Internazionale - 19.07.2019

(やまだぃちぅ) #1
Pensavamo che avessero la situazione
maggiormente sotto controllo, ma non è
così”. Le irregolarità osservate da Mügge
e Linsi fanno pensare a una pallina che
rimbalza in una stanza dal soffitto basso:
le cifre schizzano da una parte all’altra
senza che s’intraveda alcuna sistematici-
tà, andando ora a vantaggio e ora a svan-
taggio del paese che le ha rilevate. Secon-
do i due studiosi di Amsterdam non c’è
niente che indichi una manipolazione in-
tenzionale. E allora perché ci sono queste
discrepanze?
Nel 1950 Oskar Morgenstern, profes-
sore di economia a Princeton, negli Stati
Uniti, e cofondatore della teoria dei gio-
chi, pubblicò un lungo saggio sull’uso del-
le statistiche economiche. In Über die

2017, due politologi dell’università di Am-
sterdam, nei Paesi Bassi, cominciavano
uno studio partendo da un sospetto. Da-
niel Mügge e Lukas Linsi avevano l’im-
pressione che la più importante raccolta
di dati statistici sul commercio, quella del
Fondo monetario internazionale (Fmi),
fosse piena di errori.


Una pretesa di precisione
L’Fmi raccoglie i flussi commerciali e le
transazioni finanziarie di ogni paese, regi-
strando origine e destinazione. I dati non
sono rilevati direttamente dagli statistici
dell’istituto di Washington, ma si basano
sul materiale fornito dai singoli paesi. I
dati dell’Fmi sono rilevati due volte: quan-
do la merce lascia un paese e quando arri-
va in un altro. Se un’automobile è esporta-
ta dalla Germania negli Stati Uniti, la do-
gana tedesca registra un’esportazione e
quella statunitense un’importazione. Se
tutto combaciasse, alla fine dell’anno nei
libri contabili di entrambi i paesi dovreb-
bero figurare somme molto simili. Gli sta-
tistici parlano di mirror data, dati specula-
ri. Mügge e Linsi, invece, avevano osser-


vato che questi dati erano spesso così di-
scordanti da essere irriconoscibili. I due
studiosi hanno esaminato approfondita-
mente i dati statunitensi anche per il 2014
(quelli a cui si riferiva Wilbur Ross nella
conferenza stampa erano del 2016). Gli
Stati Uniti dichiaravano un deficit com-
merciale di 320 miliardi di dollari negli
scambi con la Cina, ma nelle rilevazioni
cinesi i miliardi erano solo 251. Con il Mes-
sico, invece, secondo le statistiche statu-
nitensi il deficit era di 51 miliardi, mentre
quello che risultava ai messicani ammon-
tava a più del doppio. Infine, per gli Stati
Uniti c’erano 33 miliardi di deficit con il
Canada, mentre secondo i canadesi la ci-
fra andava triplicata.
In proporzione, la differenza tra le sta-
tistiche tedesche (in cui risultano 80 mi-
liardi di dollari di deficit) e quelle statuni-
tensi (72 miliardi di dollari) sembra irriso-
ria. “Sapevamo già che la qualità dei dati è
un problema, ma ci ha sorpreso l’ampiez-
za del fenomeno”, dice Mügge. “E questo
proprio perché abbiamo riscontrato criti-
cità anche per paesi che hanno istituzioni
molto efficienti nella rilevazione dei dati.

Le foto di quest’articolo sono tratte
dalla serie Free shipping, del fotografo
argentino Gustavo Jononovich. Ogni
immagine è il risultato di un collage
di centinaia di scatti satellitari, a cui
sono state aggiunte le foto dei cargo.
In questa pagina, Sault Ste. Marie
Canale, Canada
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