Il Sole 24 Ore - 01.09.2019

(Jacob Rumans) #1

Il Sole 24 Ore Domenica 1 Settembre 2019 7


L’inchiesta


Washington contrasta la strategia di Pechino che per avere più peso punta sulle Vie della seta digitali


La sfida è per il primato tecnologico e la sicurezza delle trasmissioni. L’avanzata di Facebook, Google e Amazon


Tra Usa e Cina guerra dei cavi sotto i mari


Vittorio Carlini

U

no scontro di cui si
parla poco. È la batta-
glia economico-indu-
striale (e non solo) tra
Stati Uniti e Cina sul
controllo dei cavi sot-
tomarini per le telecomunicazioni.
Il conflitto, parallelo e intima-
mente connesso a quello ben più no-
to dei dazi commerciali, ha una rile-
vanza fondamentale. Sul fondo di
oceani e mari interni, secondo Tele-
geography, a inizio del  erano in
funzione circa  “submarine ca-
ble” per una lunghezza complessiva
di oltre , milioni di chilometri.
Un’infrastruttura subacquea che,
nel corso di più di un secolo e mezzo
(il primo cavo telegrafico sottomari-
no tra Calais in Francia e la britanni-
ca Dover risale al ), è diventata il
sistema nervoso centrale delle tele-
comunicazioni globali. L’Informa-
tion technology & Innovation fun-
dation (Itif) ricorda come il % del
traffico internazionale di dati e voce
passi, per l’appunto, nelle fibre otti-
che sottomarine. E le previsioni in-
dicano la loro progressiva crescita:
da un lato, dice sempre Itif, tra il 
e il  sono previsti più di  pro-
getti di nuovi cavi; dall’altro, a causa
della domanda di ulteriore capacità
in scia alla digitalizzazione dell’eco-
nomia, il mercato dei “submarine
cable” dovrebbe raggiungere il valo-
re di , miliardi di dollari nel 
(contro i , miliardi del ).

La rotta di collisione
Insomma i numeri spiegano l’asso-
luta centralità dei cavi che fanno
compagnia a pesci e coralli. Una cen-
tralità che, a fronte della progressiva
espansione di progetti e investimen-
ti cinesi, ha contribuito a mandare in
rotta di collisione Washington e Pe-
chino. «La Cina – spiega Alessia
Amighini, codirettore programma
Asia dell’Ispi – già nella prima deca-
de del », tramite il gruppo
Transsion,«ha avviato la penetrazio-
ne e conquista del business della te-
lefonia mobile in Africa». Una strate-
gia forse snobbata dall’Occidente.
«Adesso però, rispetto al tema più
generale dei cavi sottomarini, c’è un
salto di qualità legato soprattutto al
dispiegarsi delle Vie della seta» digi-
tali. «Si tratta di un contesto – fa eco
Alessandro Aresu, direttore scienti-
fico della Scuola di Politiche – in cui,
da una parte, l’incremento della pre-
senza nei “submarine cable” è com-
plementare all’espansione via mare
di Pechino; e che, dall’altra, dà inevi-
tabilmente luogo allo scontro com-
merciale». «Anche perché – aggiun-
ge Carlo Alberto Carnevale Maffè,
docente di strategia aziendale alla
Sda Bocconi – queste vie della seta
sotto il mare hanno una peculiarità».
Vale a dire? «A differenza di quelle
fisiche, le strade digitali possiedono
la memoria, ricordano ciò che tran-
sita in esse. Quindi non è solo impor-
tante construirle ma anche, e soprat-
tutto, gestirle». Fino a qualche tem-
po fa gli utilizzatori dei cavi, giusto o
sbagliato che fosse, «ipotizzavano –
sottolinea Maffè – una certa neutrali-
tà delle connessioni sottomarine per-
ché realizzate essenzialmente da so-
cietà private occidentali soggette alle
regole di mercato. Questa realtà va
mutando e sorgono così i contrasti».
Già, i contrasti. Ma in quali aree ge-
ografiche si combatte la nuova guerra
fredda? «Una zona –risponde Aresu


