Il Sole 24 Ore Giovedì 12 Settembre 2019 7
Economia
Imprese
Martedì settembre i lettori del
SoleOre troveranno
in allegato al quotidiano uno
speciale di pagine: tendenze,
dati economici e curiosità per
raccontare l’eccellenza italiana
Verso le sfilate
Iniziato il conto
alla rovescia
per la fashion
week di Milano
Allarme dei produttori di auto
sul ritardo dell’infrastruttura di
ricarica per le elettriche: servono
milioni di colonnine in Europa
Antonio Larizza
—a pagina
Produttori Acea
Auto elettrica,
servono
3 milioni
di colonnine
La leadership verde di Gucci:
nel 2020 userà solo rinnovabili
Ogni fornitore è coinvolto
nel risparmio di acqua,
energia, materiali, elettricità
Giulia Crivelli
A
chi crede nella scienza e nel-
la matematica ed è però fa-
cilmente impressionabile,
sconsigliamo di calcolare la
propria impronta ambientale o la
carbon footprint, che misura il contri-
buto di ognuno di noi alle emissioni
di anidride carbonica nella nostra at-
mosfera. A maggior ragione, verreb-
be quasi da dire, lo sconsigliamo a chi
pensa di avere comportamenti soste-
nibili. Come i più diligenti differen-
ziatori di rifiuti, i più attenti ai consu-
mi di elettricità, quelli che spengono
sempre le luci, fanno andare lavatrice
e lavastoviglie solo di notte e che non
hanno esagerato con l’aria condizio-
nata neppure nell’estate più calda
della storia; o ancora, come i più par-
simoniosi consumatori di acqua,
quelli che chiudono il rubinetto men-
tre si lavano i denti e si cronometrano
sotto la doccia per starci lo stretto ne-
cessario. Vedere nero su bianco quale
sia la nostra impronta ambientale
spaventa tutti, perché misura il peso
sul pianeta del nostro stile di vita in
quanto individui e membri di piccole
o grandi comunità e dipendenti di
un’azienda o proprietari di un’attivi-
tà economica.
La terra, in altre parole, non può
esserci lieve, lasciamo tutti impronte
pesantissime. Per questo ogni singo-
la azione e presa di coscienza conta-
no. Ogni buon proposito, tutte le mi-
suredi legge hanno un senso. Un sen-
so e un peso maggiore – questa volta
con un’accezione positiva – se i cam-
biamenti arrivano da grandi aziende,
in grado di fare una differenza grazie
alle loro dimensioni e perché diven-
tano un esempio da seguire o emula-
re. È il caso di Gucci, come spiega
l’amministratore delegato e presi-
dente Marco Bizzarri.
Emissioni zero. Un traguardo
ambizioso: le Nazioni Unite auspi-
cano che, a livello globale, vengano
dimezzate entro il ed eliminate
entro il . Voi dichiarate di avere
già oggi una supply chain carbon
neutral. Come è possibile?
Le emissioni di gas serra non siamo
ancora riusciti ad eliminarle del tut-
to, ma le compensiamo grazie a
quattro importanti progetti della
categoria REDD+, il meccanismo
messo a punto dalla Convenzione
delle Nazioni Unite sui cambiamen-
ti climatici (Unfccc, ndr). Si tratta di
quattro interventi a sostegno della
conservazione delle foreste in tutto
il mondo. Se si tiene conto che il
% delle emissioni della nostra
azienda è riconducibile alla filiera,
o supply chain, si capisce che siamo
a buon punto.
Le riduzioni “dirette” di emissio-
ni a quanto ammontano?
Gucci è stata una delle prime aziende
del lusso ad adottare la certificazio-
ne EP&L, che sta per Environmental
profit and loss: un vero e proprio bi-
lancio che misura profitti e perdite di
uno stakeholder molto speciale,
l’ambiente. L’EP&L ci aiuta a moni-
torare ogni progresso nell’imple-
mentazione della strategia di soste-
nibilità che ci siamo dati per il perio-
do -. Fatta questa precisa-
zione, nel abbiamo raggiunto il
% di utilizzo di energie rinnovabili
ed entro il arriveremo al %.
Questa transizione ci ha permesso di
ridurre le emissioni di CO di quasi
mila tonnellate. Altre . ton-
nellate le abbiamo tagliate imple-
mentando il nostro “strap-less pro-
gram”, che prevede un minore uti-
lizzo di acqua e prodotti chimici nel-
la lavorazione della pelle e la
riduzione delle emissioni di gas ser-
ra nei trasporti.
