L\'Espresso - 22.03.2020

(WallPaper) #1
Italiavirus / Il Mezzogiorno

ricchi. Altro che livella. «I miei cugini a
Napoli girano con la sciarpa sulla faccia, di-
ce che va bene uguale», racconta un tipo al
centro di Venafro, accanto al Rivenditore di
Sali e Tabacchi sbarrato. Va bene uguale, la
sciarpa: si sa che non è così, ma non è quello
il punto, in una città che si è vista chiudere
due anni fa l’ospedale, il Santissimo Rosario,
e che adesso raccoglie irme, a centinaia, per
riaprirlo - sapendo che se non accade ora
non sarà mai più. «Il governo ha fatto i suoi
interventi, e va bene, ma lo sappiamo tutti
che è tardi», dice Alessandro, tre orecchini e
un tatuaggio per mano, che ha tenuto aper-
to il bar inché ha potuto: «Ora possiamo
solo sperare». “Fremmete”, dice l’insegna.
«Fermati». Sembra un auspicio.
Lungo i cento chilometri in provincia di
Foggia che portano da Volturara Appula a
San Giovanni Rotondo, dal paesino devoto
alla Madonna della Sanità dove è nato il pre-
sidente del Consiglio, ino al luogo dove inve-
ce è cresciuto e dove vivono i suoi genitori,
avvolto nella devozione a San Pio, si stende
praticamente un West. Distese di campi ver-
di di grano attraversati da auto in cui il guida-
tore ha la mascherina e il passeggero no, op-
pure viceversa. Negozi di alimentari dove
tutti fanno la ila con le distanze, immobili
per delle mezze ore come in un presepe, poi
entrano contingentati e inine, usciti, torna-
no a raggrupparsi dimentichi di tutto. Tabac-
cai che hanno un guanto solo, passanti che


tengono la mascherina sopra la fronte, come
un diadema. Puttane sul ciglio della strada.
Fino all’apoteosi: il distributore di benzina
lungo la Statale 17, con bar a inissi di allumi-
nio rossi, Lucera all’orizzonte. «Noi credia-
mo nel destino», dice Gianni, maglietta rossa
e al collo fazzoletto nero coi teschi. Al distri-
butore, siccome al destino ci credono, impe-
discono l’uso del bancomat: c’è Gianni che fa
la cortesia di inserire i contanti, poi c’è il ra-
gazzo che mette benzina. Poi ci si mette in
processione, con il benzinaio e Gianni, si en-
tra nel bar dove uno dei tre dietro al bancone
(l’unico con la mascherina) estrae inalmen-
te il pos. Il destino. Diviso per sei.
A San Giovanni Rotondo, la conca del san-
tuario irmato da Renzo Piano è deserta, pu-
re trovare la teca in cui è esposto San Pio è
un’impresa. La cercano a passi appaiati due
fratelli. Sardi di Sassari, vestiti con gli scar-
poncini Timberland, gli stessi jeans, sono
qua da giorni perché il padre è chiuso all’o-
spedale, in rianimazione, problemi al cuore.
Nella Casa sollievo della soferenza sono,
però, in emergenza - a decine gli infermieri in
quarantena - nel reparto non li fanno entra-
re: così loro, fuori, cercano Padre Pio, il santo
delle guarigioni inaspettate, per fotografarlo
immascherinati a dovere, quasi alieni, in zo-
ne dove i sindaci si sgolano per spiegare cosa
non fare. A volte senza nemmeno saperlo be-
ne nemmeno loro. «Il virus si spande così», è
la puntigliosa spiegazione di Claudio Grillo

In senso orario: la moda
della mascherina sulla
fronte tipo diadema,
al centro di Nola
(Napoli); la chiesa
deserta di Santa Maria
delle Grazie a San
Giovanni Rotondo;
l’enorme statua di
San Pio all’ingresso
dell’ospedale di Termoli
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