  • è certamente quella dell’Oceano Pa-
    cifico e del Sudest Asiatico». Proprio
    alcuni giorni fa, secondo il Wsj, il co-
    mitato multi-agenzia guidato dal di-
    partimento della Giustizia statuni-
    tense (Team Telecom) ha espresso un
    parere sfavorevole per bloccare il Pa-
    cific Light Cable Network. Cioè: il ca-
    vo di circa . chilometri, in cui
    sono coinvolti Google, Facebook e un
    partner cinese, e che dovrebbe colle-
    gare direttamente Los Angeles ad
    Hong Kong. La motivazione addotta
    dagli americani è la tutela della sicu-
    rezza nazionale. Nel passato lo stesso
    Team Telecom ha approvato diversi
    cavi sotterranei, sia in collegamento
    diretto con l’Impero di Mezzo sia con
    operatori telecom controllati da Pe-
    chino. Se arrivasse lo stop si tratte-
    rebbe, sottolinea il Wsj, della prima
    volta che la licenza per un “submari-
    ne cable” viene negata con una simile
    motivazione. Il segnale, che oltre alla
    concorrenza sempre più serrata tra i
    diversi attori, lo scontro tra Usa e Cina
    aumenta d’intensità.
    A ben vedere, però,il tema della
    sicurezza nazionale, seppure non
    ufficialmente, aveva già fatto capoli-
    no in un’altra situazione. Nel 
    era stato bloccato un progetto di
    Huawei Marine (il braccio operativo
    nei cavi del colosso tlc cinese, di cui
    la stessa Huawei ha deciso di cedere
    il % alla connazionale Hengtong)
    per un collegamento tra Sydney e le
    Isole Salomone. L’intesa tra il Go-
    verno di quest’ultime e Huawei Ma-
    rine risaliva al . Due anni dopo
    l’esecutivo austrialiano, stanziando
    dei fondi per lo sviluppo delle stesse
    Isole Salomone, di fatto ha fermato
    l’operazione assumendosene gli
    oneri. Ufficialmente il tema della
    “security” non è stato indicato. Tut-
    tavia, sebbene il gruppo cinese si
    fosse dichiarato disponibile a con-
    trolli da parte di terzi su ogni hard-
    ware o software di gestione del
    network, deve ricordarsi che l’Au-
    stralia fa parte dei “Five eyes”. Cioè
    dell’associazione di intelligence sul-
    la sicurezza che comprende anche
    Canada, Gran Bretagna, Nuova Ze-
    landa e soprattutto gli Usa.


La “Pace” cinese
Ma non sono solamente i mari del
Far East. Un progetto da ricordarsi

è il cosiddetto “Peace” (Pakistan &
East Africa connecting Europe). Si
tratta di un cavo, la cui entrata in
funzione è prevista nel , che
coinvolge aziende cinesi tra cui
Huawei Marine ed altre realtà del-
la galassia di Hengton. «In questo
caso – spiega Aresu – siamo di
fronte al pieno dispiegarsi della
completa strategia della via digi-
tale della seta». La fibra parte dal
Pakistan e, dopo vari punti d’ap-
prodo in Kenya, Gibuti ed Egitto,
approda (passando per il Canale di
Suez) a Marsiglia. «I vari landing
point – dice sempre Aresu –, oltre
alle infrastrutture tecnologiche
strettamente legate al cavo, costi-
tuiscono gli avamposti che con-
sentono alla Cina di avviare o con-
solidare le proprie attività com-
merciali, d’investimento ed even-
tualmente militari». «Basta
pensare – riprende Amighini – a
Gibuti. La città è diventata non solo
un hub finanziario, infrastruttura-
le, energetico e commerciale di Pe-
chino. Ma anche una sua importan-
te base militare». A fronte di un si-
mile contesto «si può ben dire che i
confini del bipolarismo tra Usa e Ci-
na sono, e saranno, definiti dal digi-
tale. E sui confini il rischio di con-
flitti è molto alto».

Il Vecchio continente
Fin qui alcune considerazioni su
strategie e dinamiche tra Usa e Cina.
Quale, però, il ruolo dell’Europa?
«Purtroppo – risponde Federico
Protto, ad di Retelit, azienda presen-
te nel consorzio del cavo AAe – ri-
schiamo di non recitare alcuna parte
da protagonisti». Certo, esistono at-
tori rilevanti come «Nokia o la stessa
Prysmian. Tuttavia nei cavi sotto-
marini tre sono i livelli. C’è chi co-
struisce e posa i cavi, chi li accende e
gestisce e, infine, chi fornisce i flussi
d’informazioni che ci passano den-
tro». Di questi il secondo e terzo li-
vello «sono i più strategici. Ebbene:
nel Vecchio continente, estrema-
mente frammentato, non vedo in
questi ultimi due ambiti soggetti re-
almente in grado di contrastare il
passo di americani o cinesi».
In realtà altri sono i protagonisti
sempre più presenti nel business. Si
tratta dei giganti digitali americani.
Amazon, Facebook, Google e Micro-
soft da un po’ di tempo hanno deci-
so, complice anche l’esplosione del
cloud computing, d’investire diret-
tamente nei “submarine cable”.
La “Grande G” ad esempio, che
nel  ha effettuato il primo “tuf-
fo” nelle connessioni sotto il mare,
via via ha aumentato il suo impegno
( cavi, di  dei quali è addirittura
singolo proprietario). Il gruppo di
Zuckeberg e quello di Bezos, invece,
sono presenti rispettivamente in 
e  progetti (Microsoft in ).
Potranno i big tech rappresenta-
re una pattuglia di “incursori” che si
inserisce nel conflitto tra Washin-
gton e Pechino? Gli esperti non sono
così concordi. «Si tratta di pro-
grammi – dice Maffè – con motiva-
zioni essenzialmente economico -
commerciali». Vero, ma «di fronte
al possibile stallo cui potrebbero
andare incontro i cinesi – ribatte
Protto – il loro peso aumenterà». Di
certo, visto anche il rischio di break-
up che corrono in patria, «prove-
ranno a sfruttare il loro impegno
nei cavi come arma negoziale con
Washington», conclude Aresu.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