Quindi avete coinvolto anche
aziende esterne?
Se non lo avessimo fatto e se non pre-
vedessimo di farlo sempre di più, gli
obiettivi che ci poniamo non sareb-
bero realistici. Per quanto riguarda la
lavorazione delle pelle, nel otto
delle concerie con le quali abbiamo
rapporti di collaborazione e fornitura
hanno partecipato allo strap-less
program. In questo modo abbiamo
risparrmiato mila kW di energia,
dieci milioni di litri d’acqua, ton-
nellate di cromo, di altri prodotti
chimici e ridotto di tonnellate gli
scarti della lavorazione della pelle.
Si calcola che l’industria della
moda, a livello globale, sia respon-
sabile del % delle emissioni di gas
serra. Il gruppo Kering, del quale
siete parte, è importante, ma da soli
non potete cambiare le cose.
Certo che no, siamo una goccia nel-
l’oceano. Il che non ci scoraggia, anzi:
è nato proprio da questa esigenza il
Fashion Pact, l’impegno formale a
favore dell’ambiente sottoscritto da
player del settore, tra i quali azien-
de del lusso ma anche colossi come
H&M e Inditex (si veda Il Sole Ore
del agosto). L’idea è stata del pre-
sidente francese Macron, l’impegno
per costruire il Fashion Pact, che spe-
ro si allarghi ad altre aziende e grup-
pi, l’ha messo il ceo e presidente di
Kering François Pinault, i firmatari
hanno aderito con entusiasmo e so-
no tutti disposti a far certificare in
modo indipendente i traguardi che
raggiungeremo singolarmente e co-
me gruppo. Su temi come questi, la
sostenibilità ambientale e quella so-
ciale, non può esserci competizione,
ma sano lavoro di squadra. Sono
convinto che lo spirito di collabora-
zione riservi delle belle sorprese e
che la consapevolezza di lavorare a
un obiettivo che non c’entra con gli
interesse individuali ma con quelli di
una comunità, del pianeta, delle fu-
ture generazioni, possa innescare
solo circoli virtuosi. Dobbiamo cer-
care tutti di tirare fuori le nostre qua-
lità ed energie migliori, come perso-
ne e come aziende. Non ci sono av-
versari in questo gioco, tranne uno,
le emissioni di CO, forte solo se lo
combattiamo in ordine sparso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Al vertice. Marco Bizzarri è presidente e ceo di Gucci; guida la maison con il direttore creativo Alessandro Michele
MICAM
Il Salone delle calzature innova e apre ai giovani
Chiara Beghelli
Una mostra (“It’s Shoe Time”) che ce-
lebra i anni della fiera e nuovi spa-
zi per influencer e «sneaker culture»:
ricorda il passato ma sperimenta il
futuro l’edizione n. del Micam, il
salone internazionale dedicato alle
calzature che aprirà domenica nei
padiglioni di Rho Fiera Milano. Fino
a mercoledì , su un’area di mila
metri quadri, . espositori (di cui
italiani) presenteranno le colle-
zioni per la primavera-estate : la
sfida della esima edizione, la pri-
ma guidata dal nuovo presidente di
Assocalzaturifici, Siro Badon, è con-
ciliare appunto un glorioso passato
con un presente di luci e ombre, ma
che cela opportunità per il futuro. In
questo senso, Micam darà spazio an-
che ai giovani talenti, raccolti anche
nell’area Italian Footwear Startup,
offrendo anche eventi “collaterali”
gourmet e di benessere, e spazi dedi-
cati alle nuove tendenze dell’indu-
stria come l’inedito Players District
(focalizzato sulle calzature per ou-
tdoor e sportive), che ospiterà anche
TheArena con le sue performance ed
eventi sportivi. Infine, una nuova
area sarà dedicata ai top buyer, ispi-
rata alla Cina, Paese dove l’, il nu-
mero dell’edizione, è considerato
uno dei più fortunati.
