periferia di
Benevento, a Clemente Mastella, il sindaco
appunto, che gli aveva appena fatto inter-
rompere la partita a calcio in un campetto,
unico svago, in quanto contraria alle ordi-
nanze emanate dal Comune, dalla Regione,
dallo Stato. Già, perché poi il virus non si ve-
de, e fa parte anche quello del paradosso in-
verso, il lagello che per una volta ha colpito
prima il Nord, circostanza talmente singola-
re che qui non sanno proprio come interpre-
tare. Neanche da queste parti, dove pure all’i-
naferrabilità delle cose del mondo sono abi-
tuati come al fatto che le statue dei santi
nelle chiese abbiano vestiti di stofa pregiata,
assai più della loro.
In viaggio nelle retrovie, per il Sud non da
cartolina, non da prima pagina, lontano
dalle grandi città, in duemila chilometri tra
Molise, Campania, Puglia e Basilicata - che

Da sopra, in senso
orario: la salma di
Padre Pio nella Chiesa
di Santa Maria delle
Grazie a San Giovanni
Rotondo (Foggia);
una strada di Termoli
(Campobasso),
ila davanti a un
supermercato di
Marigliano (Napoli),
donne sui balconi
ad Isernia
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