80 Le Scienze 6 15 novembre 2019
Jen Christiansen(
grafico
); fonte: Fischhoff B. e Kadvany J.,
Risk: A Very Short Introduction
, Oxford University Press, 2011;
rielaborato da
How Safe Is Safe Enough? A Psychometric
Study of Attitudes
Towards Technological Risks and Benefits
, di Fischhoff B. e zltri, in «Policy Sciences», Vol. 9, n. 2, aprile 1978
PRIMA LEZIONE. I fatti della scienza del clima non parlano da so-
li. La scienza deve essere tradotta in termini rilevanti per le deci-
sioni della gente sulla sua vita, la sua comunità e la società in cui
vive. Gli scienziati in genere sono bravi a comunicare dentro le au-
le, ma là fuori, nel vasto mondo, possono non ricevere abbastan-
za informazioni di ritorno su quanto i loro messaggi siano chiari
e pertinenti.
Il problema della reazione al messaggio si può affrontare per
via diretta: prima di far partire un messaggio bisogna metterlo alla
prova. Si può imparare molto già chiedendo a qualcuno di legger-
lo e parafrasarlo. Quando hanno chiesto a un gruppo di persone di
riformulare le previsioni del tempo, per esempio, gli studiosi del-
le comunicazioni hanno visto che c’è chi è confuso da un’afferma-
zione come «probabilità di pioggia pari al 70 per cento». Il proble-
ma sono le parole, non i numeri. Vuol dire che pioverà per il 70 per
cento del tempo? Sul 70 per cento della superficie? O che ci sono
70 possibilità su cento che cadano almeno 0,25 millimetri di piog-
gia su una certa stazione meteo? La risposta esatta è l’ultima.
Molti studi hanno trovato che i numeri, come «70 per cento»,
in genere comunicano assai meglio dei «quantificatori verbali»,
come «probabile», «qualche» o «spesso». Un caso classico, relati-
vo agli anni cinquanta, è quello di un rapporto dei servizi di intel-
ligence degli Stati Uniti che diceva: «Un attacco contro la Jugosla-
via nel 1951 deve essere considerato una seria possibilità». Quando
fu chiesto loro quale probabilità avevano in mente, gli analisti che
hanno firmato il documento hanno dato valori che andavano dal
20 all’80 per cento (l’invasione sovietica non ci fu).
A volte le persone, per prendere decisioni, vogliono sape-
re qualcosa di più della probabilità che cada la pioggia o venga la
guerra. Vogliono capire come si è arrivati a quelle probabilità: co-
me funziona la faccenda. Gli studi hanno mostrato che per mol-
ti alcuni aspetti cruciali delle ricerche sul cambiamento climatico
non sono intuitivi; per esempio il fatto che gli scienziati posso-
no bisticciare fra loro ma comunque essere d’accordo sulla mi-
naccia, o perché l’anidride carbonica sia diversa dagli altri agenti
inquinanti (resta più a lungo nell’atmosfera). Se gli scienziati non
spiegano bene come li hanno ottenuti, può capitare che la gente
rifiuti i risultati delle ricerche.
SECONDA LEZIONE. Le persone possono essere d’accordo sui
fatti ma rimanere in disaccordo su come reagire a essi. Una solu-
zione che sembra buona a qualcuno può sembrare iniqua o trop-
po costosa ad altri.
Per esempio, chi è favorevole ai programmi di cattura e seque-
stro dell’anidride carbonica, perché tengono questo gas serra fuo-
ri dall’atmosfera, può essere contrario ad applicarli alle centrali a
carbone perché ne teme una conseguenza indiretta: se il carbone
diventa più pulito la sua estrazione a cielo aperto in forme distrut-
tive potrebbe diventare più accettabile. Chi conosce le finalità del
commercio dei diritti di emissione – incentivare la riduzione delle
emissioni – può comunque pensare che convenga alle banche più
che all’ambiente.
Questi esempi illustrano il motivo per cui in queste situazioni la
comunicazione bidirezionale è così importante. Dobbiamo capire
che cos’hanno in testa gli altri e far sì che si sentano coinvolti nei
processi decisionali. A volte questo tipo di comunicazione rivela
incomprensioni che la ricerca può ridurre. O può trovare soluzio-
ni che accontentano più gente. Un esempio è la carbon tax a im-
patto zero della British Columbia, il cui gettito serve ad abbassa-
re altre tasse, e che ha ottenuto un sostegno politico tanto vasto
Pesticidi
Energia
nucleare
Coloranti
alimentari
Conservanti
alimentari Bombolette
spray
Radiografie
Antibiotici
Contraccettivi
Vaccini
Ferrovie
Elettrodomestici Elettricità
Football
Tagliaerba americano
a motore Biciclette
Bevande
alcoliche
Sci
Nuoto
Alpinismo
Caccia
Fare il vigile del fuoco
poliziottoFare il Motocicli
Fumo
Edilizia Armida fuoco
Aviazione civile
Interventi
chirurgici Sicuramente
fatale,
terrorizzante
Non sicuramente
fatale,
comune
Esposizione involontaria,
poco familiare,
nuovo, potenzialmente
catastrofico
Veicoli stradali
Esposizione
involontaria,
familiare, vecchio,
rischio cronico
Pericoli
e minacce
Il modo in cui la gente vede il rischio di varie attività e tecnologie di-
pende da fattori come la familiarità con essi, la volontarietà o meno
dell’esposizione e la probabilità di conseguenze fatali. Novità, espo-
sizione involontaria e potenziale letalità spingono le persone a consi-
derare più grave un certo rischio, a volte in contrasto con i conti e le
stime degli scienziati. I risultati qui sotto provengono da questiona-
ri somministrati a gente comune e pubblicati inizialmente nel 1978;
l’indagine è poi stata ripetuta più volte, con risultati simili.
da sopravvivere a diversi cambiamenti di governo dal 2008. A vol-
te, ovviamente, una migliore comunicazione bidirezionale mette-
rà in luce disaccordi fondamentali, e in tal caso le scelte si faranno
nei tribunali, nelle piazze e nelle cabine elettorali.
Non c’è solo la scienza
Queste lezioni su come sono comunicati e interpretati i fatti so-
no importanti perché le decisioni legate al clima non sono sempre
basate su quel che dice o mostra la ricerca. Per alcune personele
prove scientifiche o gli impatti economici sono meno importanti
di ciò che le loro decisioni rivelano sulle loro convinzioni. Queste
persone si chiedono in che modo le loro scelte influenzano ciò che
gli altri pensano di loro e ciò che pensano di se stessi.
Per esempio c’è chi non applica i consigli per la conservazio-
ne dell’energia, non perché sia contrario, ma perché non vuole
essere scambiato per un fanatico dell’ecologia. Altri li applicano,
ma più come gesto simbolico che perché siano convinti che fac-