Molta innovazione, dunque, an-
che per valorizzare e e sostenere uno
dei settori chiave dell’industria della
moda italiana, con , miliardi di
fatturato nel , che dà lavoro a ol-
tre mila persone ed esporta l’%
dei suoi prodotti. Ma che, nonostante
le sue eccellenze, continua purtrop-
po a soffrire, come confermano i dati
elaborati da Confindustria Moda per
il primo semestre : la produzio-
ne è calata del ,% in volume, ma è
salita del % in valore, conseguenza
delle tensioni commerciali interna-
zionali, della Brexit che incombe, del
calo di Paesi importanti come la Cina
e la Germania. Anche la Russia, dopo
una ripresa, è calata del %. Ma ci
sono anche buone notizie: tiene l’Ue
(che copre il % dell’export del cal-
zaturiero), crescono il Nord America
(+,%) e il Far East (+,%), exploit
della Corea del Sud a +,%. Aumen-
ti che hanno contribuito a far salire il
valore complessivo dell’export del-
l’,%, per un totale di un nuovo re-
cord di , miliardi di euro di scarpe
vendute oltre confine, e che porta il
saldo commerciale a +,% per ,
miliardi. Tuttavia, se cresce bene la
produzione delle aziende terziste per
i marchi del lusso (tanto che l’export
verso gli hub logistici tradizionali del
settore, Svizzera e Francia, che da so-
li convogliano un terzo del valore
dell’export, sono aumentati conside-
revolmente), vanno peggio le impre-
se di dimensioni da piccole a medio-
grandi, che sono l’anima dei distretti,
dove l’% delle aziende ha meno di
dipendenti.
Peraltro, se all’estero le vendite
sono positive, i consumi interni se-
gnano l’ennesimo calo: -,% in
quantità e -,% per spesa. Tutte le
tipologie segnano un meno, tranne le
nuove star del settore, le sneaker
(+,% in quantità e +,% in valore).
Si compra e si spende sempre più
online, mentre cala dell’% il canale
del negozio tradizionale.
«Esportiamo calzature con un alto
contenuto di ricerca e di qualità - ha
commentato Badon -, ma abbiamo
avuto una flessione nelle quantità.
Un grido di allarme che voglio lancia-
re è questo, perché meno quantità si-
gnifica anche meno produzione e di-
minuzione di forza lavoro». In effetti
nel primo semestre le imprese sono
calate di unità e la forza lavoro di
, le ore di cassa integrazione au-
torizzate per le imprese sono salite
del ,%, con le Marche a registrare
i dati peggiori. Un portafogli di ordini
«piatto» nel secondo trimestre non
fa presagire importanti riprese entro
la fine dell’anno. Ma la resilienza pas-
sa anche dalle novità di una fiera.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Con espositori apre
domenica a Milano l’evento
di un settore da , miliardi
PANORAMA
Sostenibilità: un bellissimo sostantivo femminile coniato
una sessantina di anni fa, ma entrato nell’uso comune
solo a partire dal , quando si tenne la prima conferen-
za Onu sull’ambiente. Dovettero passare altri anni per-
ché si definisse, nel e sempre a livelli internazionale,
l’obiettivo dello sviluppo sostenibile. Affascinante il signi-
ficato originario: sostenibile sarebbe solo uno sviluppo
«in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni
della generazione presente senza compromettere la pos-
sibilità delle generazioni future di realizzare i propri».
Rispetto alle prime versioni, il concetto di sostenibilità si
è molto evoluto e agli aspetti ecologici si sono aggiunti
quelli economici e sociali.
Sarebbe fin troppo semplice dire che il più attuale, oggi,
è quello legato all’ambiente. Certo, c’è il global warming,
la Siberia, l’Amazzonia, innumerevoli foreste africane e
boschi europei sono in fiamme e gli oceani sono
soffocati dalla plastica. Ma le emergenze sono
anche economiche e sociali (e quindi politiche,
si può aggiungere), come dimostrano i dati sul-
le crescenti disuguaglianze tra continenti e al-
l’interno dei Paesi, Italia compresa.
L’impegno di Prada per la sostenibilità am-
bientale è noto: di recente ha aderito al Fashion
Pact (si veda anche l’interista accanto), proto-
collo a favore del pianeta sottoscritto da lea-
der globale della moda. Ora il gruppo allarga lo
sguardo, anche perché lo sviluppo è sostenibile
solo se tiene conto delle tre componenti che ab-
biamo citato: la terza edizione della conferenza
annuale sui temi della sostenibilità si terrà l’
novembre , a sole due settimane dell’appuntamento
alle Nazioni Unite dove si discuterà di global warming, e
dove interverrà pure Greta Thunberg. Nel si parlò di
Shaping a Creative Future, esplorando le connessioni tra
creatività, sostenibilità e innovazione; nel si passò
a Shaping a Sustainable Digital Future, focalizzandosi sul
rapporto tra innovazione digitale e sostenibilità.