INFRASTRUTTURE E TELECOMUNICAZIONI


Oltre lo scontro sui dazi


LUNGHEZZA

SEAME WE - 3

I PRIMI QUATTRO CAVI PER LUNGHEZZA


39.000 km


PAESI COINVOLTI
Australia - Arabia Saudita - Belgio - Brunei - Cina - Cipro
Corea del Sud - Djibouti - Egitto - Emirati Arabi Uniti
Francia - Filippine - Germania - Giappone - Grecia
Hong Kong - India - Indonesia - Italia - Malesia
Marocco - Myanmar - Oman - Pakistan - Portogallo
Regno Unito - Singapore - Sri Lanka - Taiwan - Tailandia
Turchia - Vietnam

LUNGHEZZA

EAC-C2C

36.500 km


PAESI COINVOLTI
Cina - Corea del sud - Filippine - Giappone - Hong Kong
Singapore - Taiwan

LUNGHEZZA

SOUTHERN CROSS CABLE NETWORK

30.500 km


PAESI COINVOLTI
Australia - Fiji - Nuova Zelanda - Stati Uniti

LUNGHEZZA

FLAG EUROPE-ASIA

28.000 km


PAESI COINVOLTI
Arabia Saudita - Cina - Corea del Sud - Egitto
Emirati Arabi Uniti - Giappone - Giordania
India - Italia - Malesia - Regno Unito - Spagna
Tailandia

378


IL NUMERO
DI CAVI SOTTOMARINI
IN FUNZIONE

Fonte: Telegeography

Il sistema nervoso delle telecomunicazioni globali

LA CONTROLLATA DI TELECOM ITALIA

Sparkle strategica nelle connessioni internazionali


I cavi sottomarini per le Tlc
parlano italiano. E questo anche
grazie a Sparkle. L’operatore
globale del gruppo Tim, nel ,
ha generato ricavi per , miliardi.
Un giro d’affari che consegue, da
una parte, all’offerta di servizi (dal
cloud e data center fino al roaming
internazionale e le soluzioni per la
sicurezza); e, dall’altra, anche
all’insieme d’infrastrutture fisiche
che possiede (la sua rete in fibra è
di circa . km attraverso
Europa, Africa, Americhe e Asia).

Al di là di questo Sparkle è
presente, per l’appunto, in diversi
“submarine cable”. Tra questi il
consorzio di Sea-Me-We 
(SMW). Si tratta di un cavo lungo
circa . km che collega,
passando per il Mar Rosso, 
Paesi: da Singapore al Pakistan ed
all’Egitto, fino all’Italia e alla
Francia: un link tra i più estesi di
quelli attualmente in attività e di
cui Sparkle ha la gestione. La
società ha un suo importante hub
in Sicilia, un data center neutrale

connesso con  cavi
internazionali. Inutile dire che,
anche grazie alla sua posizione
geografica, l’hub consente a
Sparkle di essere considerata
strategica. Infine, tra i più recenti
sviluppi, c’è l’investimento nel
cavo sottomarino BlueMed.
Attraverserà il Mar Tirreno
collegando il “Sicily Hub” con la
nuova stazione di atterraggio
neutrale di Genova.
—R.Fi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

La costruzione.
Il posizionamento,
da un punto di
approdo
terrestre, di un
cavo sottomarino
per le tlc

AFP

Il consorzio
Un gruppo di società, interessate al traffico in una
certa area, mettono insieme le risorse e poi
condividono la capacità. Si tratta, secondo l’Itif, del
modello di realizzazione dei cavi più diffuso. Negli
ultimi 3 decenni circa il 90% dei “submarine cable” è
stato realizzato da consorzi con esborsi complessi
intorno a 43 miliardi di dollari

Banche di sviluppo
È il caso, ad esempio, della World Bank che in alcuni
casi può finanziarie lo sviluppo di un cavo
sottomarino. Le banche di sviluppo offrono bassi
tassi d’interesse e termini finanziari più flessibili.
Attualmente questi istituti finanziari rappresentano
il 5% del mercato dei cavi sottomarini

Operatori privati
È il terzo modello di finanziamento per la
realizzazione di “submarine cable”. Si concretizza
quando una società privata copre le spese del cavo.
Potrà, poi, utilizzarlo lei stessa o rivenderà la
capacità di trasmissione ad altri. Si tratta di un
sistema che va crescendo negli ultimi tempi

IL FINANZIAMENTO DEI CAVI

I DIVERSI MODELLI

1,
LA LUNGHEZZA
All’inizio
del 2019
i “submarine
cable” in funzione
sono circa 378
Un’infrastruttura
imponente
che è lunga
oltre
1,2 milioni
di chilometri
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