Quest’anno il tema è di respiro ancora più ampio, Sha-
ping a Sustainable Future Society: si parlerà di libertà,
uguaglianza e giustizia nel mondo del lavoro come stru-
menti di sviluppo armonico della società. Centrale il tema
della responsabilità individuale, con il tentativo di capire
come nascono le valutazione etiche che le persone fanno,
siano esse “normali” cittadini o parte della classe dirigen-
te. Tema di strettissima attualità, come dimostra l’annun-
cio fatto poche settimane fa dal Business Roundtable che
riunisce amministratore delegati o presidente di so-
cietà americane quotate, che hanno stilato una nuova
carta etica, che ha come priorità non solo e non tanto pro-
fitti e utili per gli azionisti, ma ambiente e benessere delle
persone, sul luogo di lavoro e nella vita privata.
Il summit del di Prada nasce anche dall’esigenza,
sentita da molte aziende della moda (e non solo) di riflet-
tere sui temi della diversità e dell’inclusione e di delineare
azioni concrete: tutti dovremmo aver capito quali rischi
corrono le aziende e le comunità, locali e globali, se non
affrontano in modo adeguato i temi della discriminazione
e dell’inclusività. Importante sarà l’interazione tra gli spe-
aker e gli studenti: il summit è organizzato con le Schools
of Management di Yale e del Politecnico di Milano e sarà
trasmesso in live streaming su http://www.pradagroup.com.
—G.Cr.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SUMMIT
Prada a New York
per raccontare un nuovo
modello di sviluppo
Platea. Immagine
della seconda
edizione (2018)
della conferenza
ideata da Prada
Il loro successo globale ha dato alle sneaker un ruolo rile-
vante nella ricerca di sostenibilità che sta impegnando
l’industria della moda. È per questo che quello delle «sne-
aker sostenibili» è una nicchia che si sta velocemente
espandendo: lo dimostra il caso di Womsh, marchio fon-
dato nel da Gianni dalla Mora a Vigonza (Pa-
dova). Le sue sneaker sono di pelle certificata, ma
esistono anche in versione vegana, sono prodotte
con il % di energie da fonti rinnovabili, sono
fatte interamente in Italia (anche questa è una
forma di sostenibilità economica e sociale non
meno rilevante di quella ambientale). A fine vita
possono essere riciclate in negozi autorizzati, per
diventare anche pavimenti dei parchi gioco dei
bambini. L’anno scorso Womsh ha fatturato ,
milioni di euro e punta ai entro il , anche
grazie a progetti d’avanguardia come le sneaker
in pelle vegetale (Apple skin) ricavata da scarti
dalla lavorazione delle mele e creato dalla bolza-
nina Frumat Leather. A Mipel Womsh presenta
anche le nuove scarpe “Futura”, dove tutte le parti in tes-
suto sono in Pet riciclato da bottiglie.
—Ch.B.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
INNOVAZIONE
Nelle sneaker Womsh
Pet riciclato e pelle vegetale
Passi «eco».
Le nuove scarpe
Futura di Womsh
con Pet ricavato
da bottiglie
Anticipazione.
Il marchio Woolrich
presenterà a Milano la
collezione donna per la
P-E 2020
+Articoli e gallery sui
protagonisti del sistema moda
http://www.ilsole24ore.com/moda
INTERVISTA
MARCO BIZZARRI, CEO
La supply chain è carbon
neutral: mila le tonnellate
di CO tagliate nel
LEPRE DEL LUSSO
Primo semestre a 4,617 miliardi
La crescita dei ricavi Gucci a cambi
costanti rispetto al primo semestre
2018 è stata del 16%
Tre anni di crescita record
Le vendite dei primi 6 mesi hanno
superato quelle dell’intero 2016
La corsa dell’Asia-Pacifico
L’area è cressciuta del 29%, trainata
da Cina e Corea
Boom delle royalties
Salite del 16%, anche grazie a
profumi e makeup
IL NEO
PRESIDENTE
Siro Badon, eletto
al vertice di
Assocalzaturifici
nel luglio
di quest’anno